Ricompare Kossighin, e accusa Carter di minare la distensione di Livio Zanotti

Ricompare Kossighin, e accusa Carter di minare la distensione Il premier aveva avuto un infarto 5 mesi fa Ricompare Kossighin, e accusa Carter di minare la distensione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Smagrito e teso. Kossighin è riapparso ieri sera in pubblico dopo oltre 5 mesi di assenza, per ribadire che l'Unione Sovietica non è disposta a pagare la distensione con la rinuncia ad appoggiare i movimenti di liberazione antimperialisti. Questo vuol dire che i suoi impegni politici e militari restano invariati, dallo Zimbabwe all'Afghanistan. Neppure Suslov. il giorno precedente, era stato cosi reciso nel separare e distinguere il desiderio di dialogo che l'Urss proclama' dalle responsabilità di comprometterlo, tutte attribuite agli Stati Uniti. Tra un richiamo all'inevitabilità della distensione ed uno alla volontà sovietica di difendersi anche con le armi, il premier ha rievocato la versione di Breznev della coesistenza pacifica, che lascia del tutto aperta la competizione ideologica Il ritorno di Kossighin è stato un misto di personale e di politico: in un Bolscioi pieno di corbeilles di garofani e gladioli rossi, il premier ha celebrato il settantaseiesimo compleanno e pronunciato il discorso rituale del candidato alle elezioni di domenica prossima per il Soviet della Repubblica russa. Nell'atmosfera pacata e solenne caratteristica di queste feste sovietiche. Kossighin si è mosso con la consueta distinzione ma con qualche fatica. Poi ha preso posto in un palco d'onore, e dalle quinte è uscito a danzare il corpo del più cele bre teatro russo. Il pubblico, selezionato tra i maggiori apparateiki della capitale ha applaudito, per gli auguri al vecchio leader, usci to da un infarto che ha lascialo il segno; per i canonici evviva al Segretario generale, al partito, alla Repubblica; per i passaggi più esplicitamente polemici del discorso. Kossighin ha parlato con voce piana, evitando qualsiasi enfasi: i capelli ben ordinati, lo sparato bianco sotto l'abito blu di buon taglio, è apparso come un solerte manager che presenta il resoconto di gestione più che come un politico grintoso all'attacco dell'avversario. E' nel suo carattere. Tuttavia ha parlato con insolita durezza, e la parola «distensione», pronunciata con frequenza, non è bastata a correggere l'impressione di fondo. Gli accenni alla situazione dell'economia nazionale non sono stati prevalenti, sebbene illustrati con dovizia di dati. Il concetto è stato che in futuro i sovietici dovranno lavorare con ancor maggior lena che in passato, perché, se molto è stato fatto e non sempre bene, moltissimo resta da fare e con urgenza. L'attenzione del discorso si è concentrata sulla congiuntura internazionale e sulla politica estera sovietica. L'accusa principale rivolta all'Occidente è di aver dato il via ad una nuova tornata della corsa al riarmo: «Non soltanto gli ambienti dirigenti degli Stati Uniti e di certi altri Paesi della Nato non hanno sostenuto le iniziative pacifiche dell'Urss, ina si sono posti sulla strada pericolosa di una maggiore intensificazione dei prepartivi militari». Alla metà della riunione, il passaggio-chiave dell'intervento: «Secondo il vecchio costume le azioni militariste e le altre iniziative ostili si accompagnano con una fragorosa campagna di propaganda circa una pretesa "minaccia sovietica" e i suoi sviluppi in Afghanistan. Questi non sono più dei fatti separati nell'attività degli ambienti reazionari degli Stati Uniti. Questa è la linea politica ben determinata che mira a compromettere la distensione, a provocare delle situazioni di conflitto. E noi possiamo soltanto trarre le nostre conclusioni per l'attività pratica. Tenendo conto della situazione, noi stiayno accordando un'attenzione affatto adeguata ai problemi della capacità difensiva del Paese e nessuno deve dubitare che l'Unione Sovietica non tollererà una perturbazione dell'equilibrio di forze /ornatosi nel mondo, che vada a pregiudicare la sua sicurezza». Livio Zanotti

Persone citate: Breznev, Kossighin

Luoghi citati: Afghanistan, Mosca, Stati Uniti, Unione Sovietica, Urss