Artista di favole vissute di Angelo Dragone

Artista di favole vissute ESPOSTI A TORINO 150 DIPINTI DI ITALO CREMONA Artista di favole vissute TORINO — La pittura era cosa troppo seria perché Italo Cremona si adattasse a lasciar fare ad altri una sua mostra, e tanto meno quella che l'assessorato all'Istruzione e Cultura della Regione Piemonte aveva messo in programma: giusto omaggio a un artista autentico, originalissimo e colto sino all'erudizione ch'egli non mancava di stemperare in uno spirito bizzarro. Cosi ancora una volta come fosse presente a Palazzo Chiablese — come in fondo lo era stato per tanti anni, in una Torino di cui sapeva tutto anche se. da tempo malato, non usciva quasi piii di casa — Cremona poco prima che la morte lo cogliesse, il 20 dicembre scorso, s'era disegnato questa mostra sulla pianta degli ambienti. Tutta, dai primi quadri che avrebbero dovuto accogliere il visitatore — l'Interno e la Strada in collina del '26. l'Autoritratto giovanile del '27 e il metafisicheggiante. ma già surreale Dialogo tra una conchiglia e un guanto da scherma del '30 — sino all'ultima sala articolata quasi per temi, tra interni e composizioni che pur sfiorano il tipo della natura morta i nudi e le tre vedutepaesaggio col Sacro Cuore di Maria tutto cupole e pinnacoli, tra una Novalesa e un Albero dalla vasta chioma. Cosi come l'aveva pensata la mostra è stata attuata anche per merito della moglie. Danila, che ha contribuito alla sua più fedele realizzazione. L'artista ritorna in tal modo alla ribalta della sua città di elezione tera nato a Cozzo, in Lomellina. nell'aprile del 1905) attraverso questa vasta antologia della sua pittura: 150 dipinti d'una modernità che sembra strizzar l'occhio alla tradizione: spontanei all'apparenza come studi dal vero e a volte d'una materia senza particolari preziosità, ma elaborati invece con sapienza e intenzionalmente carichi di nascosti significati: al punto da parer piuttosto delle favole vissute in prima persona dall'autore. Ed è un Cremona ben diverso da quello che si poteva supporre in un allievo di Cavalieri e di Mario Gachet. ma anche da chi. come lui. avrebbe potuto sentirsi erede del naturalismo di fine Ottocen- to. dell'Impressionismo e del Postimpressionismo, mentre — come nota Marco Rosei nel saggio introduttivo del catalogo—questo pittore torinese sui generis fu erede soprattutto «delle inquietudini e dell'ombrosità della cultura simbolista». Era stata forse una sua particolare acutezza a renderlo diverso, attento — come può dedursi da un suo scritto sul Rosa e nero che aveva ideato e realizzato come esposizione-spettacolo nell'ambito di «Italia '61» — agli «umani casi toccati dal peccato, dal male, dalla stupidità, dalla follìa, dalle superstizioni e dagli inganni della vita quotidiana». Ciò che l'aveva indotto a volgere in fruttuosi vagheggiamenti surreali, ogni incontro tra gli aspetti dell'esistenza umana, anche i più dimessi e casuali, col fervore del suo lucido fantasticare, sino ad anticipare, proprio in Rosa e nero, nota ancora Rosei, «il connubio appunto fra surreale quotidiano, volgare e popular e kitsch», nel momento stesso in cui l'artista aveva goduto della possibilità di opporre quel «modesto spazio autobiografico alla celebrazione di tutto un secolo d'un intero popolo». Ciò che Cremona coglie nelle sue immagini — sia quando scrive sia nei dipinti — è sempre la natura dell'uomo, anche là dove non c'è figura umana: gli è sufficiente l'ammiccare di uno specchio, la presenza di un paio di guanti, le emblematiche pistole come tutta la congerie di «armi improprie» di cui ha fatto uso non soltanto letterario: gli può bastare l'accostamento di Capelli e criniera per dar magari più compiuta misura di sé in Metamorfosi U936-'37). La sua eloquenza figurativa, a volte, ha il gusto dell'epigramma: come nel distaccato grottesco di Bare e Bagni iprogetto di negozio) o nell'ironia che sempre in questo dopoguerra, accomuna La gondola e i suoi ospiti. Ma può essere anche tutto un racconto a svilupparsi da Bagni economici a Esercizio domestico. da Letteratura nera a Carillon e a Stranieri. Nessuna meraviglia quindi se in un momento in cui sullo sfondo di una incompiuta Esposizione Universale di Roma in Europa esplodeva la guerra, tra gli mterni del grande studio abitato da inquieti fantasmi di manichini drappeggiati nudi e cavalietti, nel '43 potè a un tratto inserirsi la profetica Prova d'una tragedia. A emergere era ancora una volta la segreta vera sapienza di Cremona che al di là di ogni apparente stravaganza o della sgradevolezza del nuovo, sta sempre dalla parte dell'umanità. Ci è stato con la pungente moralità con cui a più riprese s'è dedicato alla grafica di costume (che non fu mai. per lui. caricatura), coltivata sempre con spirito libero da rivendicazioni e da rancori personali, ma pur senza mai dimenticare un solo episodio della vita sua o altrui, avendone fatto la materia riva della sua sfaccettata attività di pittore, di scrittore. 11 fatto è che Cremona è stato certo uno dei pochi effettivamente capaci, come il protagonista del suo primo romanzo, a passare indenne attraverso «la coda della cometa»; quella sorta di immaginato misterioso cataclisma, non meno grave, in fondo, dei casi proposti dalla vita d'ogni giorno, tant'è che. cessato l'effetto dell'evento che gli consentiva di muoversi nella propria ideale dimensione fantastica, l'autore, come il suo eroe, non manca di riprendere il suo posto di persona civile, tra gli altri che lo sono certo meno di lui. tutti presi dai loro ingloriosi traffici ma «orgogliosi financo di essere uomini». Angelo Dragone

Persone citate: Capelli, Cavalieri, Italo Cremona, Italo Cremona Artista, Mario Gachet

Luoghi citati: Cozzo, Cremona, Europa, Italia, Novalesa, Piemonte, Roma, Torino