I tre saggi non hanno un nome da proporre per il dopo-Carli di Emilio Pucci
I tre saggi non hanno un nome da proporre per il dopo-Carli A sette giorni dalla Giunta della Confindustria I tre saggi non hanno un nome da proporre per il dopo-Carli ROMA — Sei mesi di consultazioni allargate, di vertici ristretti, di riunioni segrete e di colloqui riservati: il tutto non è ancora servito a trovare il successore di Carli alla guida della Confindustria. La missione dei «tre sàggi» (De Michelis. Mazzoleni e Modiano), incaricati di sondare gli umori della base imprenditoriale, si sta rivelando più difficile del previsto. Ad una settimana esatta dalla seduta della giunta confederale, convocata per mercoledì 13 febbraio, la situazione è confusa e nessuno, al momento, è in grado di tracciare l'identikit del nuovo presidente che succederà a Carli nella prossima primavera. n «parlamentino» degli industriali si troverà di fronte il 13 febbraio ad una serie di no da parte di candidati di prestigio. Questi «papabili», si dice, avrebbero declinato l'invito, perché assorbiti completamente dalla conduzione dei propri gruppi in una fase particolarmente delicata dell'attività produttiva. Gli ultimi due nomi in corsa, Luigi Orlando, presidente della Smi (Società metallurgica Italia' na) di Firenze e Franco Mattei, vicepresidente della Pirelli, avrebbero nei giorni scorsi ribadito la loro indisponibilità alla carica. A questo punto, sembra inevitabile, come ultimo tentativo, il ricorso ad una presidenza «di transizione». La scelta sembrerebbe ristretta a due nomi: Emilio Mazzole.ni, uno dei «tre saggi» ed ex' presidente della Federmecca nica, e Enrico Chiari, titolare dell'azienda «Chiari e Forti». Dei due. il primo godrebbe dei maggiori favori, mentre Chiari potrebbe contare soltanto sull'appoggio di alcuni imprenditori del Nord. Una presidenza Mazzoleni, a quanto si sostiene in certi ambienti, porterebbe ad un gruppo di vicepresidenza composto da Mercolini. Salza, Mandela e Buoncristiani, più i due vicepresidenti di diritto Luigi Abete (presidente dei giovani industriali) e Marcello Modiano (presidente dei piccoli industriali). Ma non è neanche da escludere che la giunta possa decidere mercoledì prossimo di far slittare ancora di qualche settimana la decisione, incaricando la commissione dei «tre saggi» di fare un nuovo giro di consultazioni, magari J ricorrendo ad un arbitrato dei protagonisti della grande industria. Non sarà facile comunque trovare un punto di contatto tra le tendenze maturate nel' l'ultimo periodo: se la Confindustria, cioè, debba essere più rappresentativa dei grandi o dei piccoli imprenditori; se il presidente debba essere un imprenditore «puro», un uomo di trincea che conosca da vicino i problemi della fabbrica, o una figura paragonabile a quella di amministratore delegato; se l'organizzazione debba ricoprire un ruolo di proposta sulle scelte di politica economica o se debba limitarsi ad assicurare il funzionamento della complessa macchina organizzativa interna, trasformandosi cosi in una sorta di club degli industriali; se la Confindustria debba o no continuare ad arginare le sollecitazioni che provengono con sempre maggiore insistenza da parte di alcune forze politiche, tendenti a ridimensionare la li- nea di equidistanza dai partiti che ha caratterizzato la gestione Carli. Molto dipenderà ovviamente dalla personalità del nuovo presidente il cui volto stenta ancora a prendere consistenza. Dopo gli anni dei «cavalli di razza» alla testa della Confindustria l'80 potrebbe quin¬ di aprirsi con una presidenza «di riflessione», che operi attraverso il metodo di una qualificata collegialità. Emilio Pucci
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