La strage di Alessandria trent'anni al superstite

La strage di Alessandria trent'anni al superstite Rievocata in appello la sanguinosa sommossa del 1974 La strage di Alessandria trent'anni al superstite Everardo Levrero, in primo grado, era stato condannato a 26 anni - Il pg, l'altro giorno, aveva chiesto la pena dell'ergastolo GENOVA — Everardo Levrero, genovese, l'unico sopravvissuto alla strage del 10 maggio 1974 nel carcere di Alessandria (furono uccisi due detenuti e cinque ostaggi), è stato condannato ieri sera dalla Corte di Assise d'Appello di Genova a 30 anni di reclusione. In primo grado, sempre a Genova, il 17 febbraio 1978 gli erano stati inflitti 26 anni. Il procuratore generale, Jommi, aveva chiesto per Levrero l'ergastolo. La sentenza s'è avuta alle 18.30. dopo tre ore e mezzo di camera di consiglio. Dal breve dispositivo s'è capito che la Corte ha confermato, nella forma e nella sostanza, la sentenza di primo grado, aumentando la pena di quattro anni. Si è trattato di una più severa applicazione della legge: in pratica, alcuni articoli del codice penale sono stati interpretati in termini restrittivi. Molti aspetti del verdetto saranno comunque chiariti quando verrà depositata, nelle prossime settimane, la motivazione della sentenza. Pur non accogliendo l'ergastolo proposto dal Procuratore Generale, la Corte ha fatto sostanzialmente proprie le sue argomentazioni. L'accusa aveva sostenuto che. nel caso di Levrero, non erano applicabili né le attenuanti generiche, né le specifiche. Levrero aveva agito con piena responsabilità ed era egualmente colpevole come i due detenuti (Di Bona e Concu) poi rimasti uccisi nella sparatoria con i carabinieri. La difesa aveva opposto a queste argomentazioni che Levrero, armato di solo coltello e aggregato al tentativo di evasione all'ultimo momento, non aveva alcuna intenzione di versare sangue innocente. Infatti non aveva ucciso. Voleva solo fuggire dalla prigione: si sarebbe trovato, sempre secondo la. difesa, in una vicenda più grande di lui. non voluta e non determinata. I difensori puntavano addirittura ad una riduzione della pena (si sperava di scendere a 18 anni di reclusione), tenendo conto del fatto che la stessa azione coordinata dall'allora Procuratore Generale della Corte d'Appello di Torino, Reviglio Della Veneria, e dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che comandava i carabinieri, era stata giudicata da molti «avventata e temeraria», p. 1.

Luoghi citati: Alessandria, Genova, Torino