Fioroni parla di tre viaggi in Austria per comprare una partita di «Skorpion» di Silvana Mazzocchi

Fioroni parla di tre viaggi in Austria per comprare una partita di «Skorpion» Interrogato a Matera su un'organizzazione eversiva di Trieste Fioroni parla di tre viaggi in Austria per comprare una partita di «Skorpion» Le indicazioni sulle formalità per l'acquisto delle potenti armi furono date da un assistente universitario - La consegna dei soldi a Treviglio e le continue paure dei pedinamenti OAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MATERA — L'immagine è quella di una rete di corsi d'acqua che vanno a confluire nel grande fiume. I rivoli sono le inchieste che i magistrati di mezza Italia hanno aperto in seguito alle dichiarazioni di Carlo Fioroni sull'Organizzazione clandestina che secondo lui sarebbe stata diretta dal «capo dei capi» Toni Negri. Il grande fiume è invece il processo alle Brigate rosse, all'insurrezione armata e al terrorismo in corso a Roma. La decisione di decentrare le indagini in varie procure per poi riallacciare le fila fu presa durante un vertice di magistrati dopo l'operazione del 21 dicembre scorso. Cosi il 4 gennaio successivo ebbe inizio la sfilata dei giudici provenienti da Reggio Emilia, da Milano, da Torino. Ieri è stato il turno di un pubblico ministero di Trieste, Roberto Staffa, 29 anni. Oggi toccherà a Giancarlo Caselli che per la seconda volta viene da Torino per interrogare Fioroni. Come già fatto dai suoi colleghi, in apertura d'interrogatorio, Roberto Staffa ha notificato a Fioroni una comunicazione giudiziaria per banda armata. Quando cominciò a funzionare l'Organizzazione a Trieste? E chi ne faceva parte? Questo il nocciolo dei quesiti posti a Fioroni da Staffa. L'episodio dal quale ha preso il via l'indagine di Trieste è stato raccontato da Fioroni l'il dicembre scorso al giudice di Milano, Armando Spataro. «Intorno all'autunno del 73 — è questo il ricordo — Tommei' (Franco Tommei è in carcere dal 21 dicembre, n.d.r.) mi incaricò di andare da Gavazzeni (Franco Gavazzeni, arrestato anche lui il 21 dicembre, n.d.r.) che aveva notevoli disponibilità finanziarie per chiedergli tre milioni che servivano all'Organizzazione per l'acquisto di una partita di mitra "Skorpion"». Fioroni raccontò ancora che Tommei aveva aggiunto che le armi si trovavano presso un'armeria austriaca, almeno a stare alle indicazioni fornite da un personaggio di Trieste, militante dell'Organizzazione, e cioè da un assistente universitario. I giudici indagarono sulla circostanza e identificarono il giovane in un certo Zamboni, nome nuovo in questa inchiesta. Evidentemente però, il pubblico ministero Roberto Staffa ha voluto riascoltare ieri la versione di Fioroni e le sue molte verità prima di prendere qualsiasi decisione sulla posizione processuale di Zamboni. Del resto l'episodio ricordato da Carlo Fioroni non ebbe un seguito perché, sempre secondo i suoi racconti, furono fatti due viaggi andati a vuoto per andare a prelevare le armi, e ciò avvenne appena Gavazzeni gli consegnò i soldi a Treviglio, vicino a Milano. La prima volta — racconta Fioroni — vi andarono Marco Bellavita, una donna e una persona che doveva essere in grado di guidarli fino all'armeria austriaca. Il secondo viaggio fu intrapreso da Oreste Strano (arrestato anche lui durante l'operazione del 21 dicembre, n.d.r.) e da sua moglie Brunilde Petralmer. Le spedizioni fallirono perché tutti ebbero l'impressione di essere seguiti dalla polizia. A questo punto, nell'Organizzazione raccontata da Fioroni, fa capolino la figura di un infiltrato. Dice Fioroni: «Dell'acquisto delle armi era certamente a conoscenza l'Egidio (Egidio Monferdin è anche lui in carcere da circa due mesi, n.d.r.) dal quale seppi che l'intermediario di Trieste (dal quale a sua volta l'assistente triestino aveva ricevuto l'informazione passata a Tommei) era forse un confidente della polizia o un sorvegliato di questa». Silvana Mazzocchi