La febbre indiana di Bernardo Valli

La febbre indiana Un subcontinente fra i due blocchi La febbre indiana Perché Gromyko ha perso e Carter non ha vinto DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NUOVA DELHI — L'India è da alcune settimane l'epicentro di un accanito, aspro duello diplomatico tra le due superpotenze. L'Unione Sovietica e gli Stati Uniti sono partiti infatti «alla conquista», meglio alla riscoperta politica, di questo subcontinente a lungo trascurato come una estrema e disperata periferia del mondo sottosviluppato, e adesso rivelatosi di nuovo, all'improvviso, un'area strategica di primaria importanza, dopo l'invasione dell'Afghanistan. Per gli americani la neutralità di Nuova Delhi, un tempo considerata con diffidenza e irritazione, è diventata preziosa. La ..dottrina Carter», tendente a contenere l'espansione sovietica nell'Oceano Indiano, sarebbe irrealizzabile se Indirà Gandhi accentuasse i rapporti privilegiati con Mosca, al punto di concedere basi d'appoggio alla flotta russa, in navigazione tra lo Stretto di Malacca e il Golfo Persico, cioè sulla rotta del petrolio. Nel '73 Breznev venne fin qui per strappare la concessione. Chiese apertamente in quell'occasione di poter usufruire dei porti di Bombay, di Cocin e di Wishakapatnam. rispettivamente sulla costa Ovest. Sud ed Est del subcontinente. Ma nonostante l'idillio indo-sovietico, allora al suo culmine. Indirà Gandhi rispose fermamente di no: l'amicizia tra i due Paesi non poteva spingersi fino a quella concessione, che avrebbe svuotato del tutto il tradizionale ..non allineamento» indiano. Sul piano politico quel non allineamento, talvolta zigzagante, non è più un atteggiamento fastidioso per Washington, al contrario in questa «seconda guerra fredda» esso appesantisce l'isolamento internazionale dell'Urss, alla ricerca affannosa del sostegno aperto, senza reticenze, dei Paesi amici. All'avvio della contesa tra Mosca e Washington per la «conquista» dell'India, i sovietici erano in netto vantaggio. Da vent'anni, da quando Pechino si è sottratta al controllo politico e ideologico del Cremlino, essi hanno dirottato gli aiuti destinati alla Repubblica Popolare Cinese verso Nuova Delhi: hanno armato l'esercito indiano, consentendogli di combattere due guerre contro il Pakistan (nel '65 e nel '71). e hanno contribuito allo sviluppo dell'indiustria pesante, dopo i ribaditi e spesso goffi rifiuti americani. Questi rapporti privilegiati tra l'Unione Sovietica e l'Unione Indiana sono stati consacrati con la firma del ..trattato di amicizia, di pace e di cooperazione» del 9 agosto 1971. in cui è prevista la mutua assistenza (militare) in caso di necessità. Va rilevato che il documento fu sottoscritto alla vigilia del conflitto del Bangladesh, quando l'esercito indiano aveva bisogno di armi e munizioni per intervenire nell'ex provincia pakistana. In cambio l'India ha poi consentito il passaggio di materiale militare destinato ad Hanoi, in particolare durante la recente, rapida guerra cino-vietnamita. Una concessione preziosa che consente ancora al Vietnam di ricevere rifornimenti attraverso la via più breve, e che consentirebbe all'Urss uno sbocco se la morsa cino-americana diventasse più stretta. Ed è forse anche in questa chiave che deve essere considerato l'intervento in Afghanistan, con il quale l'Armata Rossa si è avvicinata ai «mari caldi», aprendosi quasi un varco verso l'Asia Meridionale. I sovietici speravano che Indirà Gandhi ricambiasse la cortesia ricevuta nove anni or sono, ossia che ella avrebbe sostenuto l'Urss dopo l'operazione afghana, come l'Urss aveva sostenuto l'India per l'operazione Bangladesh. In vece Adrei Gromyko ha subì to la settimana scorsa, in questo Paese tradizionalmente amico, una severa sconfitta diplomatica, l'ultima nel tem po e forse la più grave di una lunga e affliggente serie dopo ..il colpo di Kabul». L'avvenimento è tutt'altro che irrilevante. Il prestigioso inviato del Cremlino era venuto in India per spezzare l'isolameli to internazionale in cui si tro va l'Unione Sovietica, in seguito alla condanna dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e all'altrettanto duro verdetto emesso dalla confe¬ rnccssicmdcvspadrltatBascdaldcGo renza islamica, convocata nella capitale pakistana, ai confini dell'Afghanistan occupato. Gromyko veniva da Damasco, dove l'alleato siriano Assad. pur avendo rifiutato di inviare una delegazione al convegno musulmano di Islamabad. non si era dichiarato disposto a sottoscrivere un comunicato in cui si approvasse l'intervento in Afghanistan. Durante lo sfortunato pellegrinaggio nelle capitali amiche riluttanti, il ministro degli Esteri sovietico aveva raccolto un altro rifiuto: quello del romeno Ceausescu, tutt'altro che disposto, anche lui, ad approvare un'azione militare prevista dalla «dottrina Breznev», domani applicabile al suo Paese. A Nuova Delhi il terreno sembrava più favorevole, poiché il governo indiano si era distinto per la sua astensione all'Assemblea generale dell'Onu, al momento della condanna dell'intervento sovietico, e anche perché Indirà Gandhi, appena rieletta pri¬ mo ministro, aveva approvato parte degli argomenti usati dal Cremlino per giustificare l'invasione dell'Afghanistan. Ma quando «l'imperatrice dell'India» ha constatato che Andrei Gromyko non era in grado di presentare un calendario preciso, vincolante, per il ritiro delle truppe sovietiche da Kabul, non se l'è sentita di appoggiare la superpotenza alleata. Gromyko ha lasciato quindi Nuova Delhi senza avere ottenuto nulla. Questo non significa che gli americani abbiano «conquistato» Nuova Delhi. Il promesso riarmo del Pakistan, il nemico tradizionale, ha accresciuto la diffidenza indiana nei confronti degli Stati Uniti. La partita è quindi aperta. La riscoperta politica di questo sub-continente, con i suoi 650 milioni di abitanti, resta un obiettivo da raggiungere per Washington come per Mosca. E' una delle grandi incognite della seconda guerra fredda, che stiamo vivendo. Bernardo Valli