Se l'avanguardia è femmina di R. Angelo Dragone

Se l'avanguardia è femmina Mostra internazionale d'arte a Palazzo Reale di Milano Se l'avanguardia è femmina La rassegna presenta quattrocento opere di 111 artiste e un'ampia scelta di documenti - Mette in luce il ruolo, anche di primo piano, svolto da molte di loro nelle avanguardie storiche, dal Blaue Reiter al Surrealismo MILANO — Poteva sembrare curiosa la proposta fatta al Comune di Milano da Lea Vergine, una delle più note studiose d'arte contemporanea, di patrocinare una mostra dove l'arte, anzi l'avanguardia, fosse declinata soltanto al femminile. Nessun dubbio che anche in questo campo le donne abbiano "titoli propri di valore indiscutibile» : lo si diceva già nel 1910. nel catalogo della prima Esposizione internazionale femminile, ordinata a Torino dalla rivista «La Donna». Ma proprio per questo — anche a non tener conto dei non incoraggianti esempi di Washington e di Berlino (1977) — non sembrava avesse molto senso dividere ancora gli artisti in maschi e femmine. E senza troppi complimenti, all'amica Lea. l'ha scritto Dorothea Tanning. la surrealista americana, moglie nel '46 di Max Ernst (che per lei aveva lasciato Peggy Guggenheim). rifiutando di partecipare ad una mostra che si fosse occupata soltanto «della metà degli esseri (le donne) escludendol'altra metà (gli uomini)». Ma la Tanning è stata l'unica a sottrarsi all'invito. E la mostra curata da Lea Vergine, inaugurata l'altra sera a Milano in Palazzo Reale, con circa quattrocento opere di centoundici artiste e un'ampia scelta di documenti, mette in luce il ruolo, anche di primo piano, svolto da molte di loro, nei movimenti delle avanguardie storiche, dal Blaue Reiter al Surrealismo offrendo un notevole contributo alla riscoperta d'un vasto settore del patrimonio culturale contemporaneo: quasi che per molte, troppe, di queste donne, protagoniste di tante pagine di viva cronaca artistica, ci fosse stato posto semmai in qualche leggenda, ma non nella «storia», come tanti dei dipinti o delle sculture esposte avrebbero fatto loro meritare. Esse costituiscono dunque l'altra faccia dell'avanguardia. E son tra loro Gabriele Munter, Alice Bailly e Marcelle Cahn, la Clausen, Benedetta (Marinetti) e Regina. Nadezna Udalzova. Suzanne Duchamp con Lea Grundig. Janne Mammen e Antonietta Raphael, ed ancora Marianne Brandt e Meret Oppenheim. Frida Kahlo con la Carrington e Sophie Taeuber Arp. Marthe Donas. con Edita Broglio e Marie Vassulieff. Katharina Nash Rhoades e Anne Béothy-Steiner. la Toyen e Valentine de SaintPoint; tra le italiane, inoltre. Carol Rama, la Badiali e Bice Lazzari, Maria Morino Savinio. l'Accardi. L'altra metà, dell'avanguardia, come tra malizia e ironia suggerisce appunto il titolo dell'esposizione milanese. Furono infatti anche compagne, spose, sorelle che accanto agli uomini hanno vis¬ suto un pionierismo culturale nel quale portavano un'originale inventiva e genialità, rivelandosi magari eccentriche, disobbedienti quanto a volte richiede l'audacia, e temperamenti non comuni, generose spesso al punto da rinunciare a se stesse e da autoemarginarsi in favore dei loro compagni. Alcune non ebbero che brevi periodi di attività e come per Erma Bossi non se ne sa molto: a volte non si è neppur certi dei nomi e dei dati anagrafici. Pochi anni dura l'exploit di Deiva De Angelis di Gubbio che. dopo aver fatto la modella a Roma, si dedica alla pittura ed è brava, fin troppo per i suoi amici pittori che. ribattezzatala «Sataniva de Diavolis». concludono con un «Per Dio! Comincia a far paura anche a noi!». Uno dei meriti della mostra è proprio quello di aver saputo trarre dall'ombra anche queste figure quasi dimenticate e di averle fatte rivivere quali furono. La mostra, come il suo libro-catalogo edito da Mazzotta (Milano), si sviluppa secondo un itinerario cronologico, articolato per tendenze, cui giova il lineare allestimento curato da Achille Castiglioni. ih collaborazione con Grazia Varisco. che ha consentito a Lea Vergine di arricchire, e spesso di colmare, pagine e pagine d'una storiografia tradizionale che mai come oggi è apparsa incomprensibilmente lacunosa. I vari movimenti in cui si sono manifestate le avanguardie storiche ci sono tutti: Blaue Reiter. Valori plastici Antinovecento. Cubismo Postcubismo. Futurismo Cubofuturismo - Suprematismo. Vorticismo. Le Circle et Carré. Dadaismo. Bauhaus. Astrattismo. Nuova Oggettività. Surrealismo. Ed è la storia stessa del rinnovamento delle arti figurative maturato nel trentennio fra il 1910 e il '40 ed interpretato, questa volta, dalle donne: che non furono quindi poche né mancarono di lasciare tracce notevoli del loro lavoro. Si pensi al folto gruppo delle Futuriste: dalle italiane, tra le quali sono ancora da ricordare Rosa Rosa e Giannina Sensi, a Valentine de Saint-Point. la francese che dopo il manifesto della ..Donna Futurista» firmò (1913) quello della ..Lussuria» intendendola come «una forza» di cui bisogna fare «un'opera d'arte». Ma vi sono poi le russe, dalla Stepanova alla Goncarova. e la boema Zatkova. autrice di uno straordinario collage che nel 1918 anticipava le poetiche cinetiche. Non meno numerose furono le esponenti dell'Astrattismo con la Taeuber Arp. la Nicholson. Vieira da Silva, la Waldberg. la limpida Badiali e Marlow Moss che fu in corrispondenza con Mondiali. « . r. Angelo Dragone i Viliff 19134 «Femmes aux bas noir». olio di Marie Vassilieff ( 1913-14)

Luoghi citati: Berlino, Comune Di Milano, Gubbio, Milano, Roma, Torino, Washington