Il governo sollecita più garanzie per il sì al salvataggio Liquigas

Il governo sollecita più garanzie per il sì al salvataggio Liquigas Chiesto alle banche di eliminare alcune situazioni poco chiare Il governo sollecita più garanzie per il sì al salvataggio Liquigas Dovrebbe essere eliminato ogni legame con la Sai e studiato il piano di risanamento della Pozzi-Ginori - Si propone di liquidare le consociate estere -Tempi stretti ROMA — Il salvataggio dell'ex impero di Raffaele Ursini, il gruppo Liquigas si sta trasformando in una patata bollente che rimbalza pericolosamente sulle scrivanie di ministeri e banche. Da una parte il governo, intenzionato a condurre in porto l'operazione ma nella massima trasparenza e nel modo più indolore: dall'altra il consorzio delle banche creditrici che vuole tempo per far fronte alle richieste avanzate nei giorni scorsi dal Comitato tecnico della legge 675. Tra questi due elementi si inserisce la scadenza del 29 febbraio (anche se a questo punto non si esclude un nuovo rinvio), allorché il tribunale di Milano si dovrà pronunciare sulla istanza di fallimento. Una soluzione quest'ultima, che fa gola a molti gruppi che potrebbero aggiudicarsi a prezzi di svendita impianti molto validi. Il Comitato tecnico ha esaminato all'inizio della settimana il piano di risanamento finanziario e gestionale messo a punto dal Servizio Italia della Banca Nazionale del Lavoro e fatto proprio dalle altre otto banche del consorzio dopo oltre un anno di lavoro. Il documento è stato definito «innovativo» in alcuni punti e carente in altri. In sostanza, il Comitato chiede che prima che il Cipi dia il nullaosta al salvataggio, le banche definiscano nei particolari l'operazione. La prima questione irrisolta è costituita dai rapporti tra la Liquigas e la Sai. la società di assicurazione acquistata da Ursini nel '75. che devono essere recisi alla luce del sole La Sai risulta infatti acquirente del 25 per cento delle azioni della Liquigas brasilia na una delle più importanti partecipazioni estere della Liquigas. Risulta altresì che non ha versato il controvalore di 50 milioni di dollari avendo lo trattenuto quale contro-garanzia, di garanzie reali prestate dalla Sai a favore di società del gruppo Liquigas. Insomma un intrico di incastri in fondo al quale potrebbe ritrovarsi lo stesso Ursini. Il Comitato chiede inoltre una definizione concordata con gli altri azionisti e con la Sai per il risanamento del gruppo Pozzi-Ginori (8500 dipendenti): un pre-consuntivo del '79 e un bilancio consolidato del gruppo Liquigas; un quadro riepilogativo dei flussi dei fondi connessi all'attuazione del piano di risanamento: l'alienazione delle partecipazioni estere. Una serie di richieste alle quali le banche non sono intenzionate a sottrarsi ma che fanno notare, necessitano di tempi lunghi per essere realizzate. Al ministero dell'Industria si sottolinea che non si tratta di un ultimatum perché il Consorzio ha avuto tutto il tempo per mettere a fuoco la situazione patrimoniale e gestionale del gruppo Liquigas. Comunque sia le richieste del Comitato della «675» hanno colto di sorpresa i banchieri che si ritroveranno lunedì a discutere sul da farsi insieme con i rappresentanti dell'Eni (cui spetta la gestione manageriale dell'intera operazione). E' probabile che. come prima decisione chiedano un incontro urgente con il ministro dell'Industria Bisaglia. in quanto al momento non escludono che il salvataggio possa andare a monte. Secondo il piano finanziario, il capitale della Liquigas viene azzerato e contemporaneamente riportato a circa 502 miliardi: 353 con conferimenti di crediti da parte dei componenti il Consorzio (le nove banche più l'Eni per i crediti Anic la Bastogi per quelli della Ctip), e 150 miliardi liquidi, di cui ben 138 a cari- co del solo ente petrolifero di Stato. L'aumento di capitale consentirà la ricapitalizzazione delle varie società della nuova holding-Liquigas tra cui quelle che fanno capo alla Liquichimica. Le perdite accumulate pari alla cospicua cifra di 450 miliardi, verranno smaltite con la rinuncia da parte delle banche a una quota dei crediti e agli interessi maturati e. da parte dei fornitori, con il dimezzamento dei loro crediti. La parte manageriale prevede la cessione degli stabilimenti di Tito e Ferrandina (quelli meno appetibili): nuovi investimenti per 107 miliardi negli impianti ritenuti validi: la cessione entro tre mesi delle partecipazioni Liquigas nella Bastogi e nelle Generali: la vendita delle partecipazioni estere. Ma il Comitato tecnico, insediato al ministero dell'Industria non si accontenta di un documento dove esistono ancora larghe smagliature che lasciano in sospeso alcuni aspetti importanti (e che domani potrebbero diventare inquietanti) di un salvataggio che già di per sé costerà un bel pacchetto di miliardi. e. pa.

Persone citate: Anic, Bisaglia, Ferrandina, Raffaele Ursini, Ursini

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma