I trampolieri raccontano una misteriosa avventura di Fulco Pratesi

I trampolieri raccontano una misteriosa avventura Gli uccelli protagonisti e testimoni di una migrazione I trampolieri raccontano una misteriosa avventura Fulco Pratesi: «I cavalieri, della grande laguna», ed. Rizzoli, pag. 216. lire 7000. Aver la penna facile e una visione poetica della natura è una bella fortuna per un protezionista impegnato, qual è Fulco Pratesi. Ecco perché, dopo aver tentato tutte le strade possibili di persuasione, egli tenta la via del cuore per impietosire e interessare la gente sulla sorte degli uccelli. E ci riesce in questo romanzo di fantasia imperniato su fatti veri e documentati, in cui l'autore s'impersonifica in un uccello. Non a caso, questo uccello è un cavaliere d'Italia, uno splendido e gentile trampoliere che cammina effettivamente sui trampoli delle lunghissime zampe sottili, che vola con eleganza con le ali distese e le zampe smisurate protese all'indietro. Un trampoliere che da cent'anni aveva disertato il nostro Paese e che nel 1965 ricompare miracolosamente a nidificare prima nella laguna d'Orbetello. poi via via in Sardegna, in Romagna, in Puglia. Pratesi narra la storia romanzata della prima migrazione di uno stormo di cavalieri d'Italia dalla Spagna al grande lago centroafricano scelto per passarvi l'inverno. Ma l'originalità del libro sta nel fatto che questa volta sono gli uccelli che parlano, a mo' dei fumetti e ci fanno partecipi in maniera più immediata delle loro vicissitudini e della grande misteriosa periodica avventura: la mi-, grazione. Un fenomeno sul quale gli scienziati indagano da secoli e che rimane ancora in gran parte avvolto nelle tenebre. Che un uccello come il cavaliere d'Italia, un fuscello nell'immensità del cielo, in tutto un'etto e mezzo di materia vivente, sia capace di trasvolare terre e mari alla ricerca di una precisa località di nidificazione o di svernamento, superando difficoltà atmosferiche e mantenendo costantemente la giusta rotta, è un miracolo che non cessa mai di stupirci. Anche se gli scienziati qualcosa hanno scoperto, il ruolo del sole ad esempio nell'orientamento dei migratori diurni, quello delle stelle per alcuni migratori notturni o, per quanto controversa, l'influenza del magnetismo terrestre. Ma brancoliamo ancora nel buio. Nella presentazione della sovracoperta, Bassani sostiene che «i cavalieri in fondo siamo noi. che cerchiamo, senso fortuna, la grande Laguna in cui posare definitivamente». E' l'interpretazione di un poeta. In effetti, non c'è allegoria. Gli animali parlanti di Trilussa. di La Fontaine. di Fedro o di Esopo, quelli si sono uomini travestiti da volpi, da lupi, da agnelli o da topolini impregnati dei nostri vizi e delle nostre scarse virtù. Ma i cavalieri di Pratesi sono invece uccelli veri che di umano hanno soltanto il linguaggio, ironico, serio o scanzonato. Niente altro. , Le situazioni sono autentiche, come autentico è il modo di nidificare, di fare all'amore, di covare, di migrare, non solo dei cavalieri ma di tutta quella folla di uccelli che l'au¬ tore incidentalmente descrive, pittime o piovanelli. gabbiani o falchi pellegrini, fratini o gambecchi, combattenti o volpoche. E non meno autentici sono «l'acqua di morte». l'acqua inquinata dai micidiali scarichi industriali dove le creature viventi muoiono intossicate o i ..bastoni di tuono», i fucili dei cacciatori. Un linguaggio pittoresco e immaginoso, come i nomi affibbiati ai protagonisti alati. Probabilmente Pratesi si sarà divertito a entrare nella veste dei suoi personaggi e a raccontare questa favola fantastica così vicina alla realtà. E non meno di lui si divertiranno i lettori. I. Lattes Coifmann

Persone citate: Bassani, Fulco Pratesi, La Fontaine, Lattes Coifmann

Luoghi citati: Italia, Orbetello, Puglia, Romagna, Spagna