L'Fbi avrebbe la prova Sindona fu in Italia durante il «rapimento»

L'Fbi avrebbe la prova Sindona fu in Italia durante il «rapimento» Processo all'ex banchiere a New York L'Fbi avrebbe la prova Sindona fu in Italia durante il «rapimento» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — A 18 ore dall'incarcerazione di Sindona. dopo la revoca del rilascio in libertà provvisoria, il «supertestimone» Bordoni ha incominciato a deporre al processo per la bancarotta fraudolenta della Franklyn. Egli ha spiegato come, per l'acquisto di questa banca, enormi somme fossero state inviate illegalmente al finanziere dall'Italia. Ma all'apertura della seconda udienza, più che su Bordoni, l'attenzione generale s'è ancora accentrata sui motivi dell'annullamento della cauzione di Sindona. E ciò perche «un'autorità investigativa» non meglio identificata ha ammesso che la traduzione in carcere è collegata alla scomparsa del banchiere di Patti dal 2 agosto al 16 ottobre. Si dice che l'Fbi la polizia federale, abbia raccolto due prove schiaccianti di simulazione a carico dell'imputato a proposito del misterioso sequestro durato due mesi e mezzo. La prima, già accennata sarebbe che la ferita alla gamba gli fu inferta sotto narcosi, pare col suo consenso. La seconda, clamorosa, sarebbe che durante la sua sparizione egli andò in Italia con un passaporto falso, come ha scritto il Datili News. Sindona sarebbe tornato a New York solo perche l'Fbi si accingeva a incriminare per falsa testimonianza la figlia Maria Elisa e il genero Pier Sandro Maglioni. Sulla vicenda, il sostituto procuratore Kenney mantiene però un rigido riserbo. Si ignora se ne parlerà nel corso del processo. Bordoni, che e coimputato con Sindona e un altro ex dirigente della Franklyn Shaddick rifugiatosi nelle Bahamas ha fatto la sua deposizione con voce debole e palese stanchezza. L'ex braccio destro del finanziere ha trascorso l'ultimo anno e mezzo nelle carceri di Manhattan e non è in buone condizioni di salute. Ha evitato di guardare Sindona o i suoi familiari consultandosi solo di tanto in tanto con l'avvocato difensore Di Falco. Ha raccontato di essere stato invitato a New York dal banchiere di Patti nel giugno del '72 e di aver ricevuto l'offerta della direzione della Franklyn. «Mi disse di aver la possibilità di acquistare 1 milione di azioni della banca, e mi incaricò di trasferirgli 40 milioni di dollari-. La transazione sarebbe avvenuta in questo modo. Dalla Banca Unione e dalla Banca Privata Finanziaria entrambe di Sindona. Bordoni avrebbe dato disposizioni alla Amincorn di Zurigo di versare 18 milioni e 17 milioni di dollari rispettivamente sulla Faseo A. G. del Lussemburgo in data 20 luglio '72. Subito dopo, ancora attraverso la Banca Privata Finanziaria ne fece versare altri 5 milioni. -A quanto so — ha detto il supertestimone — la Amincorn apparteneva all'imputato: me lo precisarono a voce due suoi dirigenti. Marca e Baisi. Era sua anche la Fusco-. Ufficialmente, la Amincorn. al centro di molte operazioni del finanziere, faceva capo a due società «fantasma» del Liechtenstein la Kilda e la Kaitas. La transazione di Bordoni sarebbe stata comunque in violazione dei regolamenti bancari italiani per parecchi motivi: avveniva al di fuori del Consiglio d'amministrazione e dell'ufficio dei cambi, superava il limite obbligatorio di un quinto del capitale sociale versato, coinvolgeva depositi illegali all'estero. Dalla testimonianza di Bordoni si deduce che questo tipo di attività della Banca Unione e della Banca Privata Finanziaria, f usesi successivamente nella Banca Privata Italiana, era normale: i due istituti cioè sarebbero stati un canale per l'esportazione illecita di capitale. Bordoni ha anche accennato a un coinvolgimento dell'Interbanca. l'istituto per i finanziamenti a medio termine negli affari di Sindona. Egli ha detto che nell'ottobre del '72 quando la Banca Unione si trovò a corto di liquido, il finanziere gli ordino di chiederli a essa. L'avvocato Frankel. capo del collegio della difesa, ha contestato tutta la deposizione. Frankel contava di presentare al giudicee Griesa una videocassetta con la testimonianza di tre cardinali del Vaticano sull'affidabilità del suo cliente. E' andato a Roma sabato passato per ottenerla, ma il Vaticano ha rifiutato la sua utilizzazione al processo. e.c.