Forse Peci e Pinna due dei terroristi che hanno assassinato Bachelet a Roma di Giuseppe Zaccaria

Forse Peci e Pinna due dei terroristi che hanno assassinato Bachelet a Roma L'identikit del commando che ha compiuto l'attentato all'università Forse Peci e Pinna due dei terroristi che hanno assassinato Bachelet a Roma Smentito che si tratti di Moretti, presunto capo della «colonna romana» Br - La donna non è Barbara Balzai ani. come qualcuno aveva detto - Si cerca una «131» che servì ai brigatisti in fuga - Al professore rubata una borsa con documenti dell'università e non del Consiglio superiore della magistratura ROMA — Per due nomi che escono dall'indagine, ecco subito quelli di altri brigatisti introvabili da mesi: se nel commando che ha assassinato Vittorio Bachelet non c'erano Mario Moretti e Barbara Balzarani. forse sono stati riconosciuti Franco Pinna e Patrizio Peci, altri due componenti la ..colonna romana» cui la polizia sta dando inutilmente la caccia. Ieri la polizia scientifica ha messo a punto gli identikit dei tre giovani che hanno affrontato il professor Bachelet nell'atrio della facoltà di scienze politiche. Le fisionomie ricostruite a tavolino hanno smorzato molti entusiasmi: niente a che vedere, per esempio, con le sembianze di Mario Moretti, il presunto ca po della «colonna romana... Anche la ragazza che si era avvicinata al professore non sembra avere molti punti di contatto con la Balzarani. Occhi scuri, capelli neri come la terrorista ricercata: ma anche una corporatura molto più massiccia. In compenso le immagini dei due assassini dell'Università ricordano, anche se vagamente, le sembianze di Franco Pinna e Patrizio Peci, entrambi coinvolti nell'inchiesta sulla strage di via Fani e l'assassinio di Aldo Moro. Il primo è ricercato anche per l'assalto compiuto nel maggio scorso al comitato romano della de in piazza Nicosia. Alla Digos insistono però col sottolineare che si tratta solo di ipotesi: finora nessuno ha saputo fornire elementi certi di identificazione. Qualcosa di più si spera di ottenere attraverso un'indagine che si è avviata ieri, e ri¬ guarda le compagnie di assicurazione. Il ritrovamento della ..131» usata dai terroristi per allontanarsi dall'Università ha fornito alla polizia una traccia che potrebbe rivelarsi interessante. L'auto era danneggiata all'altezza del fanalino posteriore sinistro: probabilmente, si trattava delle conseguenze di un incidente avvenuto in città, magari con un automobilista che avrebbe potuto fornire indicazioni. Ma come risalire alla data dello scontro? La traccia è venuta da un episodio avvenuto esattamente due settimane fa: poco prima delle 21, la centrale operativa della Questura aveva segnalato nella zona di Trastevere una «131» chiara che. dalla targa, risultava appartenere allo stock di vetture rubate mesi prima dalle Br in un garage di via Chisimaio. L'auto venne inseguita a lungo da una «gazzella» dei carabinieri: poi nei vicoli di Trastevere riuscì a scomparire. Le considerazioni nate da quell'episodio sono state due: l'auto portava ancora la targa originaria (poi sostituita, per l'attentato a Bachelet, con quella di un'altra vettura in demolizione) e, soprattutto, ai carabinieri che l'avevano inseguita non era parsa urtata. L'incidente che ha lasciato i segni sulla ..131». dunque, dev'essere avvenuto nelle ultime due settimane: probabilmente i terroristi hanno fornito all'automobilista che li aveva urtati false generalità, ma non possono aver fatto finta di nulla, se non altro per non destare sospetti. Di qui una ricerca negli archivi delle compagnie d'assicurazione che, essendo limitata alle ultime due settimane, ha buone probabilità di riuscita. Qualcuno ha segnalato anche incidenti «sospetti»: un teste ha raccontato alla Digos di aver assistito sere fa a un tamponamento sulla via Appia. Una «Giulietta» aveva violentemente urtato una «131»: la cosa strana era che le due auto avevano proseguito la corsa, senza fermarsi per constatare i danni. La Digos sta cercando adesso di mettere a fuoco le circostanze di quest'ultimo episodio. Secondo il teste è avvenuto all'Alberone. in una zona in cui le indagini sulla «colonna romana» delle Brigate rosse sono confluite più volte. Ma se la «131» era quella dei brigatisti, chi si trovava allora sulla «Giulietta»? L'ipotesi si allargherebbe: i brigatisti, insomma, avrebbero infoltito negli ultimi giorni il loro parco vetture anche con vetture diverse da quelle rubate l'estate scorsa in due garages romani. Il sostituto procuratore generale Domenico Sica, che si occupa anche di questa inchiesta, sembra comunque ottimista almeno su questo punto: fra poche ore si dovrebbe chiarire almeno chi e in quale occasione si è scontrato senza saperlo con dei terroristi. Le altre novità riguardano le borse del professore Bachelet. scomparse dopo l'attenta¬ to. Il magistrato aveva con sé due borse: una conteneva un documento del Consiglio superiore della magistratura, l'altra alcuni dossier dell'Università. La prima, però, era stata lasciata al Consiglio superiore da Bachelet prima di andare a fare lezione all'ateneo; quindi le Br si sono impadroniti della seconda.Quanto alla composizione del ..commando» e il percorso seguito dai terroristi nella fuga, sembra che le donne fossero due: questo almeno dimostrerebbero le descrizioni, che oltre alla ragazza che ha avvicinato Bachelet ne indicano un'altra (quella che avrebbe gridato «Attemione, c'è una bomba») vestita con pantaloni e un giubbetto di velluto marrone. Quanto alla fuga dei brigatisti, si è chiarito ormai che la «A 112» descritta l'altra mattina come l'auto dei brigatisti non ha niente a che vedere con l'agguato. Era entrata nell'Università intorno alle 10,30 per uscirne mezz'ora dopo. I tre componenti del «commando» hanno coperto a piedi i duecento metri che separano la facoltà di Scienze politiche dal cancello di viale Regina Elena. Ne hanno tranciato la catena e sono usciti a piedi. In auto non avrebbero potuto farlo: passaggio è sbarrato da due paletti infissi nell'asfalto. Giuseppe Zaccaria

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