Indira Gandhi fa esautorare l'opposizione in nove Stati

Indira Gandhi fa esautorare l'opposizione in nove Stati Sciolte le Assemblee dominate dal Janata Indira Gandhi fa esautorare l'opposizione in nove Stati In vigore la «President's Rule» - Lo stesso fece Desai nel 1977 con gli Stati a maggioranza del Congresso - Accuse di «dittatura» NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE NEW DELHI — Domenica su richiesta del governo centrale, il presidente della Repubblica indiana. Reddy. ha deciso di sciogliere le Assemblee di nove dei 22 Stati dell'Unione: Uttar Pradesh. Bihar. Rajasthan, Madhya Pradesh, Punjab, Gujrat, Orissa. Maharashtra e Tamil Nadu. In questi Stati è stata immediatamente applicata la President's Rule. il che significa che il Presidente della Repubblica vi ha assunto il potere esecutivo, trasferendo al Parlamento centrale il potere legislativo e l'amministrazione al governatore. La notizia è stata data dopo che il ministro dell'Interno aveva informato Reddy della decisione del governo — convocato d'urgenza — di dissolvere le Assemblee degli Stati nei quali i partiti d'opposizione erano al potere. Il governo di Indirà Gandhi ha ritenuto che queste Assemblee non riflettessero più la volontà di un elettorato che si era pronunciato a grande maggioranza per il partito del Congresso alle elezioni di gennaio. Quando. 5 settimane fa, la signora Gandhi assunse le sue funzioni di premier, la sua formazione politica controllava un solo Stato, l'Andhra Pradesh. Poi. con le defezioni (una delle «calamità» della politica indiana) tre Stati — il Karnataka. lo Haryana, e, recentemente, l'Himachal Pradesh —erano passati dalla parte dei vincitori. Restano ora soltanto tre Stati in mano all'opposizione di sinistra. Il Kerala, il Bengala Occidentale e il Tripura. E' un atteggiamento analogo a quello adottato nel 1977 dal Janata. che. dopo aver sconfitto duramente Indirà Gandhi, aveva sciolto le Assemblee di nove Stati dominati dal Congresso. Sei di questi Stati avevano contestato la costituzionalità dello scioglimento, e chiesto alla Corte Suprema di pronunciarsi. All'unanimità, la Corte aveva respinto la richiesta: uno dei giudici aveva osservato che «mai nella storia del nostro Paese l'elettorato ha dato un verdetto cosi chiaro ed un voto di sfiducia tanto massiccio al partito al potere». Queste parole sono ora riprese quasi alla lettera dai «disciolti» del 1977: ma l'opposizione fa osservare che le Assemblee sciolte due anni fa avevano ampiamente espletato il loro mandato di cinque anni (prolungato per lo stato d'emergenza), mentre il mandato delle attuali Camere è stato abbreviato di due anni Solo l'Assemblea del Gujrat. infatti, doveva essere rinnovata in giugno. Bisogna inoltre osservare che la rapidità con la quale Reddy si è piegato alla volontà del governo contrasta con la reticenza mostrata nel 1977 dall'allora presidente. Per vincere, il premier Desai aveva minacciato le dimissioni. Lo scioglimento non è una sorpresa. Indirà Gandhi aveva reso pubblica la lettera che aveva inviato al ministro in capo dell'Uttar Pradesh. nella quale esprimeva preoccupazione per i maltrattamenti dei quali erano stati vittime gli harijan (intoccabili) in quello Stato. Il ministro dell'Interno aveva dichiarato che il governo centrale non sarebbe potuto restare inattivo di fronte al deteriorarsi della sicurezza nell'Uttar Pradesh e nel Bihar. Da alcuni giorni, inoltre, i rappresentanti del Congresso in alcuni Stati esercitavano crescenti pressioni perché l'opposizione al potere venisse esautorata. Due elementi sono poi stati determinati: da una parte, la volontà di sfruttare l'impressionante seguito della signora Gandhi; dall'altra, il desiderio di farla finita con l'ostacolo rappresentato dal Consiglio degli Stati (la Rajya Sabha), seconda Camera del Parlamento, nei quali il Congresso è minoritario. Un terzo dei membri di questo Consiglio dev'essere rinnovato il 2 aprile prossimo. Poiché i rappresentanti degli Stati sono eletti dalla loro Assemblea legislativa, è molto probabile, considerati gli attuali rapporti di forze, che il Congresso non sarebbe riuscito a consolidare la sua posizione. La decisione del premier ha provocato aspri commenti fra le «vittime». Per il ministro in capo del Rajasthan, è una «dichiarazione di dittatura»; per quello del Gujrat, è l'annuncio deir«autoritarismo»: per quelli del Madjya Pradesh e del Punjab. è un «atto anticostituzionale e antidemocratico». Patrick Francès Copyright 1* Monde e per l'Italia La Stampa

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