Contrasti in aumento tra i 61 licenziati Fiat

Contrasti in aumento tra i 61 licenziati Fiat Il «caso» è ancora in alto mare Contrasti in aumento tra i 61 licenziati Fiat C'è chi considera ormai chiuso il problema del «comportamento antisindacale» e chi invece vuole «andare fino in fondo» Il caso dei 61 licenziati Fiat è ancora in alto mare mentre si alternano polemiche, proposte, accuse, titubanze. Scade la prossima settimana il termine per opporsi al decreto del pretore Denaro e finora nessuna decisione è stata presa dalla Firn e dal sindacato, diviso tra chi vuole «andare fino in fondo» e chi preferisce — considerata chiusa la parentesi del processo per comportamento antisindacale — impegnarsi seriamente nella discussione delle cause individuali. Una tesi quest'ultima che al momento sembra prevalere. Proseguono intanto i colloqui fra il gruppo dei 50 che hanno scelto la difesa del sindacato (alcuni di loro, però, tra i cinque e i dieci, avrebbero già accettato il licenziamento rinunciando a fare causa) e i 10 «dissidenti» patrocinati dal collegio di difesa alternativo che vorrebbero ricostruire l'.unità politica dei licenziati». L'invito rivolto ai 50 dai «dissidenti» affinché «si riuniscano a loro per non frantumare l'unità in tante piccole cause individua- li» è stato ripetuto ieri pomeriggio in un'assemblea alla Galleria d'arte moderna. Presenti un centinaio di lavoratori, uno dei licenziati (gruppo dei 10) ha riassunto la vicenda dei 61, polemizzando con tutti (dalla Fiat al sindacato, al pei, alla stampa). Le accuse. I licenziamenti sarebbero stati nient'altro che un esempio che la Fiat ha voluto dare a tutti i lavoratori, un monito in pratica a comportarsi bene per non rischiare di seguire la sorte dei 61. Il sindacato («semplice cinghia di trasmissione dei partiti») e il pei avrebbero soffocato la classe operaia sotto una cappa di piombo. Non sono mancate le polemiche con i 50 che «agendo in modo opportunista» firmarono il documento sindacale (quello sulla condanna del terrorismo e di ogni pratica di sopraffazione e d'intimidazione). «Non sono dei traditori, con loro possiamo confrontare le posizioni per arrivare ad una linea unitaria» ha concluso l'oratore. I tempi per chiarire le «discordanze» sono sempre più stretti: il 27 febbraio davanti al pretore del lavoro Grassi si discute il primo processo «individuale» per un operaio della Firn; il secondo (finora non sono stati presentati altri ricorsi) è per il 13 marzo di fronte alla dottoressa Violante che il 27 marzo dovrà decidere sul ricorso «collettivo» dei dieci «dissidenti».

Persone citate: Denaro