Dalle scuderie di una villa del Canavese si ricavano celle per i seguaci di Lefebvre di Claudio Giacchino

Dalle scuderie di una villa del Canavese si ricavano celle per i seguaci di Lefebvre Il vescovo tradizionalista si insedia sulle colline di Montalenghe Dalle scuderie di una villa del Canavese si ricavano celle per i seguaci di Lefebvre DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE IVREA — Marcel Lefebvre, il monsignore sospeso «a divinis» da papa Paolo VI, predica nel Canavesano: a Montalenghe. un quieto paesino di neppure mille anime, abbarbicato su una collinetta ad una quindicina di chilometri da Ivrea, è sorto un avamposto della chiesa tradizionalista ispirata dal vescovo ribelle. La multinazionale veterocattolica capeggiata da Lefebvre ha acquistato dai Salesiani una villa e la sta riattando per trasformarla in una casa di esercizi spirituali. «Ma il vero obiettivo del monsignore di Econe — dicono i bene informati — é quello di creare a Montalenghe un seminario: cosi, proprio nella diocesi di Luigi Bettazzi, presidente internazionale della "Pax Christi", uno dei vescovi più attivi dell'ala novatrice, si anniderà lo spirito della Controriforma, verrà insegnato l'ultratradizionalismo, assur¬ do ed anacronistico, di Lefebvre». I seguaci del vescovo che è incorso nei fulmini del Vaticano sono approdati nel Canavesano alla fine del '77: in silenzio, con discrezione e riservatezza assolute, si sono installati nella magnifica tenuta (villa signorile, scuderie, frutteto e diversi ettari di terra) di proprietà dei Salesiani. «Per ottenerla —afferma don Saverio Pechenino, parroco di Montalenghe e responsabile anche della vicina parrocchia di Bessolo —hanno sborsato 300 inilioni. Sono riusciti a comperarla grazie ai buoni uffici di un consulente ìminobiliare di Torino, convinto lefebvriano. Forse i Salesiani hanno venduto senza sapere chi era il t'ero acquirente, chi si nascondeva dietro la società di comodo costituita per condurre in porto l'affare». Pare infatti che la scelta di Montalenghe sia stata di ripiego: il monsignore di Econe aveva messo gli occhi su una casa di S. Giorgio Canavese, che appartiene agli Oblati di Maria Immacolata, la trattativa era sfumata appena era saltato fuori il nome del vescovo ribelle. Il quartier generale di Lefebvre sorge in via Mazzini 19, nella parte alta del paesino, vi si accede attraverso un portone rosso con due semplici scritte: «Custode» e «Istituto». Nessun accenno al vero nome della casa, «Istituto S. Carlo Borromeo», denominazione nuova imposta dai sopraggiunti padroni, giacché la tenuta si chiamava «Istituto don Bosco». Da quando sono giunti i lefebvriani nella casa, che gli abitanti di Montalenghe gratificano dell'appellativo di «Castello» perché fino a prima della guerra era abitata dai conti Gromis. fervono i lavori. «E' un continuo via vai di macchine con targhe svizzere, di muratori e architetti — dicono in paese — e stanno cambiando tutto all'interno». Vi stanno costruendo 40 camerette; al sindaco di Montalenghe il comunista Audero, è stata chiesta l'autorizzazio ne per trasformare iì teatro e le stalle in un corpo unico di cellette. Ufficialmente la te nuta dovrebbe diventare entro quest'estate una casa di esercizi spirituali; a Montalenghe assicurano che ospiterà invece il primo seminario della fazione lefebvriana in Italia. «Ho parlato con don Tarn, un diacono valtellinese che sarà i! responsabile dell'ex proprietà dei Salesiani — afferma don Saverio Pechenino — mi ha detto che gli operai hanno quasi finito di preparare le stanze per i professori. Una frase che la dice lunga, i professori ai quali ha accennato don Tarn saranno quasi sicuramente gli insegnanti del seminario». Impossibile avere conferme alivistituto»; c'è soltanto il guardiano, sostiene: «Non so nulla; i lavori procedono, ignoro però per che cosa sarà destinata la casa. Penso comunque che servirà per gli esercizi spirituali». Al nome di Lefebvre cade dalle nuvole, dice: «Non so se è lui il proprietario, mai visto il vescovo qui. Io sono a Montalenghe da due settimane soltanto». Il monsignore però nei Canavesano è già di casa, è stato visto parecchie volte in paese. L'ultima, poco prima di Natale. «Si è trattenuto otto giorni, dal 15 al 23 dicembre, era accompagnatoda una quarantina di giovani» ricorda don Saverio. Altri l'hanno incontrato sovente a S. Giorgio: il prossimo soggiorno del vescovo tradizionalista sarebbe già stato fissato per la settimana Santa. L'arrivo silenzioso e cauto dei lefebvriani non ha suscitato echi particolari, solo un po' di curiosità e stupore nel vedere ricomparire fugacemente le vecchie nere tonache svolazzanti. Claudio Giacchino