Caccia alle due brigatiste sfuggite all'arresto mentre si cerca (In Vanchiglia?) la base di Peci

Caccia alle due brigatiste sfuggite all'arresto mentre si cerca (In Vanchiglia?) la base di Peci Le indagini dopo la cattura dei capi Br fra le giostre del Luna park e il fermo di un gregario Caccia alle due brigatiste sfuggite all'arresto mentre si cerca (In Vanchiglia?) la base di Peci Una delle donne è quasi certamente Maria Giovanna Massa, che affittò il covo di corso Lecce, l'altra potrebbe essere la ragazza di Mastropasqua - Un mazzo di chiavi nelle mani dei carabinieri: porterà a un rifugio? - Sempre più stretto il collegamento fra i diversi gruppi dei terroristi - Seguendo Micaletto, si sono trovate prove di viaggi a Roma e a Genova Potrebbe essere a due passi da piazza Vittorio, o comunque nel quartiere Vanchiglia (o Borgo Dora?) il covo-rifugio di Patrizio Peci. Quando i carabinieri lo hanno catturato, lunedi scorso, assieme all'altro brigatista latitante Rocco Micaletto gli hanno trovato in tasca un mazzo di chiavi. Secondo carabinieri e magistratura, se la sera di mercoledì la televisione non avesse dato la notizia dell'operazione in atto da parte degli uomini di Dalla Chiesa, probabilmente gli inquirenti avrebbero scoperto l'alloggio e trovato materiale importante. Forse anche armi munizioni, volantini, piani di altri attentati, più dettagliati degli appunti sequestrati alla coppia di brigatisti. Le indagini dei carabinieri dell'antiterrorismo sono ancora in corso. Due donne legate ai tre catturati (Peci. Micaletto e Filippo Mastropasqua). sono riuscite a fuggire. Una è quasi certamente Maria Giovanna Massa, che aveva affittato il co¬ vo di corso Lecce assieme a Patrizio Peci e che era riuscita ad evitare l'arresto il 15 dicembre scorso. L'altra potrebbe essere la ragazza di Mastropasqua. che frequentava la soffitta di via Borgo Dora 1. a Porta Palazzo. Cosi come sono stati seguiti e fotografati Peci e Micaletto non è da escludere che anche le due ragazze siano state individuate con gli stessi mezzi. L'inchiesta — I magistrati incaricati dal procuratore aggiunto Toninelli hanno già interrogato i brigatisti. Peci e Micaletto hanno replicato con la formula ormai consueta: «Siamo priotonieh politici». Anche Filippo Mastropasqua. sebbene recluta dell'ultima ora. si è subito adeguato all'atteggiamento degli altri: «Non intendo rispondere». A tutti e tre sono stati assegnati avvocati d'ufficio per i processi per direttissima che si celebreranno la prossima settimana. La cattura di Mastropasqua e della coppia Peci-Micaletto è avvenuta in due momenti diversi, quindi le due inchieste sono separate. Per il possesso del materiale documentario trovato nella soffitta di via Borgo Dora 1 dove abitava il Mastropasqua e per i volantini e gli appunti che Peci e Micaletto avevano in tasca la procura farà uno stralcio, inviando gli atti ai giudici istruttori competenti. I volantini — Nel covo di Mastropasqua sono stati sequestrati 250 volantini che rivendicano l'attentato compiuto dalle ..Ronde proletarie di combattimento» il 7 settembre scorso, a Leini (ferimento dell'industriale Pietro Orecchia): un volantino di «Prima linea» sull'assassinio del dirigente dell'«Icmesa». Paoletti. compiuto a Monza il 5 febbraio scorso: un ciclostile e una macchina per scrivere a testina rotante; una fotocopiatrice. Nella borsa che Micaletto aveva con sé. in una busta chiusa, c'erano tredici volantini che rivendicano l'ultimo efferato cri¬ mine delle «Br»: l'assassinio del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Vittorio Bachelet. Peci e Micaletto poi avevano in tasca una serie di appunti su inchieste effettuate o in corso di attuazione da parte dell'organizzazione eversiva. I collegamenti — E' ormai pacifico che le Br da una parte e Prima linea dall'altra, si servono di molteplici sigle per firmare le loro azioni terroristiche. I magistrati torinesi che da anni indagano sul fenomeno eversivo cominciano a intravedere legami fra i «gruppi di fuoco»; quello ad esempio intitolato al brigatista «Romano Tognini» che agisce nella zona tra Milano. Monza e Varese, ha firmato l'assassinio dell'.Icmesa». In quali rapporti era Mastropasqua con questo gruppo? Il possesso del volantino di rivendicazione era casuale? Per «firmare» l'assassinio di Bachelet a Roma, i brigatisti hanno diffuso volantini diversi, subito dopo l'attentato e altri sequestrati al gruppo recentemente catturato a Parma. I volantini che aveva con sé Micaletto fanno parte della prima o della seconda serie? Si sa per certo che il capo della colonna ligure Rocco Micaletto si spostava con facilità da Genova a Torino e a Roma. Peci, dopo essere sfuggito alla cattura a Torino, il 15 dicembre scorso, si era ricreato un rifugio in città ma — a quanto confermano le prime indiscrezioni — aveva partecipato all'agguato teso a Bachelet nell'androne della Facoltà di scienze politiche a Roma. I processi — Micaletto è già stato condannato per partecipazione a banda armata dalla corte d'assise d'appello di Torino (4 anni di reclusione che adesso sconterà). Sarà interrogato dai magistrati genovesi per la serie di crimini che avrebbe commesso in Liguria negli anni della latitanza, dal '74 a oggi: se- questro e pestaggio dell'ingegner Vincenzo Casabona dell'Ansaldo (il brigatista Giuliano Naria che in un primo tempo era stato sospettato di complicità in questa azione, è stato poi prosciolto n.d.r.); il rapimento dell'armatore Pietro Costa (un miliardo di riscatto). Micaletto assieme a Peci è sospettato per la strage di via Fani e per tutti e due è probabile un viaggio a Roma dove saranno interrogati dal procuratore Guasco e dal consigliere istruttore Gallucci. Sempre insieme, i due sono ora indiziati dell'omicidio Bachelet. e anche questa inchiesta finirà a Roma. Peci invece a Torino, è già stato colpito da mandato di cattura assieme al gruppo preso con l'ex capo colonna Giuseppe Mattioli per i due assalti alla caserma Lamarmora. L'imputazione per questa azione terroristica è pesante: la tentata strage comporta la pena dell'ergastolo. Per i delitti comuni (rapine) e le azioni armate compiute tra il 1974 e il 1978 nelle Marche, Peci sarà interrogato anche dai giudici di Ancona. I tre catturati — Anche se diversa è la loro storia individuale, i tre catturati hanno un tratto in comune: tutti hanno partecipato a imprese di delinquenza comune. Rocco Micaletto. figlio di contadini del Leccese, è approdato a Torino entrando in fabbrica alla Fiat Rivalta dove ha abbracciato le tesi eversive. Dopo la militanza con il vecchio gruppo storico delle Br (sequestri Sossi, Amerio e Labate) si è trasferito in Liguria per costituire la colonna genovese e ha partecipato a un rapimento che ha fruttato un miliardo per finanziare la causa dei terroristi. Patrizio Peci, subito dopo l'esordio con assalti armati alla Confapi di Ancona, è passato alle rapine. La cattura di Mastropasqua ha gettato nella disperazione più cupa i familiari (tre sorelle e i genitori). Il padre, anziano contadino, è stato colto ieri da un collasso. Mastropasqua ha esordito come delinquente comune. Ha già scontato quattro anni di carcere per rapine commesse nel Cuneese. Avvicinato dai capi storici delle Br Buonavita e Isa in cella nel carcere speciale di Cuneo, si è politicizzato, mantenendo però i contatti con il mondo della «mala». Non è improbabile che i latitanti Peci e Micaletto contassero proprio su di lui per rifornirsi di armi e munizioni che si trovano a buon prezzo e senza tante domande nella casbah di Porta alazzo. Claudio Cerasuolo Beppe Mintilo