La Bastogi torna nella bufera?

La Bastogi torna nella bufera? L'aumento di capitale non decolla, il socio Usa prende tempo La Bastogi torna nella bufera? Il titolo in Borsa si è stabilizzato sulle 700 lire, contro le 900 di ottobre - Anche Carlo De Benedetti non ha fretta di cedere la partecipazione Pierrel TORINO — La Bastogi è nella bufera? Pare di si. Uno dopo l'altro i tasselli, messi a punto da Alberto Grandi per rilanciare la vecchia finanziaria romana, sembrano sgretolarsi, sotto il maglio di alterne vicende. L'aumento di capitale, di 100 miliardi, tante volte sbandierato, sembra a molti ormai un miraggio. La Diamond Shamork. il gruppo americano sul quale Grandi puntava per il rilancio della società, sta studiando da tempo il modo e i tempi per uno sganciamento morbido dagli impegni assunti. Lo stesso Carlo De Benedetti sta seriamente valutando la convenienza di cambiare al buio il pacchetto di azioni Pierrel (circa il 13%) con una manciata di azioni Bastogi rinvigorite da un aumento di capitale che tarda ad arrivare. Attilio Monti e Carlo Pesenti. poi, due tra i maggiori azionisti della società, sono alle prese con problemi diversissimi, ma che li costringono a una fase di stallo: il primo deve fare i conti con la crisi della Mach, che è ormai diventata una polveriera (quasi tutti i dipendenti, in questi giorni, stanno chiedendo il pignoramento dei beni); il secondo è preoccupato ad accelerare i tempi per stringere una solida alleanza con Ro berto Calvi. La stessa Borsa, infine, presaga di questo stato di cose, si è accanita in queste ultime settimane sul titolo che. dopo aver raggiunto un massimo di 900 lire a ottobre, si è ora assestato sulle 700 lire, un livello che è, grosso modo quello di un anno fa. Il vecchio «salotto buono» della borghesia industriale e finanziaria italiana, insomma sembra aver perso definitivamente fascino e smalto. n punto nevralgico della vicenda Bastogi, secondo molti, sarebbe la Pierrel. la vecchia società farmaceutica di cui Grandi aveva rilevato nel '79 alcune quote piuttosto robuste (prima il 10% posseduto dalla famiglia Visconti, poi il 19% della Liquigas) e su cui. da tempo, ha un diritto d'opzione sulla quota posseduta da Carlo De Benedetti, entrato nel gruppo farmaceutico, poco più di un anno fa portando in dote la Marxer di Ivrea. In realtà le cose sono leggermente diverse. Carlo De Benedetti, a suo tempo, aveva già fatto sapere che sarebbe entrato volentieri nella Bastogi. cedendo il pacchetto Pierrel, che faceva particolar- mente gola al socio Usa di. Grandi, la Diamond, ma a una precisa condizione: che la Bastogi avesse varato in tempo utile (tra il febbraio e il marzo '80) l'aumento di capitale. In pratica De Benedetti aveva preso tempo anche per vedere come la Bastogi avrebbe chiuso l'anno. I risultati, a questo punto, non sono tra i più esaltanti: Grandi ha venduto immobili per 90 miliardi, ha rifinanziato la Cogefar. che è considerata la «perla» del gruppo, ha messo le mani sulla Montedi¬ son Sistemi, ma molte aziende controllate chiudono ancora in rosso e sulla finanziaria pesano oneri finanziari che si aggirano sui 100 miliardi. D'altro canto i «nuovi soci» di cui aveva parlato Grandi a più riprese (si era parlato della Zambeletti. della Manetti & Roberts. etc.) hanno praticamente fatto sapere di non essere interessati ad entrare nella holding farmaceutica di marca Bastogi, che dovova poggiare su una Pierrel irrobustita da almeno 70-80 miliardi che. da Oltreoceano avrebbe fatto affluire la Diamond. Allo stato attuale delle cose, pertanto, la situazione Bastogi si presenta molto confusa e lo rivela la Borsa in cui, da alcune settimane, il titolo è diviso tra due opposte fazioni: da un lato chi acquista per sostenere i corsi, dall'altro chi vende perché è ormai convinto che oltre «quota 700» il titolo non riuscirà ad andare. De Benedetti, dal canto suo, dimostra di non avere fretta e spera di trarre dal concambio di azioni Pierrel-Bastogi il massimo di profitto; tanto più che sulla Pierrel ci sono gli occhi puntati degli uomini Diamond che non hanno mai abbandonato il progetto di occuparsene direttamente. A questo punto, però, l'intera partita ritorna nelle mani di Grandi che. a quanto è dato sapere, sta stringendo al massimo i tempi per aumentare il capitale della finanziaria romana. Come, non si sa. Probabilmente utilizzando i 70 miliardi, che vanta come credito verso la Liquigas, e attirando nella Bastogi qualcuno di quei nuovi soci (almeno 10 tra piccoli e medi indù 'Striali) i cui nomi però restano tuttora top secret. Cesare Rottati

Luoghi citati: Ivrea, Torino, Usa