I segni di Lacan l'oscuro di Gianni Vattimo

I segni di Lacan l'oscuro LA SUA «RIVOLTA» DENTRO LA PSICQANALISI I segni di Lacan l'oscuro In occasione dell'iniziativa con cui. poche settimane fa. Jacques Lacan ha dichiarato lo scioglimento della sua famosa Ecole Freudienne de Paris, sono ritornati a galla, in una specie di grande rito esoreistico molti dei luoghi comuni con i quali si usa caratterizzare, e rifiutare, la sua interpretazione del freudismo e della psicoanalisi. Si è tornati a insistere sull'oscurità oracolare del linguaggio iacaniano. e si sono ripresi a titolo di esempio molti dei calembour*, giochi di parole di cui è intessuto il suo lavoro di psicoanalista e di esegeta dei testi di Freud. D'altra parte, anche in connessione con il dilagare in Italia della cosiddetta «psicoanalisi selvaggia», si è ri proposto il problema dello v/a tus scientifico della stessa psicoanalisi, e della legittimazione che dovrebbe garantire so cialmentc l'esercizio del mestiere di psicoanalista (non regolato, fino ad ora. da leggi che prevedano abilitazioni, albi professionali, e simili). Ora. questi due problemi — quello della legittimazione dell'analista e quello, in senso lato, del linguaggio — stanno effettivamente all'origine della rivoluzione di Lacan contro ['«istituzione» psicoanalitica. Il primo atto costitutivo della scuola lacaniana fu infatti la decisione che Lacan e altri psicoanalisti presero, nel 1953. di staccarsi dalla Società Psicanalitica di Parigi, rifiutando in tal modo di sottostare alla disciplina dell'istituzione e rivendicando una legittimazione autonoma del proprio lavoro. Contemporaneamente a questa rivolta, l'altro momento che definisce la caratteristica del lacanismo rispetto all'orto dossia psicoanalitica dominante può essere individuato nella relazione che Lacan preparò per il congresso di psicoanalisi che si tenne a Roma nel set tembre 1953. e che aveva per tema: «Funzione e campo della parola e del linguaggio in psicoanalisi». I due aspetti, uno disciplina re e l'altro teorico, della posi zionc di Lacan sono più stret tamente legati di quanto non sembri. La disciplina delle associazioni psicoanalitiche, in fatti, è tanto più stretta quanto più la psicoanalisi è interpreta ta come una branca della me dicina; in tal caso, come la medicina, deve disporre di mecca nismi più o meno ufficiali di autorizzazione e legittimazione. Ora. però, la reinterpretazione del freudismo che Lacan propone tende a rifiutare una visione principalmente medico-terapeutica dell'opera di Freud: non si può. sostiene Lacan, separare gli scritti tecnici di Freud, che parlano di diagnosi e cura delle malattie mentali, da quelli cosiddetti metapsicologici. in cui si delinea una vera e propria interpretazione filosofica dell'esistenza umana. Solo se ci mantiene fedeli a tutto Freud si evita, fra l'altro, la riduzione della psicoanalisi a uno stru mento di puro e semplice adattamento e integrazione sociale quale si verifica per esempio nella psicoanalisi americana Non si tratta però, d'altra parte, di leggere Freud solo e principalmente come un filoso e fo della storia, saltando più o meno esplicitamente gli aspetti terapeutici della sua opera: questo, in fondo, hanno fatto le interpretazioni della psicoanalisi date da pensatori come Herbert Marcuse e Norman Brown. Il recupero di tutto Freud, terapia e metapsicologia. passa attraverso l'approfondimento del problema della seduta analitica (e dunque anche del ruolo e dello statuto sociale dell'analista). Proprio studiando quel che accade nel concreto dell'analisi Lacan perviene alla definizione delle sue tesi caratteristiche, ad esempio a quella, tra le più conosciute, secondo cui l'inconscio è strutturato come un linguaggio. Questa tesi non significa che. stabilito che l'inconscio ha la struttura di un linguaggio, siamo più attrezzati per svelarlo e portarlo a coscienza, la psicoanalisi non è essenzialmente un lavoro di smascheramento che. portando in luce i perché rimossi, dimenticati e dunque inconsci dei nostri atteggiamenti, ci metta in grado di disporre più liberamente della nostra personalità. La scoperta che l'inconscio ha la struttura di un linguaggio significa semmai proprio il contrario di tutto questo: vuol dire infatti che non c'è una condizione originaria, occultata dalla rimozione, che si tratti di recuperare per ricostruire la verità profonda dell'io. All'origine dell'io non c'è una condizione di pienezza poi perduta e obliata, ma una serie di atti con cui l'essere umano, nell'infanzia, cerca di aaribuirsi una individualità unitaria identificandosi immaginariamente in figure-modello: gli adulti che vede intorno a sé. e innanzitutto la propria figura che. allo specchio, gli appare come una totalità organizzata, quando ancora egli, di fatto, non è capace di viverla come tale, perché non comanda pienamente i propri movimenti. Questa vicenda infantile segna tutta la storia dell'io, nel senso che sempre, quando l'uomo crede di poter disporre di sé come di un tutto organizzato unitariamente, non fa che inventarsi un io immaginario, che nella sua rigidezza può bloccare il suo effettivo sviluppo. L'individualità adulta è quella che. paradossalmente, rinuncia a queste identificazioni immaginarie e accede a quello che Lacan chiama l'ordine del ■ìimboltco. Il simbolico è l'ambito del linguaggio regolato da leggi, che sono però non solo le leggi della grammatica e della sintassi, ma anche le leggi dei rapporti di parentela, fondate sul tabù dell'incesto. L'io diventa adulto, insomma, quando impara a usare il linguaggio come mezzo di comunicazione, rispettando le regole: ma questo esige il riconoscimento del fatto che al mondo non c'è solo l'io e gli oggetti del suo desiderio, con cui egli cerca una completa identificazione (per esempio, anzitutto, la madre, sentita come quella che può colmare la debolezza e lo stato di bisogno, e ricostituire la totalità immaginaria dell'io): l'uso regolato dei segni implica la presenza di un terzo, che appunto fissa le regole: è questa la funzione che. seguendo Freud, Lacan assegna al Padre, il quale stabilendo il tabù dell'incesto rompe il circolo delle identificazioni immaginarie dell'io, perché impone un limite invalicabile al suo desiderio. Sul piano della diagnosi e terapia dei disturbi psichici, la teoria lacaniana si risolve nel considerare tali disturbi come distorsioni nell'uso dei segni: apcpsesbcaracplcbsllsdm anche nella nostra esperienza più banale, nevrotici e psicotici ci appaiono per lo più come persone che danno alle parole significati diversi da quelli cheesse hanno normalmente. Ma se le malattie psichiche sono, molto in generale, disturbi del linguaggio, la guarigione consisterà nel puro e semplice adattamento del soggetto alle regole linguistiche socialmente accettate? Si ripresenterebbe così un'interpretazione della psicoanalisi come tecnica dell'adattamento, che invece Lacan respinge. In realtà, il simbolico — cioè le regole dell'uso sociale dei segni — non ha la rigidità che è propria dell'immaginario. L'accesso al simbolico non e l'accettazione, da parte del soggetto, di un modello fisso di esistenza: è in¬ vece, negativamente, l'abbandono di ogni modello, di ogni immagine globale, e il riconoscimento che i simboli sono solo simboli, cioè segni che non si identificano con la realtà e che dunque possono essere cambiati, come possono essere cambiate le loro regole. Il nome del Padre, su cui Lacan gioca, in francese, leggendo «Nom du Pére» come «Non du Pére» (il «no» del Padre) non ha tanto la funzione positiva di imporre un determinato ordine simbolico, ma quella, negativa, di imporre l'abbandono dell'immaginario e l'accettazione di una situazione in cui i simboli si organizzano in amenza della realtà, che sfugge sempre. Contro questa assenza costitutiva, che sta alla base di ogni esperienza non nevrotica del mondo, e che pare dar luogo a esiti quasi mistici, si sono appuntati i sospetti e le critiche degli avversari di Lacan. Ma troppo spesso queste critiche si ispirano alla nostalgia per la riafferma/ione e il ritrovamento di una pienezza (le pulsioni, l'inconscio, l'affettività stessa, che in Lacan sembra perdere ogni senso) da cui certo Lacan ci invita a prendere congedo, come dal mito di un «originario» che sembra bensì offrire garanzie, ma che costituisce anche sempre una minaccia per la nostra libertà, come tutte le «immagini» a cui l'io rischia di rimanere nevroticamente attaccato. L'appello ad accedere al simbolico è invece in linea con gli esiti di una vasta area del pensiero novecentesco (pensiamo solo ad alcuni nomi: Heidegger. Wittgenstein. Adorno) che. nella rinuncia a ogni attesa mitica (immaginaria) di pienezza, sembra aver individuato la via più sicura alla libertà. Gianni Vattimo Jacques Lacan in una caricatura di David Levine (Copyright N.Y. Revicw <>l Boote. Òpera Mundi e per l'Italia «La Stampa»

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