Mentre un commando sparava contro le guardie l'altro lanciava bombe all'impianto del metano di Alvaro Gili

Mentre un commando sparava contro le guardie l'altro lanciava bombe all'impianto del metano Mentre un commando sparava contro le guardie l'altro lanciava bombe all'impianto del metano Ricostruito attimo dopo attimo l'assalto dei «nuclei comunisti territoriali» - Tra gli attentatori assassini c'era anche una ragazza bionda - Ieri mattina, corteo di operai a Settimo: «Non facciamo sciopero perché è ciò che vogliono i terroristi» Polizia e carabinieri hanno ricostruito attimo per attimo l'assalto alla ..Franitele di via Milano 199 alla periferia di Settimo. Ore 21,50 di giovedì: gli operai del turno di notte sono già tutti nello stabilimento, di quelli che invece hanno appena staccato, soltanto qualcuno è ancora in fabbrica, in coda allo sportello dove sono consegnati gli anticipi della busta paga. Nella guardiola c'è il sorvegliante Carlo Ala. 59 anni, abitante a Brandizzo in via Po 16 bis: il suo collega Giovanni Pegorin. 39 anni, residente a Verolengo in viale Rimembranza 13. è sulla porta, chiacchiera con Pasqualino De Marchi, autista del bus che ha portato alla «Franitele i 40 operai della notte, ed con Mario Lutri. agente dell'istituto di vigilanza «Orione». Dal buio escono quattro individui, i volti parzialmente celati da fazzoletti o da maglioni tirati su fino al naso. Tre uomini abbastanza giovani ed una ragazza bionda. In pugno stringono pistole, le spianano contro Lutri, l'autista e il sorvegliante. Due degli sconosciuti in un baleno irrompono nella guardiola, costringono faccia al muro Carlo Ala, i complici trascinano nel gabbiotto gli altri ostaggi. «Niente paura — dicono calmi —. Siamo un gruppo di fuoco comunista, non ce l'abbiamo con voi. State buoni e non vi faremo nulla-. Dall'oscurità sbucano al tre due figure, rapide si dirigono verso l'infermeria, attigua alla guardiola. «Fino all'anno scorso — dirà Giovanni Pegorin — là c'era l'ufficio-paghe, ho pensato che quelli volessero rapinare i soldi e non sapessero che dopo una tentata rapina alle tredicesime del 1978 la cassa era stata spostata in un luogo più sicuroAggiunge Mario Lutri: «Credevo avessero intensione di fare un esproprio proletario-. Invece i due hanno scopi di versi. Irrompono nell'inferme ria. lanciano contro il muro di fondo bottiglie incendiarie. De tonazioni lacerano il silenzio, si levano alte fiamme, una parete rovina sbriciolata dalle esplosio ni. «I terroristi si sono serviti di molotov e di bombe ad alto potenziale — spiegano gli esperti della scientifica —. Oltre la parete di fondo c'è, separata da reti e grate, il vano della centralina del metano, se il fuoco giungesse all'impianto per lo stabilimento e quanti vi lavorano sarebbe la fine. Una serie infernale di scoppi farebbe esplodere i quattro altiforni della «Framtek-, sarebbe un massacro. I terroristi abbandonano l'infermeria, passano dinnanzi alla guardiola, compaiono sul piazzale dove un altro complice sta tenendo in ostaggio Leonilda Mistrorigo e sua figlia Giovanna Rosa. La ragazza racconta: «Con la nostra "127" eravamo venute a prendere mio marito, ho fermato a pochi metri dall'ingresso. Sapevo che mio marito doveva ritirare la paga, non mi sono preoccupata. All'improvviso abbiamo senfi to bussare al finestrino, un ragazzo ci ha puntalo addosso una rivoltella facendoci segno di stare zitte. Poi, subito dopo, nella fabbrica è successo il finimondo. Scoppi, urla, gen te che usciva di corsa-. Nella guardiola Giovanni Pegorin. Carlo Ala, Mario Lutri e Pasqualino De Marchi vedono i due terroristi abbandonare di corsa l'infermeria. Le detonazioni fanno vibrare i vetri del gabbiotto. i quattro tipi armati non perdono la calma. « Voi due — dicono indicando i sorveglianti, gli unici ad indossare la divisa blu di custode — venite qui-. Fanno sdraiare l'Ala al centro del locale, Pegorin e costretto a seguire un terrorista dietro il tramezzo che nasconde il gabinetto. Anche Pegorin deve sdraiarsi. Un attimo; dieci spari. Chi fa fuoco su Ala è animato da odio cieco: preme il grilletto 8 volte, le pallottole dilaniano le gambe del sorvegliate, recidono l'arteria femorale. L'uomo morirà dissanguato appena arrivato al l'ospedale. Il commando fugge, sull'in gresso s'imbatte in un operaio che sta entrando alla «Framtek» in auto. L'operaio d'istinto accelera, la vettura velocissima attraversa il cortile, svolta dietro un capannone. Appena in tempo, dal gruppo dei terroristi parte una sventagliata di mitra, la raffica sfiora il baule della macchina. Nella fabbrica divampa il caos: dappertutto accorre gente, nessuno riesce subito a ren¬ dersi conto di che cosa sta accadendo. I terroristi ne approfittano: salgono su una «Alletta» ed una «131» rossa che la sera prima era stata rapinata da tre giovani a S. Mauro ad un rappresentante. Il complice che tiene a bada madre e figlia si fa consegnare le chiavi, intima: «Guai a voi se vi muovete- e di corsa raggiunge i compagni. L'«Alfetta» e la «131» si allontanano nella foschia, inseguite dai colpi di pistola dell'agente dell'.Orione» Lutri che ripresosi dallo smarrimento si era precipitato sul piazzale. L'assalto e il vile assassinio di Carlo Ala hanno suscitato unanime sdegno. Per tutta la notte il consiglio di fabbrica della «Framtek» è rimasto riunito, ieri mattina alle 9 le maestranze si sono recate in corteo in piazza Martiri della Libertà di Settimo. La piazza ha raccolto una folla imponente; cittadini, lavoratori e consigli di fabbrica di tutta la provincia. Senza numero gli striscioni dei sindacati. Il presidente del Consiglio regionale, Sanlorenzo, ha detto: «Non siamo di fronte a un atto di guerriglia, ma a un feroce omicidio. Carlo Ala era iscritto alla Firn, il suo compagno Giovanni Pegorin è ancìie iscritto al pei. E'evidente il connotato reazionario dei terroristi, di questi cosiddetti rivoluzionari-. Tra gli altri oratori: il sindaco di Settimo, Cravero, il sindacalista Persio, rappresentanti della Firn, colleghi del povero Ala. I delegati dei sorveglianti Fiat hanno deciso di devolvere due ore di lavoro alle famiglie dei due colleghi colpiti. «Non faremo sciopero — hanno detto — sarebbe proprio quello che vogliono i terroristi-. Alvaro Gili Migliaia di lavoratori hanno sospeso il lavoro a Settimo per testimoniare solidarietà alla famiglia di Carlo Ala, il primo operaio del cruppo Fiat assassinato

Luoghi citati: Brandizzo, Verolengo