Indagine Procura-Caltagirone rinviata dalla magistratura

Indagine Procura-Caltagirone rinviata dalla magistratura Il Csm la fa slittare di una settimana Indagine Procura-Caltagirone rinviata dalla magistratura DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — L'indagine del Consiglio superiore sulla situazione della Procura di Roma viene rimandata di una settimana: la decisione è stata presa ieri dalla prima commissione, anche in conseguenza dello slittamento nel calendario dei lavori seguito all'omicidio di Vittorio Bachelet ed all'elezione del nuovo vice presidente. Probabilmente il rinvio servirà ai componenti la prima commissione anche per approfondire le possibilità di un intervento che finora ha avuto poche occasioni di manifestarsi. Il Csm sta studiando l'opportunità di far ricorso ad una norma finora applicata in rarissimi casi: quella che prevede il trasferimento di un magistrato quando allo svolgimento del suo lavoro si oppongono, anche senza colpa del giudice, gravi ostacoli. Si tratta dell'articolo 2 della «legge delle guarentigie», e ia norma prevede il caso della cosiddetta «incompatibilità incolpevole». In pratica, i magistrati possono essere trasferiti ad altra sede o destinati ad altre funzioni «quando, per qualsiasi causa anche indipendente da loro colpa, non possano, nella sede che occupano, amministrare giustizia nelle condizioni richieste dal prestigio dell'ordinamento giudiziario». Questa norma consente di ottenere il trasferimento con un semplice provvedimento amministrativo: senza cioè provocare l'intervento del ministro di Grazia e Giustizia o del procuratore generale della Cassazione, titolari dell'azione penale contro magistrati in servizio. I limiti della norma, e soprattutto l'opportunità di applicarla in una situazione come quella della Procura di Roma, sono stati discussi a lungo nei giorni scorsi dal Csm. Per i giudici coinvolti nelle polemiche sulla gestione dell'ultima inchiesta Caltagirone. potrebbe rivelarsi una soluzione meno dolorosa delle altre. Sulla necessità di un intervento che faccia chiarezza nella Procura, infatti, il gruppo di sostituti che già si era rivolto con una lettera al Consiglio superiore non ha cambiato orientamento. Gli ultimi incontri fra i giovani giudici e il responsabile dell'ufficio Giovanni De Matteo, sono serviti soltanto a sancire una spaccatura già emersa in modo piuttosto chiaro. Al centro delle polemiche, il sostituto Maurizio Pierro e la sua gestione dell'inchiesta penale sul fallimento di 29 società dei Caltagirone. Indirettamente, ieri il Consiglio superiore è stato al centro anche di altre iniziative. Ci riferiamo alle denunce presentate dal senatore Claudio Vitalone contro due giornali, che avevano pubblicato — traendolo dagli archivi del Csm — un documento sulle discusse attività di Vitalone negli anni della sua permanenza in magistratura. Delle denunce, che riguardano «L'Espresso» e «il Manifesto» — i cui direttori sono stati indiziati di reato — si occupa da alcuni giorni il sostituto procuratore Giancarlo Armati, l'altro ieri aveva già ascoltato per circa due ore il segretario generale del Csm. Paolo Maria Tonini. Ieri è stato il turno di altri sei componenti del personale di segreteria. Nessuna indiscrezione è emersa sul contenuto delle deposizioni. L'indagine del dottor Armati punta a stabilire attraverso quali canali il documento («riservato», anche se contenente rilievi già noti nella sostanza) sia potuto uscire dagli archivi del Consiglio superiore della magistratura per giungere fino alla redazione dei settimanale.

Persone citate: Claudio Vitalone, Giancarlo Armati, Giovanni De Matteo, Maria Tonini, Maurizio Pierro, Vitalone, Vittorio Bachelet

Luoghi citati: Caltagirone, Roma