Denunce, querele e appelli dei dieci magistrati sospettati di aver simpatie per gruppi terroristici

Denunce, querele e appelli dei dieci magistrati sospettati di aver simpatie per gruppi terroristici Mentre si parla di un'inchiesta continuano le insinuazioni Denunce, querele e appelli dei dieci magistrati sospettati di aver simpatie per gruppi terroristici ROMA — La battaglia si combatte ormai soprattutto cercando di influenzare l'opinione pubblica: è stato anche in base a questa constatazione che i dieci magistrati romani messi sotto accusa attraverso una campagna senza precedenti di allusioni e notizie «confidenziali», hanno deciso ieri di attaccare a loro volta con denunce, querele ed appelli alle massime autorità dello Stato perché la loro funzione venga salvaguardata. La vicenda si sta snodando su un doppio binario: da una parte l'inchiesta che il tribunale designato dalla Cassazione deciderà se aprire o meno dopo aver valutato la consistenza degli elementi che si pretende colleghino i giudici ai terroristi. Dall'altra, mentre l'indagine segue senza lampi di luce i juoì tempi tecnici, le insinuazioni continuano a gettare il sospetto sui dieci giudici. In certi casi, anche astenersi da ogni giudizio può apparire avallo per un'operazione diffamatoria. Per questo ieri un sostituto procuratore generale da tutti ritenuto al di sopra delle parti Enrico Di Nicola, ha sentito il bisogno di fare una dichiarazione pubblica. Ieri ha tenuto a rendere pubblico il suo «stupore e sgomento» alla notizia del procedimento penale contro i colleghi. «Quale p. m. fino ad oggi in quel procedimento, posso solo affermare di non aver preso alcuna iniziativa in proposilo, di non aver mai ritenuto che dovesse essere presa un'iniziativa del genere, e di non essere stato informato da alcuno di fatti da cui potessero emergere fondati sospetti di reato a carico di magistrati». Nella dichiarazione c'è anche una notizia: quel «fino ad oggi» indica da parte del sostituto l'intenzione di astenersi dal condurre ancora personalmente un'indagine già così strumentalizzata. La precisazione poi rafforza le perplessità. Quali valutazioni hanno spinto la Procura generale a trasmettere alla Cassazione il rapporto della Digos sui giudici sotto accusa, senza che neanche il titolare dell'indagine ne venisse informato? Qualcuno interpreta questo atto come l'inaugurazione di una prassi del tutto nuova, il segnale di una originale interpretazione dell'articolo 60 del codice di procedura, che prevede la trasmissione degli atti alla Cassazione «se si deve procedere contro un giudice», quando cioè la consistenza degli indizi è già stata soppesata. I giudici sospettati di simpatia coi terroristi, comunque, ieri hanno presentato alla pretura una denuncia, perché venga identificato il responsabile della «trasmissione alla stampa» delle notizie sull'apertura dell'inchiesta («a conoscenza solo dell'ufficio istruzione e della procura generale»). Cerminara, Coirò, bragotto, Misiani. Marrone, Paone Rossi, Saraceni, Viglietta e Vittozzi parlano apertamente di un «uso strumentale del segreto istruttorio» che ha compromesso la loro reputazione. Copia della denuncia è stata trasmessa al ministro di Grazia e Giustizia ed al procuratore generale presso la Corte di Cassazione, titolari dell'azione disciplinare a carico di magistrati, perché valutino se l'aver diffuso la notizia non costituisca «grave violazione del dovere di segreto e di liservatezza su alti istruttori e di ufficio». Infine i dieci giudici hanno firmato un appello al capo dello Stato (in quanto presidente del Csm) e allo stesso Consiglio superiore per chiedere se il neo-senatore Vitalone. autore dell'interpellanza che ha dato il via alle polemiche, «abbia conservato presso gli uffici romani quella situazione di particolare preminenza che motivò a suo tempo il suo trasferimento ad altra sede». I dieci chiedono anche che si individui chi «abbiu consentito al sen. Vitalone la visione degli atti, e abbia rilasciato copia de1 documento» che era alla base dell'interpellanza. Vitalone ha ribattuto parlando di «odiosa provocazione». g.z.

Persone citate: Cerminara, Marrone, Misiani, Paone Rossi, Saraceni, Viglietta, Vitalone, Vittozzi

Luoghi citati: Roma