I signori delle tessere il popolo dei tesserati di Lietta Tornabuoni

I signori delle tessere il popolo dei tesserati I signori delle tessere il popolo dei tesserati ROMA —«Nooooo. no, no. no. nooooo.'». E' l'urlo della sala all'annuncio della proposta che il segretario della de venga eletto dal consiglio nazionale del partito anziché, come accadde per Zaccagnini quattro anni fa. direttamente dai delegati al congresso. I delegati non gridano, rispettosi dell'accordo stabilito tra le correnti: sono invece gli invitati presenti a vedere nel cambiamento dello statuto una sopercheria del vertice sulla base, dei signori delle tessere sul popolo dei tesserati. Il deputato Farraguti quasi non riesce a parlare a favore della proposta: bordate di fischi, maledizioni, gestacci. Piccoli chiede di botto la parola, invoca «elementare civismo», minaccia lo sgombero delle tribune: uSce-mo, sce-mo». gli scandiscono. Mandato allo sbaraglio. Farraguti si snerva: «Ma santo Dio. si potrà almeno parlare? Oppure si può solo gridare, in questo congresso'.'». Si grida da tre giorni. La tensione drammatica di un partito posto di fronte a una scelta sui comunisti che contraddice tanta parte della sua storia si sfoga spesso in violenza, soprattutto verbale. Dall'inizio il congresso è uno stadio urlante, tumultuoso, invano percorso dai disperati appelli dei presidenti: •Amici, amici! Per favore, io non consento questa cagnara, dove sono i questori? Non perdiamo i nervi, qui c'è libertà di parola, insomma basta.'». Tessere de vengono innalzate nell'aria come patenti di legittimità. Insulti: 'Buffoni, profittatori». Applausi furibondi, fischi furenti. Pugni tra i delegati. Il deputato Salvi dice al microfono: «Il terrorismo è nato anche dalle associazioni cattoliche, dobbiamo fare una riflessione sulle nostre responsabilità», e per poco non se lo mangiano: assediano il podio levando i pugni e facendogli le corna, lo soffocano di urla. A Bisaglia va meglio, tra i battimani risuona appena l'isolato grido: «Somaro». Il nervosismo contagia il palco dei leaders. e durante il discorso di Granelli («£' il momento di scegliere per unirsi, non di unirsi sema scegliere») si vede il capo dei deputati Gerardo Bianco prendersi a schiaffi col dirigente calabrese Gallo, si vede Leccisi gettarsi stravolto nella mischia, alla fine si vedono aggressore e aggredito, stretti in un abbraccio di riconciliazione, darsi baci sul viso e forti pacche sulla schiena. In questo rabbioso caos che i congressisti trovano normale, abituale fino alla noia, porta una calma perfetta Forlani. il più tedesco dei leaders democristiani. Quieto il tono (non per niente è detto Perequii), senza sorriso la piccola faccia puerile col naso all'insti, viene ascoltato con attenzione, con commenti molto positivi: «Discorso da leader, il segretario c'è». «Finalmente s'è emancipato da Fanfani». E anche: «L'era di Zaccagnini è finita, chiusa parentesi, torna la vera de». II possibile segretario (55 anni, nato a Pesaro, laureato in legge, dirigente democristiano locale nel 1948. componente del consiglio nazionale da 28 anni e della direzione da 26. parlamentare, ministro, vicesegretario e nel 1969 segretario del partitoi viene considerato un centrista nemico dell'accordo coi comunisti ma lontano dall'intolleranza e dagli scontri frontali, sinceramente pluralista. Composto, attento all'apparenza, sa conservarsi freddo: perfino ai pettegolezzi più insistenti sull'amicizia che lo legava a Camillo Crociani e a sua moglie ha reagito con molto self-control, distaccato come un avvocato quando perde la causa o un medico quando muore il paziente. Sposato e padre, ex calciatore, esponente della terza generazione democristiana, pare il rappresentante ideale di un'Italia provinciale che gli somiglia: medioborghese. a-ideologica. edonista senza forti passioni, cattolica senza troppi fervori etici o religiosi, ambiziosa, «moderna» e moderata. «Che fa Forlani?». «Aggrega»: da anni le correnti ostili alla sinistra, che aveva preso in mano la de. cercavano un accordo intorno al suo nome. L'altra volta ebbe poca fortuna. Dal novembre 1969 al luglio 1973. quand'era segretario democristiano, in Italia capitò di tutto: strage di piazza Fontana, rivolta di Reggio Calabria, voti del msi utilizzati dalla de nelle votazioni sulla legge di divorzio e dell'elezione di Leone, elezioni anticipate, ritrovamento del cadavere di Feltrinelli dilaniato da un'esplosione, governo Andreotti coi liberali. Adesso? Calmo, lui spera: ..// terrorismo dà una luce sinistra alla nostra crisi nazionale ma forse riusciremo a salvaguardare i valori, forse ce la faremo». Lietta Tornabuoni

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