Poesia, lungo sonno senza avventure?

Poesia, lungo sonno senza avventure? Un mancato bilancio degli Anni 70 Poesia, lungo sonno senza avventure? Poesia degli Anni Settanta, a cura di Antonio Porta, prefazione di Enzo Siciliano, ed. Feltrinelli, pag. 648, lire 10.000. Le fortune del «genere letterario» che è l'antologia poetica non accennano ad offuscarsi: e cosi ecco questa Poesia degli Anni Settanta, curata da Antonio Porta, che ha, se non altro, il pregio dell'originalità, intendendo documentare la poesia del decennio che si è appena chiuso anno per anno, senza tenere conto di fama, età, importanza degli autori presi in esame e antologizzati. L'opera vuole, insomma, essere la cronaca poetica (se non la storia) di dieci anni di poesia: e cosi, sullo stesso piano documentario, abbiamo Montale e Manca Larocchi, Balestrini e Biancamaria Frabotta, Caproni e Vittorio Reta, Pasolini e Livia Candiarii e via di questo passo alquanto saltellante e incomposto, e. in ogni caso, inevitabilmente causa di vertigine e di sorpresa per il lettore (ma sappiamo molto bene che il fine del critico, oggi, è la meraviglia). L'antologia ha, dal punto di vista critico, il pregio di avere due prefazioni: una di Enzo Siciliano, che finisce ad essere una celebrazione dei «nuovi poeti» come coloro che stanno cercando di colmare il vuoto di realtà e di letteratura che ci affligge, e una di Porta, che vi si veste dei panni molto ormai usurati di «vedovo» delle magnifiche speranze del Sessantotto per inneggiare anch'egli alla nuova creatività testimoniata dalla poesia più recente. E ha anche l'ulteriore pregio di offrire, anno per anno sempre, schede di carattere informativo ed esegetico sui vari poeti antologizzati, in genere precise e acute, almeno per quanto è possibile nel brevissimo spazio. Ma qui i guai incominciano a farsi alquanto grossi. Va bene la scelta, con il relativo giudizio, per i poeti già noti se non famosi: ma si ha subito l'impressione che per gran parte degli altri sia ciò che Porta dice nella scheda sia i testi antologizzati siano facilmente intercambiabili con altrettanti altri poeti, invece tralasciati e dimenticati. Non faccio qui la questione sempre oziosa delle presenze e delle assenze. Il fatto è che un'antologia deve sempre almeno giustificare il modo in cui è composta. Può essere sommamente arbitraria, ma deve mostrare che c'è del metodo in tale arbitrarietà, e non c'è, invece, il caso, e neppure c'è un'informazione limitata e circoscritta a determinati centri di diffusione poetica: Milano. Roma. l'Almanacco dello Specchio mondadoriano. le edizioni Guanda, e poco altro davvero. Chiunque si occupa di poesia sa che. per valutarne di momento in momento la situazione, è necessaria un'informazione estremamente ricca, capillare, da archivio. L'immagine persuasiva e vera del decennio poetico non viene fuori dall'antologia di Porta proprio perché alla base di essa si avverte un'informazione predeterminata e prudente, che non rischia mai troppo l'avventura della ricerca e della lettura dei testi anche più eccentrici. Certe aree sono significativamente assenti: Napoli, ad esempio (Franco Cavallo, Vitiello. Capasso, ecc.), la Sardegna (Mundula) e altre ancora, a testimonianza della casualità della scelta (e non di una precisa strategia antologica). Ne sono prova, del resto, la genericità e l'astrattezza delle due prefazioni, dove dominano le formule più che le indicazioni concrete, i fatti, il discorso e le idee dei testi. Finisce cosi che l'antologia è usufruibile soprattutto per i poeti che escono fuori da tutte le parti dal decennio: per quelli, cioè, che hanno già dietro a sé opere e storia e di cui qui è possibile misurare lo scarto di novità, spesso entu¬ siasmante, nei riguardi del passato (e mi riferisco, in particolare, a Montale. Caproni. Luzi, Betocchi, Sereni). Certo, a questo livello tutto è molto facile. Dopo, anche per i poeti «di mezzo», tutto diventa aleatorio: non documento e neppure scommessa. Poeti come Giudici. De Angelis, Giuseppe Conte, Risi. Cattafi, Sanguineti. Solmi. Zanzotto. Porta. Pasolini, Vassalli, Fortini, Ombres. Ruffato, Raboni, Spatola, Erba. Scalise, Finzi. Villa. Maugeri, Ramella Bagneri. Doplicher. Cucchi, Orelli. affondano nel lago dell'indeterminatezza, della confusione, della limitata documentazione, della rimpatriata sessantottesca, della casualità. E, allora, si possono davvero rimpiangere le antologie di Cordelli e Belardinelli (// pubblico della poesia) o di Di Mauro e Pontiggia(Laparola innamorata), che. invece, sono state scelte, rischio, provocazione, effettive proposte di nuove idee della poesia. L'antologia di Porta resta, invece, inerte. Altro che la memoria del Sessantotto, qui siamo in piena restaurazione della poesia come lungo sonno senza avventure. G. Bàrberi Squarotti

Luoghi citati: Milano, Napoli, Roma, Sardegna