Palermo risanerà il centro storico città-fantasma con 40.000 abitanti di Francesco Santini

Palermo risanerà il centro storico città-fantasma con 40.000 abitanti Sepolto dalla guerra e svuotato dairultimo terremoto Palermo risanerà il centro storico città-fantasma con 40.000 abitanti Un gruppo di sedici architetti traccia le linee di trasformazione dei 4 antichi mandamenti con case poverissime, monasteri, palazzi del Settecento e «bassi» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PALERMO — I cantieri toccano il mare e le montagne: raggiunti dall'ultima selva di gru. i confini naturali della nuova Palermo segnano la fine dell'epopea del cemento. Tacciono i mitra dei clan rivali: non ci sono più spazi da contendersi, non ci sono più rivoltelle mafiose scatenate nella conquista delle aree. Il «delitto Mattarella» ha fermato il progetto speciale per l'area metropolitana e l'assessore ai Lavori Pubblici della città, Piero Lorello, osserva: «Con Mattarella c'eravamo incontrati a metà dicembre, un'ultima riunione, poi questa morte tutto ha bloccato». Esaurito lo spazio per i giganti a dodici piani, bloccato il progetto delle grandi infrastrutture, Palermo torna a guardarsi indietro. Esplora i quattro mandamenti del suo centro più antico, progetta il risanamento della città vecchia sepolta dalla guerra, svuotata dall'ultimo terremo to, quello del Belice, che apri nuove lesioni, nuove paure Ora che la città nuova non ha più aree. Palermo ricorda di avere 70 miliardi per il «risanamento» pronti in banca, da spendere e s'affida a nomi il lustri della cultura urbanistica. Chiama al «capezzale della rovina» scienziati al di sopra di ogni sospetto: s'affida a Giuseppe Samonà. a Gian cario De Carlo, a Umberto Di Cristina. ad Annamaria Sciarra Borzè. C'è, avviato, un gruppo di lavoro: sedici architetti, coordinati dal prof. Cesare Ajroldi. Studiano il territorio da risanare e. in un'indagine morfologica, tentano di individuare le linee generali di sviluppo del centro storico e le norme di comportamento, prima base del «piano programma». Dice Ajroldi: «A volte sono assalito da un dubbio: che Palermo si sia affidata ai "quattro saggi" soltanto per cercare un alibi e poi non far nulla». E Francesco De Simone, incaricato di coordinare il lavoro sul campo, mostra identiche perplessità: «Sempre a Palermo — dice — è presente la mafia, ma non riesco a capire perché, per il centro storico, ci si sia affidati a nomi sganciati dal potere. La paura mi assale: che una voi ta ancora si prospetti un rin vio, in attesa di nuovi equilibri di potere-. L'indagine del gruppo si concentra, in queste settimane, nell'antico mandamento dei «tribunali», alle spalle del la Kalsa. che era la città araba. Gli architetti percorrono i vicoli delle macerie, segnano gli edifici, interrogano gli abitanti superstiti. C'è da esplorare un territorio di 250 ettari: case poverissime e palazzi del Settecento, monasteri del Cinquecento e catoi, che sono le abitazioni al pianterreno, un unico ambiente con cucina e water nello stesso minuscolo angolo. Dice De Simone: «Quando arriviamo, sempre, ci domandano "A cu cercati?"... L'unico contatto tra le istituzioni e gli abitanti dei vec chi mandamenti resta quello della polizia, quando va ad ar restare qualcuno. «Ora — dice De Simone — cominciano a conoscerci: ci domandano quando avranno la casa popolare, ma a'.tri dicono di voler rimanere; pur nello sfacelo la richiesta sembra contenere la traccia non sbiadita di un tes suto urbano da rimettere in sesto». L'assessore Lorello ha fretta: «Dobbiamo approntare le case parcheggio percìié quanto resta del vecchio centro non vada disperso e gli abitanti accettino il trasferimento nella convimione che in un paio d'anni possano ritornare nelle loro strade». I vicoli, gli spazi d'improvviso assolati, rivelano danni eccezionali: palazzi e corti stupende ora non mostrano che le facciate esterne. Sono rimasti in piedi i muri perimetrali ma il resto è crollato: tetti e solai, balconi e scale. Si calcola che nei quattro mandamenti, dietro le quinte di una scenografia di fantasmi, vivano 40 mila abitanti. «A Palermo — osserva De Simone — le cifre rimangono un mistero». Nei giorni di festa un soffio di vita anima la Kalsa e la piazza Marina. Gli antichi abitanti del quartiere tornano dallo Sperone, da Borgo Nuovo e dal ghetto del quartiere Zen. Per una ricorrenza odmtcdditdnsrlRtudcrdsrpmrtczsps o una cerimonia lasciano i dormitori della nuova Palermo. Riprendono usi antichi, tornano alla Vucciria. Nei vicoli densi di banchetti colmi di generi alimentari i bottegai denunciano la morte del più importante mercato della città. Le case spopolate, la fuga degli acquirenti, li porta a riunirsi in una assemblea nella piazza Caracciolo: saranno loro a chiedere il risanamento perché dicono: «Qui ancora è possibile riportare la vita». Anselmo Guarraci. socialista, che dall'assessorato all'Urbanistica tentò di bloccare le ultime speculazioni nella nuova Palermo, si domanda che cosa avverrà quando l'edilizia «la vera e unica indu- stria della città», si sarà fermata. Guarraci ricorda gli «anni ruggenti» di viale Lazio e sembra convincersi della nascita di una nuova imprenditoria che ha spazzato «il vecchio impianto». Il caso Sindona, con l'arresto dei fratelli Spatola, ha portato alla ribalta «una famiglia di illustri sconosciuti con grondi appalti allo Sperone». Guarraci si domanda se questa «imprenditoria anonima», sorta per incanto, «non si sa attraverso quali canali» saprà riciclarsi nel lavoro del restauro. «L'importante — dice — è che dal risanamento resti esclusa quella nuova classe di professionisti esperti in intermediazione che s'afferma in città: una classe che rappresenta il vero collegamento tra mafia e politica». Sul risanamento, l'interrogativo più inquietante: per rimettere in sesto la vecchia Palermo ricomincerà a crepitare il mitra o sarà la «lupara bianca» a sconvolgere la città? «Certo, nei quattro mandamenti non ci saranno colate di cemento — risponde Guarraci — e allora gli uomini non potranno scomparire nei piloni degli edifìci; ma la mafia, per eliminare ì personaggi scomodi, adotta sistemi sempre nuovi». Francesco Santini