Giuseppino vuotò il socco e svelò i segreti del clan

Giuseppino vuotò il socco e svelò i segreti del clan In Assise i sequestri Ovazza, Blangino, Ruscalla Giuseppino vuotò il socco e svelò i segreti del clan E' stata letta in aula la «confessione» del giovane Facchineri al giudice istruttore - «Ero in balia di mio zio» - Rinvio a lunedì Il processo per i sequestri Ovazza-Blangino-Ruscalla è decollato ieri col gran pavese, ossia con una ricchezza di dichiarazioni accusatorie contro i clan calabro-plemontesi imputati, tali che sembra proprio difficile scalfirne la sostanza, tanto paiono granitiche e compatte. S'è iniziato alla grande, dicevamo: ossia con la lettura della «confessione» di un giovane terrorizzato dalla protervia dei parenti Facchineri: Giuseppino Facchineri classe 1954, assente dall'aula. Il giovane ufficialmente è malato ma in pratica è ben nascosto in qualche segreta parte d'Italia per evitare eventuali «riti punitivi- avendo parlato troppo con il giudice istruttore Maddalena. Si sa che per aver egli compiuto un'azione onesta, automaticamente è tacciato di tradimento da quelli che ora si rodono in galera e dietro le sbarre della prima sezione della corte d'assise intrevedono un futuro nero. E certi tradimenti equivalgono spesso ad una condanna a morte. Si deve proprio all'assente Facchineri se l'indagine sulla anonima del crimine rimasta a lungo in bonaccia cominciò a prendere vento scompigliando l'«o. ganizzazione» calabro-piemontese rinserrata in tranquille roccaforti sparse tra Cittanova, Genova, Martiniana Po e Sommariva Bosco: i luoghi d'origine o di insedimaneto dei vari Facchineri. Guerrisi, Scartò. Racca, Genesio, Beltrando. Facchineri junior comincia a raccontare il 27 gennaio 1977: al giudice fornisce una serie infinita di tasselli che serviranno a puntellare accuse e reati. E' la storia di un ragazzo pulito che, militare a Torino, consuma le licenze in casa dello zio Michele da alcuni mesi trasferitosi a Sommariva Bosco, paese dei Racca. Proprio in casa del pa¬ rente il giovane conosce i Racca, il conterraneo Guerrisi di Cittanova ed altre persone che ora si pentono amaramente di essersi abbandonate alle confidenze in sua presenza. Poi il nipote ospita lo zio a Genova e qui ascolta telefonate in cui si parla di riscatti, sequestri, soldi da cambiare. Ascolta e vede. Vede improvvisamente comparire enormi mazzette da centomila che di tanto in tanto qualcuno si incarica di cambiare a sportelli di banche dove impiegati, sebbene zelanti, non si curano di controllare i numeri dì serie. E ciò a dimostrazione di come a quel tempo non fosse necessario passare la frontiera per riciclare il danaro sporco dei riscatti. Facchineri junior soprattutto ascolta e sente. Tant'è che ad un certo punto lo zio Michele, autoritario e di modi spicci, intuisce e si allarma: il nipote conosce cose compromettenti, bisogna comprometterlo per assicurarsi il suo silenzio e la complicità. L'occasione si presenta quando tra i Facchineri e il Guerrisi tira aria di faida per via di una donna insidiata: Guerrisi, che ha messo gli occhi su una nipote dell'ex amico, tenta di ammazzare l'avversario e questi giura vendetta. Chiama il nipote e gli impone di far fuori il Guerrisi, l'agguato però fallisce e i tentativi proseguono con altri killer (sono questi i reati che hanno portato il processo in un'aula d'assise anziché nella naturale sede di tribunale). Confessa il ragazzo: «Ero in balia dello zio. Se non avessi ubbidito mi avrebbe ucciso-. Logico che, trovandosi davanti al giudice e quindi al sicuro, Facchineri junior abbia vuotato il sacco per liberarsi di un incubo. Da lui vengono le notizie utili sui sequestri Ovazza e Blangino Bosco, da lui il sospetto che Ruscalla sia morto (o l'abbiano ammazzato) proprio dalle parti di Martiniana Po o Sommariva Bosco. Il processo riprenderà lunedì. Pier Paolo Benedetto

Luoghi citati: Cittanova, Genova, Italia, Martiniana Po, Sommariva Bosco, Torino