Il cinema spiato dall' occhio del duce di Gianni Rondolino

Il cinema spiato dall' occhio del duce Il cinema spiato dall' occhio del duce Mino Argentieri: ..L'occhio del regime. Informazione e propaganda nel cinema del fascismo», ed. Vallecchi, pag. 205. 69 ili.. L. 6500. Un grande ritratto del Duce che guarda attraverso l'obiettivo di una macchina da presa troneggia fra le bandiere sventolanti, un gruppo di marinai e soldati e una lunga fila di carabinieri in grande uniforme. Ai piedi una scritta a caratteri cubitali dice «La cinematografia è l'arma più forte», firmato Mussolini. E' l'immagine notissima di una manifestazione celebrativa dell'Istituto Luce, che campeggia sulla copertina di questo libro e ne chiarisce visivamente il titolo: L'occhio del regime. Quest'occhio, che indubbia- | mente vigilò attentamente sui mezzi di comunicazione di massa negli anni del fascismo, si accentrò in particolare, per quanto riguarda il cinema, sul cinegiornale e sul documentario che, per loro stessa natura, consentivano una diretta rappresentazione della realtà sotto il profilo dell'informazione propagandistica e della formazione ideologica e politica delle masse. Non stupisce pertanto che fin dal 1924 fu creato l'Istituto ..Luce», nome coniato dallo stesso Mussolini a significare L'Unione Cinematografica Educativa, ma anche le ancor più. per metafora, il nuovo sguardo, luminoso, che il fascismo gettava sull'Italia., Gli intenti propagandistici' determinarono la struttura stessa dell'organizzazione cinematografica, si scontrarono spesso con incomprensioni, difficolta di vario genere. gelosie, e anche incompetenza e approssimazione tecnica e teorica. Sicché, a scorrere gli elenchi dei singoli prodotti e ad analizzarne contenutisticamente soltanto alcuni per campione, si nota che alla propaganda diretta si preferì spesso l'informazione generica, al discorso politico quello più banalmente patriottico e nazionalistico. Ed è qui. ovviamente, che sta il carattere particolare della propaganda cinematografica fascista, in questo voler eludere o edulcorare i problemi quotidiani, dimenticare il passato «rivoluzionario» del fascismo, immergersi in una realtà sostanzialmente fittizia— cerimonie, inaugurazioni, sfilate, paesaggi, campi e officine — che impediva un rapporto critico con la vita reale. E per poco che si osservi anche il cinema spettacola¬ re di quegli anni, rarissimamente propagandistico, se ne avrà una conferma: a significare che il fascismo preferì usare il cinema, documentaristico o di finzione, per «omogeneizzare» il pubblico all'insegna del disimpegno ideologico piuttosto che organizzarlo politicamente. Di questi problemi più ampi che abbracciano nella sua totalità il «cinema fascista» Argentieri non parla, limitandosi a tracciare la cronistoria dell'Istituto Luce dal 1924 al 1945, senza purtroppo fornirci gli elenchi e i sommari dei cinegiornali che avrebbero costituito eccellente materia per ulteriori studi e indagini. Ma anche in questi limiti, il suo libro apre un utile spiraglio su un periodo storico, che in questi ultimi anni è stato oggetto di attenta analisi. Gianni Rondolino

Persone citate: Argentieri, Duce, Mino Argentieri, Mussolini

Luoghi citati: Italia