De Matteo sul caso Caltagirone « Soltanto errori in buona fede »

De Matteo sul caso Caltagirone « Soltanto errori in buona fede » Oggi interviene il Consiglio superiore della magistratura De Matteo sul caso Caltagirone « Soltanto errori in buona fede » Il procuratore capo di Roma ha accolto parzialmente le richieste dei sostituti sui criteri di assegnazione dei processi - Nella riunione di ieri si è parlato anche della sicurezza dei giudici ROMA — I giudici della Procura restano divisi anche alla vigilia della riunione nella quale il Consiglio superiore della magistratura deciderà le iniziative da adottare sul caso Caltagirone. La riunione tra il procuratore De Matteo e i sostituti che avevano sollecitato chiarimenti sulla gestione delle inchieste che riguardano i tre costruttori si è conclusa infatti ieri senza risultati apprezzabili. Qualcosa il procuratore capo ha concesso, quanto meno sotto il profilo dell'automaticità dell'assegnazione delle indagini più «scottanti», ma nella sostanza nulla è cambiato. Un documento di solidarietà a De Matteo, preparato dal p.m. Nicolò Amato, ha ricevuto pochissime adesioni ed è stato ritirato. La necessità di fare chiarezza, già apertamente prospettata dai giovani magistrati della Procura, resta insomma più viva che mai. L'incontro si era iniziato intorno alle 12,30 in un clima piuttosto animato. Nella mattinata era circolata la voce che De Matteo sarebbe stato pronto ad accogliere gran parte delle richieste che gli erano state avanzate. Invece il discorso con cui il procuratore capo ha impegnato la prima mezz'ora della riunione è consistito in una radiografia delle disavventure giudiziarie di Gaetano, Francesco e Camillo Caltagirone. Il procuratore ha elencato i procedimenti che vedono coinvolti i costruttori (in tutto diciannove), ha fatto un quadro dei giudici che se ne sono occupati e che li proseguiranno, ha ammesso che in qualche caso possono essere stati compiuti degli errori, «anche se certamente si è trattato di errori in buonafede-. In questa fase, Maurizio Pierro, il sostituto che per l'ultima inchiesta Caltagirone è stato aspramente criticato dai suoi colleghi, è intervenuto più volte per puntualizzare la sua posizione e spiegare le sue scelte. Il discorso però è stato interrotto dallo stesso De Matteo: la sede per un esame approfondito del lavoro del dottor Pierro non era quella. De Matteo ha ricordato che questa mattina l'ufficio di presidenza del Consiglio superiore si riunisce per affrontare proprio quel tema, e ha rimandato ogni ulteriore dibattito. Fra le richieste che i sostituti avevano rivolto al capo della Procura c'era quella di istituire un criterio automatico di assegnazione dei processi. L'obiettivo era, e rimane, quello di evitare che le inchieste più delicate vengano delegate dal procuratore solo ad un gruppo di sostituti «fidati», con risultati intuibili sul piano della credibilità dell'intero ufficio. La richiesta ieri è stata accolta, anche se solo in parte. Per fornire una prova di buona volontà, De Matteo aveva proposto di affiancare nell'in- chiesta Eni un altro sostituto al dottor Orazio Savia. Ma i consensi sono stati pochissimi: il problema non era quello di sdoppiare inchieste che già vengono condotte con il massimo rigore, ma di istituire un criterio di assegnazione generale, che partisse dalla suddivisione dei sostituti in gruppi dotati di precise specializzazioni. La questione comunque sarà riaffrontata molto presto. L'incontro si è concluso — anche questa volta, però, senza risultati di rilievo — sul tema della sicurezza dei giudici della Procura. Col volantino che ha rivendicato l'assassinio di Vittorio Bachelet, le Brigate rosse hanno lanciato una chiara minaccia contro i componenti l'ufficio, dove «al personale legato alla de, da sempre invischiato ai maneggi di potere», sarebbe stato af fiancato «un personale giovane e ambizioso, perfettamente funzionale alle esigenze dello Stato imperialista delle multinazionali». I sostituti hanno chiesto di essere protetti, e almeno su questo punto il procuratore si è mostrato d'accordo. Purtroppo, sul piano pratico, difficilmente i magistrati potranno ricevere tutte le garanzie necessarie. La Procura dovrebbe poter contare, attraverso il nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri, su un maggior numero di auto blindate, ma per soddisfare una richiesta del genere occorreranno dei mesi. L'unica soluzione praticabile sarà quella di rinforzare i servizi di 'scorta. g. z.

Luoghi citati: Caltagirone, Roma