L'ultimo sorriso di Formiggini di Alfredo Venturi

L'ultimo sorriso di Formiggini CONVEGNO DI STUDIOSI A MODENA IN RICORDO DELL'EDITORE L'ultimo sorriso di Formiggini Di fronte alle persecuzioni feroci e stupide del razzismo fascista, scelse serenamente di morire - Nella nostra storia resterà come una significativa figura di intellettuale-imprenditore MODENA — «Salgo lassù per la scala, scenderò dall'esterno: sarà meno gravoso». Angelo Fortunato Formiggini mostra all'amico il superbo profilo della Ghirlandina. ma quello non capisce: è una metafora, è uno scherzo? Non è forse, il sessantenne editore modenese, «uno dei meno noiosi uomini del suo tempo», come lui stesso si è definito? Ma questa, fra i marmi romanici della Piazza Grande, sarà la sua ultima battuta. Perché dall'alto della torre Formiggini si getta davvero. E' il 29 novembre del '38. in questo modo l'editore ebreo ha voluto concludere la sua avventura umana e intellettuale, ormai compromessa dal regime stupido e feroce, nei suoi burocratici adempimenti razziali. Prima gli hanno imposto di dare un «nome ariano» alla sua casa editrice. Cosi la «Formiggini Editore in Roma» è diventata «Edizioni dell'Ics». Poi gli hanno chiesto l'elenco dei «non ariani» alle sue dipendenze, e lui ha risposto paziente: «Ci sono soltanto io, gli altri con la razza sono in piena regola». Infine il colpo di grazia: è costretto a mollare, la casa ormai trentennale viene liquidata. Che cosa deve mai pensare, di fronte alla seriosa ottusità fascista, lui che predica l'evoluzione dell'homo sapiens nell'home, ridens? Cosi prende un biglietto di sola andata Roma-Modena; ed eccolo ora. schiantato e morente, ai piedi della Ghirlandina. Voleva certo che il gesto facesse rumore, ma 1 apparato del regime aziona il silenziatore. L'ordine di Pavolini, ministro della Cultura popolare, è tassativo: «Il nome di Formiggini deve essere dimenticato». Negata alla vedova la pubblicazione del necrologio, ignorato il fatto dalla stampa, soltanto chi ascolta la Bbc a Monteceneri si sente dire che un editore ebreo si è ucciso, a Modena, per disperata protesta contro le leggi razziali. Più tardi la vedova, realizzando la volontà del suicida, donerà al¬ la Biblioteca Estense l'archivio editoriale, le carte di famiglia, e quella singolare raccolta di testi umoristici e comici che lui aveva chiamato la «Casa del ridere». Grave imbarazzo nelle stanze del potere: non sarà per caso contaminante l'accettare il dono di un ebreo? Per fortuna c'è la scappatoia, e il direttore dell'Estense annoterà in calce alla donazione: «La vedova è ariana». Tutto regolare dunque, o quasi. Queste vicende paradossali, ma soprattutto la ricca esperienza che esse conclusero, sono al centro del convegno che si è svolto fra giovedì e ieri a Modena, e della mostra che contemporaneamente si è aperta nelle sale della Biblioteca Estense. Si è messa a fuoco una figura suggestiva e contraddittoria, la figura di un intellettuale-imprenditore, ma più intellettuale che imprenditore, come dimostrano i conti regolarmente in rosso. La sua Casa editrice, Formiggini la fonda nel 1908. Tre anni dopo la trasferisce a Genova, e nel '16. in piena guerra, c'è il balzo verso Roma. E' qui che Formiggini stamperà libri fino all'offensiva razziale, quando le edizioni della Casa liquidata saranno rilevate dalla Bietti. Che cosa è stato Formiggini nella storia editoriale italiana? Di lui si ricordano soprattutto due collane: i «Classici del ridere» e i «Profili». Una collezione di testi sacri dell'umorismo, inteso in senso molto vasto, poiché si va da Tassoni a Rabelais, da Cervantes a Swift. e una scommessa sulle fortune ancora lontane della biografia divulgativa. Ma non è tutto: ci sono collane letterarie e poetiche, con Bontempelli e Pirandello, e testi filosofici, e «letture d'amore», e libretti d'opera. Un dato comune a tutte le collane: le dirigeva e curava personalmente lui. Formiggini, secondo una formula che è stata definita «edizione d'autore». Altra caratteristica, certo non estranea ai cattivi risul¬ o a tati economici: l'estrema cura della grafica, la qualità raffinata delle illustrazioni. Ci sono poi due iniziative che confermano la modernità del personaggio. L'Italia che scrive, mensile di informazione libraria (viene di qui l'Ics dell'estrema denominazione sociale), che in concorrenza con i Libri del giorno, di Treves. insieme informa ed esplora il mercato. La biblioteca circolante, con cui Formiggini. anticipa nel '21 certe risposte future al problema della pubblica lettura, infischiandosene di quei colleghi editori che gli dicevano: ma se i libri li presti, come puoi sperare di venderli? Si è parlato anche al convegno, dopo la relazione generale di Eugenio Garin, della storia di famiglia dell'editore. I Formiggini sono presenti nella storia modenese fin dal primo Settecento. Nel 1727 Moisé e Laudadio vengono esen¬ . tati dal dover portare il «noto segno» degli ebrei, che è un nastro rosso al cappello. Undici anni dopo il duca Francesco li fa gioiellieri di Corte. Più avanti un loro discendente. "Moisé. sarà fra gli animatori del locale partito napoleonico. Angelo Fortunato, il futuro editore, nasce nel 1878. studia filosofia, si laurea con una tesi, superfluo dirlo, dedicata al sano esercizio del ride re, attraverso una gaia giovi nezza folta di feste, burle e bicchierate, si prepara all'av ventura editoriale. Intanto ha fatto proprio un motto di Spinoza: le vicende umane non vanno derise, né compiante, né maledette vanno capite. Appunto: quando troverà impossibile capire, con il volo dalla Ghirlandina risolverà la contraddizione personale, e insieme cercherà di forzare l'intelligenza di chi resta. Alfredo Venturi

Luoghi citati: Genova, Italia, Modena, Roma