L'ombrello americano offerto al Pakistan di Bernardo Valli

L'ombrello americano offerto al Pakistan I colloqui di Brzezinski con il generale Zia L'ombrello americano offerto al Pakistan Islamabad assumerebbe nel Golfo il ruolo che era di Teheran DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE RAWALPINDI — Appena sbarcato in questo Paese di «pnma linea», dove si è conclusa da poco la conferenza islamica. Zbigniew Brzezinski ha voluto dare alla sua missione politico-militare un pizzico di «religiosità». Venuto a discutere di dollari e di armi, accompagnato dagli esperti del Pentagono, il consigiere di Carter ha cominciato con una dichirazione spirituale: «Gii Stati Uniti condividono con il mondo musulmano una profonda fede religiosa». La frase non è dispiaciuta ai padroni di casa pakistani, che esercitano il potere attraverso le caserme è le moschee. ed è stata gradita anche dagli altri Paesi musulmani, che cercano di dare all'alleanza con gli Stati Uniti accenti diversi da quelli che abitualmente prevalgono nei rapporti con una superpotenza in quanto tale. Alle porte dell'Afghanistan occupato dalle truppe sovietiche, le parole di Brzezinski hanno assunto un tono da crociata. Ma è stato un semplice cenno, niente di più. Poi rinviato della Casa Bianca è passato ai fatti. Con il generale Zia ul-Haq ha parlato della nuova situazione creata dall'arrivo dell'Armata rossa al Passo di Khyber, cioè dal brusco avvicinamento dell'Unione Sovietica all'Oceano Indiano, alla via del petrolio. Il primo compito di Brzezinski è quello di ridare credibilità alla politica americana. La crisi iraniana irrisolta e l'invasione dell'Afghanistan ancora calda, bruciante, rendono difficile la sua missione. Quei due avvenimenti sono stati «subiti» dagli Stati Uniti, che in entrambi i casi sono stati colti di sorpresa. Ma, soprattutto, essi hanno vibrato un severo colpo alla già scarsa fiducia che i Paesi della regione avevano nell'amministrazione Carter. Spetta adesso a Brzezinski convincere il mondo musul mano, prima qui a Islamabad e poi a Riad, nell'Arabia Sau dita, che gli Stati Uniti inten dono realmente svolgere un ruolo di grande potenza. Gli ultimi discorsi di Carter han no impressionato, ma non hanno dissipato del tutto lo scetticismo. Il riarmo del Pakistan, che il consigliere di Carter è venuto a proporre al generale Zia ul-Haq, dovrebbe essere il primo gesto concreto di Washington, tendente a dis sipare i dubbi, oltre che a gettare le basi di un nuovo sistema di «contenimento» dell'espansione sovietica. In sostanza il Pakistan dovrebbe colmare il vuoto lasciato dal regime dello Scià, al quale gli americani avevano affidato il compito di sorvegliare il Golfo Persico, dopo la «ritirata imperiale» britannica. La «dottrina Carter» prevede in questa area geografica la creazione di un consorzio internazionale, formato dall'Arabia Saudita, dalla Cina, e. ovviamente dagli Stati Uni¬ s ti, al fine di aiutare il Pakistan a trasformarsi in una potenza regionale. Poiché un'intesa formale in questo senso è impossible (il Paki stan sarebbe il primo a respingerla), l'operazione do vrebbe essere realizzata con accordi bilaterali. Quello tra Islamabad e Washington potrebbe diventare un trattato di mutua assistenza, che vin colerebbe gli Stati Uniti a in tervenire se questo Paese ve nisse minacciato. Il generale Zia ul-Haq sarebbe disposto a stabilire questi rapporti con gli Stati Uni-i ti, ma dopo la sorte toccata allo Scià di Persia vorrebbe Bernardo Valli (Continua a pagina 2 In prima colonna)

Persone citate: Brzezinski, Zbigniew Brzezinski