Un bacio di Fanfani a Piccoli segnò l'alleanza, l'investitura di Alberto Rapisarda

Un bacio di Fanfani a Piccoli segnò l'alleanza, l'investitura Dopo il discorso del presidente del partito e capo doroteo Un bacio di Fanfani a Piccoli segnò l'alleanza, l'investitura Come si è formata un'«invencible armada» che può raccogliere il 57 per cento dei voti - Forlani ha dovuto cedere - Soddisfazione nell'ala craxiana del psi ROMA — Un bacio ha capovolto la conclusione del Congresso democristiano. Il capo doroteo Piccoli, concluso il suo discorso che aveva lasciato scontenti gli uomini del gruppo Zaccagnini-Andreotti. si era appena ritirato nel suo studio quando è stato raggiunto da Amintore Fanfani. Senza dire una parola, il presidente del Senato gli ha dato un bacio sulla fronte e lo ha abbracciato. Un gesto che ha voluto avere un significato di una investitura: voleva dire tu sarai il segretario della de con il mio appoggio. Era martedì sera e l'operazione che si sarebbe conclusa nella notte di ieri con la clamorosa sconfitta del gruppo Zaccagnini-Andreotti era stata impostata. Per tutta la notte proseguivano incontri e colloqui per portare a compimento il piano escogitato dall'anziano senatore per capovolgere le sorti del Congresso. Si trattava di trovare una maggioranza più forte del 43 per cento di Zac-Andreotti. La possibilità di vincere era offerta dalla rigidità con la quale il gruppo zaccagniniano reagiva a quanti chiedevano di trovare un accordo sul documento finale. Sicuri che gli eterogenei avversari non avrebbero saputo coalizzarsi, gli zaccagniniani più duri (Pisanu. e anche Bodrato in questa occa- sione) avevano condotto la trattativa nei termini di «prendere o lasciare». O approvate la relazione di Zaccagnini integralmente, e quindi la sua apertura al pei. oppure rimanete fuori. Era un aut-aut che i dorotei non si sentivano di accettare. Diventavano così più disponi- i e e e a u bili ad ascoltare l'altro fronte. «/Voi avremmo preferito stare con loro — ci confidava il doroteo Tesini — ma in pratica ci hanno respinto. Non hanno voluto essere maggioranza e ora saranno minoranza». Nella notte di martedì, nello studio di Piccoli, dopo Fanfani s'incontravano con il presidente della de Bisaglia. Gava. Donat-Cattin. Colombo. Rumor e poi si aggregava alla compagnia anche Forlani. Veniva deciso che Donat-Cattin doveva lanciare l'iniziativa. Ieri mattina, mentre Fanfani parlava ai congressisti. Donat-Cattin scriveva il «preambolo» che nel primo pomeriggio è stato reso noto ai congressisti, allo scopo di trovare un ampio accordo fra tutte le correnti. In sintesi, due sono i cardini politici del documento (ispirato al discorso di Piccoli) ed entrambi erano di segno opposto alla politica enunciata da Zaccagnini: 1) invece dell'attenzione verso il pei. si affermava la necessità di validi accordi con i partiti laici e i socialisti: 2) si escludeva poi ogni possibilità di «corresponsabilità di gestione» del governo assieme al pei. pur confermando la linea del cosiddetto confronto. Il documento veniva accettato dai dorotei. dal gruppo Donat-Cattin - Colombo Rumor (definito ironicamente dai congressisti «le sorelle Bandiera»), da «Proposta», dai fanfaniani e dagli amici di Prandini. Si formava una «invencible armada» che poteva raccogliere il 57 per cento dei voti congressuali per schiacciare il 43 per cento degli zaccagniniani. All'offerta di sottoscrivere anche loro il documento, i fedelissimi di Zaccagnini rispondevano sdegnosamente: «Ci sarà una maggioranza e una minoranza. E noi andremo in minoranza. Moro ci è stato per molto tempo e con il solo otto per cento. Non si può cambiare un documento politico sejiza stravolgere la politica che esso enuncia». Ma nel gruppo Zaccagnini serpeggiavano però dei dubbi sulla capacità di fronteggiare compatti la sfida di Fanfani. Si apprendeva che Gullotti aveva avuto un lungo colloquio con Piccoli. «Andreotti che farà?», si domandavano. Circolavano voci anche su perplessità del fronte avverso. Nella «grande alleanza». Forlani. che aveva potuto sperare fino a martedì di diventare segretario, si agitava come fosse in trappola. Fanfani, il suo antico protettore, lo aveva abbandonato per appoggiare la segreteria del doroteo Piccoli pur di vedere la sconfitta degli zaccagniniani. Ma alla fine anche il riottoso Forlani doveva cedere perché non aveva altra scelta. Il voltafaccia del Congresso veniva accolto con entusiasmo dall'ala craxiana del psi. Nei giorni precedenti erano corse voci di terribili sfuriate del segretario socialista contro i democristiani, accusati di voler scavalcare i socialisti per parlare unicamente con il pei. Ora torna ad essere possibile un governo guidato da un socialista o da un laico. Alberto Rapisarda

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