Un «computer» avrà tutti i dati del nostro patrimonio artistico

Un «computer» avrà tutti i dati del nostro patrimonio artistico Una iniziativa per lo studio e la conservazione Un «computer» avrà tutti i dati del nostro patrimonio artistico DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FIRENZE — Sul patrimonio artistico nazionale si è ormai avvezzi a sentire notizie negative: furti, penuria di personale, opere in abbandono. Da Firenze, finalmente, una notizia positiva: esce in questi giorni il catalogo delle opere degli Uffizi. E' un evento, sul piano culturale e in campo internazionale, di grande importanza: cataloghi simili ne esistono 'due soli al mondo, pubblicati uno a Londra e uno ad Amsterdam e gli esperti dicono che questo è ancora più all'avanguardia. Qualche cifra: 1200 pagine in carta patinata. 4300 illustrazioni in bianco e nero e 81 tavole a colori, prezzo lire 230 mila. Una cifra, quest'ultima, che certamente sorprende, eppure gli esperti dicono che non è elevata se si considera la mole imponente del lavoro che il volume ha comportato (un paio d'anni di attività per un centinaio di specialisti) e i risultati che si sono ottenuti. Siamo infatti ad un livello d'avanguardia: è il primo passo per poter alimentare con questi dato il calcolatore elettronico, che dovrà raccogliere in futuro i dati di tutti i musei italiani. Vi sono trattate 4300 opere, quelle esposte negli Uffizi, quelle che ci sono storicamente passate e quelle che si trovano nei depositi. A ognuna di queste opere è dedicata una scheda nella quale si dà esauriente risposta ad una serie di temi: autore, titolo, datazione, dati tecnici, cornice, ubicazioni, attribuzioni, esposizioni, bibliografia, inventario, foto, note. Cioè si dice di quel dipinto (si tratta per lo più di dipinti, ma ci sono anche arazzi, mobili, statue, ceramiche, ecc.) tutto quello che si conosce, del passato e del presente, e lo si dice con uguale metodo in modo da ridurre le notizie ad uno stesso denominatore comune. E questo è il segreto, la base per poter immettere i dati in quello che dovrà essere il calcolatore del nostro patrimonio artistico. Dal quale calcolatore, una volta che esso sia compiutamente rifornito di informazioni, si potranno avere, nel giro di pochi secondi, le risposte ai più complessi e singolari quesiti. Ad esempio: quanti dipinti sono stati prodotti nel '700. quanti autori hanno raffigurato una deposizione o un San Sebastiano o una Maria, quanti hanno usato tela o carta o cartone, dove si trovano le opere di Tizio e dove quelle di Caio, e via di seguito. Calcolatore, ripetiamo, che per ora non c'è. ma verrà perché l'opera di schedatura di tutto il patrimonio artistico italiano, musei e chiese, sta procedendo sotto la direzione di Oreste Ferrari, direttore dell'Ufficio Centrale del Catalogo di Roma e i dati che via via maturano sono pronti per essere memorizzati. Torniamo, dunque, al catalogo già pronto. E' nato per l'opera di ricerca della So¬ printendenza ai Beni artistici e storici di Firenze, sotto la direzione del prof. Luciano Berti. Soprintendente e direttore degli Uffizi. Lo sforzo editoriale (editore è il «Centro Di», che da una decina d'anni s'è altamente specializzato in pubblicazioni d'arte) è stato possibile grazie all'intervento delle Compagnie di assicurazione «La Fondiaria Incendio» e «La Fondaria Vita» in occasione del loro centenario. La tiratura attuale è di sei mila copie e si prevede che, nonostante l'alto prezzo, si dovrà procedere ad una seconda edizione. Già al primo contatto con il catalogo la lettura si annuncia affascinante, per tutta la vita segreta o per lo meno non nota di ogni opera. Gli autori del passato raramente firmavano; per molti dipinti, quin- di. le attribuzioni diventano aleatorie. Vediamo, ad esempio, il ritratto di Elisabetta Gonzaga, 1504-1506, che l'autore della scheda indica come opera di Raffaello Sanzio. Alla voce «attribuzioni» apprendiamo che, a partire da un primo inventario del 1631, si riteneva che l'autore fosse il Mantegna e poi via via il nome di Raffaello si è alternato ad altri: Caroto, Bonstgnori. Cerchia del Francia. Tamarocci. Giovanni Santi. L'ultimo critico che lo presenta conclude la sua nota affermando: «La recente pulitura conferma a mio avviso che si tratta di un'opera del maestro, da collocarsi vicino alla Pala Ansidei e quindi nel 1506». Un testo, nell'insieme, denso di scienza e conoscenza, che diventa pane per i cultori d'arte ed elemento di grande attrazione per gli appassionati. Il prof. Luciano Berti, Soprintendente ai Beni artistici e storici di Firenze, modestamente classifica gli Uffizi entro le prime otto più importanti gallerie del mondo, inarrivabile, comunque, per il Rinascimento italiano e unica per la collezione degli autoritratti (per antica tradizione gli autori donavano agli Uffizi un loro autoritratto). Questo museo praticamente non ha mai avuto un catalogo degno. A partire dal 1591 si erano succeduti dei libretti mai esaurienti (nel primo si diceva che il Granduca, bontà sua, concedeva facoltà d'accesso a chi voleva vedere i quadri esposti). La prima guida vera e propria fu edita a metà del '700 per opera di un certo Giuseppe Bianchi che era il conservatore, ma che l'aveva fatta volutamente succinta perché — lo si accusava — i visitatori dovessero ricorrere a lui per le spiegazioni versandogli di conse guenza le dovute mance. Anche la guida Pieraccini dei primi del '900, pur ampliata, era molto lacunosa. Il prof. Berti dice: «E'motivo di grande soddisfazione che in questa Italia, della quale conosciamo i limiti, si sia riusciti a compiere un'opera di mole così imponente». Remo Lugl

Persone citate: Caroto, Elisabetta Gonzaga, Giovanni Santi, Giuseppe Bianchi, Luciano Berti, Mantegna, Oreste Ferrari, Pieraccini, Raffaello Sanzio

Luoghi citati: Amsterdam, Firenze, Francia, Italia, Londra, Roma, Uffizi