Washington: un «progresso» per gli ostaggi Usa in Iran

Washington: un «progresso» per gli ostaggi Usa in Iran Fiducia per l'iniziativa di Kurt Waldheim Washington: un «progresso» per gli ostaggi Usa in Iran DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — / sei diplomatici americani fuggiti lunedì da Teheran, con l'aiuto del Canada, hanno ricevuto un'entusiastica accoglienza a'ia loro prima apparizione pubblica ieri a Washington. Sorridenti, in ottima salute, essi hanno risposto per oltre un'ora al fuoco dì fila delle domande dei giornalisti, sotto le luci delle telecamere, in una conferenza stampa al Dipartimento di Stato. Alla gioia della manifestazione ha contribuito la notizia, per ora non confermata ufficialmente, che «si sono registrati i primi progressi», nelle trattative del segretario generale dell'Orili. Waldheim, per il rilascio degli ostaggi dell'ambasciata. La notizia è venuta dal Congresso, dove il segretario di Stato Varice ha fornito «informazioni riservate» al presidente della commissione Esteri del Senato. Church. La liberazione dei 50. oggi al 91 giorno di detenzione, non è considerata imminente: pare però che Waldheim si accinga a partire per l'Iran con una formula di compromesso. Il ritorno dei sei diplomatici ha rappresentato per gli Stati Urliti il momento più bello dall'inizio della crisi iraniana, il 4 novembre, e di quella afghana, il 27dicembre. Il presidente Carter, che più tardi ha invitato i sei alla Casa Bianca, ha telefonato al premier canadese Clark per esprimergli la sua gratitudine. In numerose città sono stati eretti cartelloni con su scritto: «Grazie Canada». L'ambasciatore canadese a Teheran. Taylor, rientrato a Ottawa, è stato costretto a chiedere ai giornalisti americani di non descriverlo come «un agente 007». / diplomatici sono sembrati commossi e ansiosi che i 50 ostaggi vengano rilasciati presto «perché da tre mesi vivono probabilmente in condizioni disumane». Sia la Casa Bianca sia il Di¬ partirnento di Stato sperano die la romanzesca fuga da Teheran non comprometta i negoziati sugli ostaggi. L'ambasciatore iraniano a Ottawa, prospettando ritorsioni contro il Canada, ha espresso il parere che «il rilascio sarà ritardato». Ma l'atteggiamento de> segretario generale dell'Onu. Waldheim è di fiducia. Egli sembra credere che l'elezione di Bani Sadr a presidente aprirà 'a strada al compromesso. Aspetterebbe, prima di partire per Teheran, che l'autorità del nuovo capo dello Stato si sia affermata. Waldheim ritiene che, con l'appoggio di Khorneini, Bani Sadrriuscirà a imporsi agli studenti e ai guerriglieri che occupano l'ambasciata. Il suo piano consiste nel formare una commissione internazionale d'inchiesta sull'operato dello Scià, e nel fare liberare gli ostaggi all'inizio dei lavori di questa. All'Orni si dice che Bani Sadr sia favorevole a questo piano, sia pure con qualche modifica. Interpellato dai giornalisti, il portavoce del Dipartimento di Stato. Hodding Carter ha fatto capire che la soluzione sarebbe accettabile. Gli Stati Uniti, ha detto, non potrebbero acconsentire a un processo allo Scià senza il rilascio dei 50. Hodding Carterha aggiunto però che il suo governo non permetterà mai die lo Scià venga estradato in Iran. L'ex sovrano rimarrebbe a Panama, in domicilio coatto, durante l'inchiesta. Probabilmente, alcuni dei suoi beni verrebbero restituiti a Teheran, e gli Stati Uniti porrebbero fine al congelamento dei «fondi» iraniani nelle loro banche e alle altre ritorsioni economiche adottate. e.c.

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