I pittori alla corte di Sandokan

I pittori alla corte di Sandokan A CONFRONTO GLI ANTICHI E I NUOVI ILLUSTRATORI DI SALGARI I pittori alla corte di Sandokan Una mostra a Trento documenta come si sia evoluta, dalla fine 800 a oggi, la raffigurazione degli eroi salgariani - Come tutti i personaggi-chiave, il Corsaro nero mantiene particolari divenuti simbolici: il pizzo, gli stivali, la spada sguainata Dai primi disegni minutamente descrittivi a quelli misteriosi di Hugo Pratt - Il dissacrante Altan e il pungente Jacovitti DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TRENTO — «Occhi nerissimi. grandi dolci, occhi pieni di fascino, ocelli da sognatore». Così Guido Lorenzi, promotore di questa «Mostra degli illustratori di Salgari: le immagini dell'avventura» aperta nei giorni scorsi a Trento, descrive, in un suo studio su «lì Corsaro, la donna, l'amore e il cavalier Emilio», l'aspetto fisico di questo sovrano della fantasia. Occhi da sognatore, certo, e almeno quattro generazioni di italiani dalla fine dell'Ottocento a oggi hanno sognato a occhi aperti sui racconti «di ferra e di mare» di questo inquieto ragazzo veronese che aveva iniziato gli studi per diventare capitano di lungo corso ma non aveva mai conseguito il titolo tanche se sostenne persino un duello per farsi chiamare capitano/ e il cui unico viaggio fu in realtà una crociera di piccolo cabotaggio, come mozzo di bordo, lungo la costa adriatica. Erano gli ultimi decenni del secolo scorso, l'epoca che vide le conclusive esplorazioni nell'Africa Centrale e la travolgente affermazione del colonialismo inglese e francese in Oriente, dalla rivolta dei Dervisci a Fashoda al Trunsvual al Tonchìno. Era l'epoca in cuianclie gli italiani scoprivano l'Africa, la baia di Assab e Adua e la regina Taitit. Ma il Salgari non fu mai né colonialista né imperialista. La sua era l'avventura per l'avventura, anche se sorrettada una nobile causa: coraggio e lealtà, pietà verso i vinti, mancanza assoluta di crudeltà gratuita, rispetto della donna (vista da lontano e sempre con un pudore tipicamente vittoriano), un impareggiabile senso dell'esotismo, sia pure, a volte, tutto verbale, e una sperimentata tecnica del suspense. La mostra di Trento (che resterà aperta sino a' 9 marzo) è dedicata agli ■•illustratori» di Salgari, al come sono state tradotte in immagini visive le avventurose fantasie dell'autore, dai primi disegni minutamente descrittivi tracciati da Quinto Cenni. Gennaro Amato. G. G. Bruno. «Pipein» Gamba e Alberto della Valle tra il 1888 e il 1900 sino al cinema tche già con Cabiria si ispirò a Cartagine in fiamme/ ai fumetti, alle immagini televisive e persino pubblicitarie di oggi. Osservando la ricca iconografia /oltre duecento «pezzì»)si possono seguire a passo a passo due fenomeni paralleli, il diffondersi e il mantenersi della fortuna di Salgari in Italia e all'estero — il volume Le tigri di Mompracem è stato tradotto in ventidue lingue —e dall'altra parte l'evoluzione del gusto in tema di illustrazione: anzitutto la precoce definizione dei singoli personaggi-chiave. Sandokan o il Corsaro Nero o lo Scorridore delle praterie, che assumono subito una loro precisa caratterizzazione dalla quale più nessuno osa discostarsi sensibilmente perché quell'eroe, con quell'aspetto, è divenuto un simbolo te così il Corsaro Nero ha sempre baffetti e pizzo nerissimi. spada sguainata, stivali a campana rovesciata ecc.). I primi disegni descrivono un momento dell'avventura, e il paesaggio, l'ambiente hannosempre un ruolo dominante. Si scorge per esempio un marinaio ritto alla ribolla, con losguardo perduto sull'oceano, e sotto la sua bella dicitura che spiega: «D'improvviso si udi il grido del nostromo: Occhio alle onde, timoniere». // tratto è minuto, sottile, il quadro d'insieme fa volare la fantasia, sembra di trovarsi su quel legno in balia dei marosi, si vedono le vele gonfie, le procellarie in lontananza contro un cielo tempe¬ stoso, dalle fiancate si scorge il bronzo delle spingarde. Poi a poco a poco, attraverso i decenni, giungiamo ai disegni odierni, certamente meno evocativi, dove il tratto è spesso sostituito da una macchia di colore, la schematizzazione è meno curata, più che far vedere un'immagine la si suggerisce appena. A volte si aggiunge un intendimento interiorizzante, un accenno a qualcosa di misterioso, di cupo, che può spìngersi al dì là dell'azione narrata: si vedano, ad esempio, certi splendidi disegni di Hugo Pratt. Dello stesso tipo, anche se sotto il segno della deformazione e dello sberleffo, le tavole dissacranti di Altan o le immagini pungenti di Jacovitti. Resta una domanda di fondo. Come mai questo ritorno, anzi questa «permanenza» nel pubblico dell'amore per Salgari, che tanti professori di scuola media, quando era un peccato mortale dire gli invece di loro, hanno stigmatizzato come scrittore «sgrammaticato» e approssimativo? E ancora, come si spiega il culto di Salgari, i suoi sentimenti tagliati con l'accetta, fedeltà ossessiva a un ricordo, coraggio spinto alla temerarietà, assoluta dimenticanza d'ogni necessità materiale, né sete, né stanchezza, ma eroi sempre impeccabilmente agghindati e sempre pronti alla battaglia, come i cavalieri dell'Ariosto? E tutto questo in un'epoca nella quale non sembra più esserci spazio per l'avventura, se non per fantomatici Superman o astronauti roòotizzatisu mondi impensabili? «Non è semplice ingenuità, mi risponde Giancarlo Vigo- relli che, con Piero Zanotto.' Giuseppe Turcato e Francesco Casetti ha guidato un convegno di studio annesso alla mostra, è qualcosa di più, è una rivalutazione di elementi profondi, motivanti e in certo senso immateriali dell'uomo. E' una reazione a questa specie di mondo programmato che ci viene offerto in continuazione dai mass-media; la lettura di questo primitivo —se così vogliamo definire il Salgari — risveglia l'immaginazione. E l'immaginazione è tra le facoltà dell'uomo, purtroppo, quella che viene maggiormente messa in pericolo dalle caratteristiche assunte dal mondo moderno». Quante edizioni ha avuto Salgari, comprese le cosiddette «tracce» che si richiamano al suo nome — anche questo è un segno indicativo di popolarità — e che ben poco hanno dell'autore? Vogliamo soltanto ricordare che sono state pubblicate ancora recentemente numerose edizioni di «tutto Salgari»: quarantotto romanzi, che si possono suddividere in dodici cicli: il ciclo storico (Le pantere di Algeri, Le figlie dei Faraoni, Gli orrori della Siberia ecc.). il ciclo del mare (I solitari dell'Oceano/ dei pirati, della giungla, della fantascienza (Il treno volante. I figli dell'aria, Duemila leghe sotto l'America;, il ciclo italiano, quello australiano, quello di Sandokan, il ciclo dei predoni, le avventure misteriose, il ciclo della guerriglia (La. capitana dello Yucataa II tesoro del presidente del Paraguay;, il ciclo italiano (I Robinson italiani. Le mie avventure;. Fra tanti eroi e tante nobili imprese, tra Yanez e il Re lebbroso, i naviganti della Meloria. i balenieri, la regina dei Caraibi, il cinema ha ancora molto da trarre da questo bizzarro «cavaliere della Corona d'Italia» — come si firmava Salgari, dopo che gli fu contestato il titolo di capitano, poco prima di togliersi la vita. Umberto Oddone Due illustratori di Salgari: Giuseppe Gamba ( 1898) a sinistra, e Hugo Pratt. con un disegno ancora inedito

Luoghi citati: Africa, Africa Centrale, Algeri, America, Italia, Paraguay, Siberia, Trento