Tenta il suicidio per il dolore la sorella della donna uccisa dal folle di via S. Sofia di Marzio Fabbri

Tenta il suicidio per il dolore la sorella della donna uccisa dal folle di via S. Sofia E' stata salvata in extremis nel suo alloggio di via Rembrandt a Milano Tenta il suicidio per il dolore la sorella della donna uccisa dal folle di via S. Sofia Franca Furiato, 28 anni, ha atteso che il marito uscisse di casa e poi ha aperto il rubinetto del gas - Ha potuto essere salvata perché i vicini hanno dato in tempo l'allarme - E' intervenuto subito il «113» MILANO — La tragedia di via Santa sSfia sembra non voler finire. Una sorella di Rita Furiato, la donna che Antonio Brambilla ha ucciso prima di morire, ha aperto il gas e ha cercato di asfissiarsi ieri nel primo pomeriggio. Non c'è riuscita per un caso. L'avevano vista tutti mercoledì pomeriggio in quella strada diventata un palcoscenico per molti, ma non per lei. Prima si aggirava timida fra la gente poi è corsa la voce, proprio mentre calavano i primi fili di nebbia e le troupes della televisione accendevano i riflettori, che c'erano delle difficoltà. Per la prima volta da quando il folle s'era asserragliato negli uffici della multinazionale «Purina» l'atmosfera peggiorava. Nel corso della notte e per tutta la mattinata la tensione era sembrata allentarsi. Alle 14 erano usciti sei ostaggi, quasi tutti avevano tirato un respiro di sollievo, ma per la famiglia Furiato non era cambiato nulla. Rita era rimasta là dentro e l'incubo continuava. Poi, improvvisa, la voce che Brambilla non risponde alle chiamate da prima delle 17. Il magistrato fino a quel momento sereno, quasi sorridente, interrompe in maniera brusca i contatti con i giorna- listi, si fa scuro in viso, corre da un palazzo all'altro. Per molti è solo un sintomo. Per una ragazza minuta in un loden grigio. Franca Furiato. 28 anni, è qualcosa di peggio. Lancia un grido e crolla a terra. Si cerca un medico ma la crisi continua, la folla muta dietro le transenne deve aprirsi per fare strada ad una ambulanza. Poco dopo quando la tragedia che si è consumata negli uffici sbarrati da 27 ore sarà conosciuta da tutti c'è un'altra sorella di Rita che grida mentre a stento la trattengono dal rotolarsi in terra, dal gettarsi contro la forza pubblica in preda ad una furia che sembra incontenibile. «Tre anni fa — urla — hanno ammassato mio fratello. Oggi mia sorella. I Furiato li volete tutti morti, ma che cosa vi hanno fatto Il fratello, Antonio, era seduto in macchina insieme a Renato Vallanzasca quando la vettura' cercò di forzare un posto di blocco della polizia stradale a Dalmine (Bergamo). Morì Antonio e morirono due agenti mentre Vallanzasca fu ferito ad un gluteo. La «maledizione» dei Furiato prima di Rita aveva colpito un'altra sorella per mesi in ospedale dopo un investimento stradale. Ieri il tentativo di morire messo in atto da Franca. Il marito era fuori, i bambini dai nonni. Sola nell'alloggio di via Rembrandt, Franca ha aperto il rubinetto del gas e si è sdraiata in attesa. Per sua fortuna l'odore acre è stato sentito dagli inquilini del piano di sopra che hanno telefonato al 113. La segnalazione, che fa comunque scattare un apparato d'emergenza ha suscitato una attività frenetica perché tutti, vigili urbani, pompieri e polizia, hanno subito collegato quel nome con quello della ragazza uccisa con una rivoltellata alla nuca dopo una prigionia estenuan te. Hanno fatto in tempo. La porta d'ingresso è volata in frantumi sotto le spallate. Franca Furiato è stata trasportata alla rianimazione dell'ospedale San Carlo e in capo a due ore era fuori pericolo. Ci vorrà ben altro per cicatrizzare le altre ferite, più profonde, che l'avevano spinta ad una scelta di morte. Un tipo di ferite che Antonio Brambilla portava dentro di sé da tempo, probabilmente da quando si era reso conto della sua condizione di figlio abbandonato dal padre quando aveva meno di sei anni. Affioravano già quando era impiegato all'azienda elettrica municipale. Morire per andare altrove è cambiare in meglio, è l'unica cosa in cui sperare» sono i versi di una poesia scritta da lui per il giornaletto aziendale, quando non aveva ancora cominciato a frequentare gli ambienti della piccola malavita milanese. Anche attaverso queste parole gli inquirenti stanno cercando di capire, di individuare la «causa scatenante» del repentino mutamento di comportamento che lo ha indotto ad uccidere Rita Furiato. Si era fatta l'ipotesi di un contatto esterno, una telefonata, ma il sostituto procuratore Dell'Osso l'ha escluso. Nessun colloquio con Brambilla è avvenuto dopo le 16.40. ora in cui il giovane aveva assicurato al magistrato «Sistemo le ultime cose e scendo». I documenti scritti da Brambilla, dei quali è certa solo l'esistenza, sono in mano ai magistrati; ma «non sono di grande importanza» ha dichiarato ieri il procuratore capo Mauro Gresti. Marzio Fabbri Milano. Rita Furiato, la vidima; a destra la sorella Franca

Luoghi citati: Bergamo, Milano