Nel romanzo, ci sono anch'io di Carlo Cassola

Nel romanzo, ci sono anch'io CASSOLA, GUTTUSO E LA QUERELLE SU «VITA D'ARTISTA» Nel romanzo, ci sono anch'io La stupida polemica suscitata dal mio ultimo romanzo Vita d'artista è stata originata da una valutazione sbagliatissima: il carattere negativo del protagonista del romanzo Leone Verrasto. Io avevo creduto di evitarla suggerendo nel risvolto di copertina che Renato Guttuso è stato si il principale modello di Leone Verrasto. ma che dentro ci ho messo un altro bel po' di persone, cominciando da me stesso. Credevo, in tal modo, di aver prevenuto la valutazione più ingiuriosa: non è possibile che io giudiclii negativamente me stesso, non e possibile quindi che io abbia fatto di Verrasto un personaggio negativo. Salverò quanto meno la sua ambizione, che era stata la mia. Stroncature Al solito, avevo fatto i conti senza l'oste, cioè senza le corte vedute dei critici letterari e il malanimo dei giornalisti. I quali hanno tutti infierito su Verrasto; provocando le comprensibili ire di Guttuso. Non avevo messo in conto il concetto negativo che i critici si sono fatti di me: pa'si come sono dietro Pavese e Vittorini, considerati il non plus ultra degli scrittori impegnati, o viceversa dietro Landolfi e Gadda, considerati i più rappresentativi tra i disimpegnati. Quanto alla piccola cerchia di critici che mi sono favorevoli, i più mi considerano abilissimo nel descrivere la banalità del vivere quotidiano: ma che non esca dal ruolo, altrimenti sgarro. Ogni nuovo romanzo cercano di spiegarlo in base a questo vecchio criterio e, se proprio non ci riescono, lo stroncano. Così hannostroncato // superstite, che secondo me invece è il mio migliore romanzo, e questa Vita d'artista, alla quale non tenevo in modo particolare, tanto da ritardarne la pubblicazione. Se poi Vira d'artista e meritevole di considerazione allora Verrasto non può essere che un «eroedella banalità». A dire il vero, rievocando quei tempi (gli ultimi anni del fascismo e l'immediato dopoguerra) io non m'ero accorto che fossero banali. Era tutto sbagliato, se vogliamo ma questo non vuol dire che trionfasse la banalità. Comunque, sarei un imbecille se ritenessi la banalità il segno negativo caratteristico del nostro tempo. Il segno negativo caratteristico del nostro tempo è l'incoscienza, e lo dimostra anche quello che avviene in questi giorni. Basta aprire un qualsiasi giornale, si ve¬ de che i governanti e la gente scherzano col fuoco, vale a dire con la guerra. Si dimentica cosa ha detto il nostro Presidente della Repubblica nel suo messaggio di Capodanno, che la guerra vorrebbe dire la fine del mondo: va quindi evitata a ogni costo e (aggi ungiamo noi) dev'essere il punto di partenza di ricapitolazione degli avvenimenti. Quando la vita è minacciata di annientamento, non c'è che una cosa da fare: impedire che avvenga. Ogni altra preoccupazione passa in seconda linea. Valori morali E' inutile che Firpo mi contrapponga i valori morali come la libertà che io sarei disposto a sacrificare in cambio della pace. Certo che sarei disposto a sacrificarli: ma forse è attaccato a loro chi è disposto a vederli andare in fiamme insieme col mondo? Il più grande scienziato del secolo. Einstein ci aveva anunonito del pericolo fin dal 1955. Era stato categorico: O l'umanità distruggerà gli armamenti, o gli armamenti distruggeranno l'umanità. Ma un «esperto», con uno dei consueti sofismi, mi spiegò che non era il caso di allarmar¬ si, perchè Einstein conta per uno e quindi il suo è un caso isolato. Dopodiché non è che mi sia tranquillizzato, ho continuato a credere che Einstein sia un esperto attendibile e che purtroppo meriti ascolto. Torniamo al romanzo. Io non credevo davvero che la critica letteraria si sarebbe comportata in questo modo pettegolo e giornalistico nel senso peggiore della parola. Avrebbe dovuto sapere che un personaggio letterario è sempre diverso dalle persone reali a cui dice d'ispirarsi. E' sempre un condensato d'impressioni e di ricordi. Tanto più quando si tratta di un personaggio maschile: l'analogia in questi casi, è inevitabile. Voglio dire che mentre un personaggio femminile sono costretto a inventarmelo tutto, per un personaggio maschile posso ricorrere all'analogia: sia pure diversissimo da me. posso spiegarmi il suo comportamento, in determinate occasioni, domandandomi cosa farei io al posto suo. Ogiù personaggio maschile è in qualche modo autobiografico, è questo che volevo dire, e che la critica letteraria in genere non capisce, anche se la cosa è spiattellata nel risvolto di copertina. Carlo Cassola

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