L'assalto terrorista alla Fiat poteva causare un'altra strage di Claudio Giacchino
L'assalto terrorista alla Fiat poteva causare un'altra strage Un commando ha incendiato la Framtek presso Torino L'assalto terrorista alla Fiat poteva causare un'altra strage Le fiamme non hanno raggiunto la centralina del metano nella fabbrica - Il sorvegliante morto dissanguato dopo la sparatoria TORINO — Se il fuoco attizzato dalle bombe si fosse propagato alla centralina del metano sarebbe saltata in aria tutta la fabbrica. Una catena di scoppi avrebbe fatto esplodere i quattro altiforni dello stabilimento, sarebbero morti chissà quanti operai. Questo, poteva essere la conseguenza dell'assalto che i terroristi l'altra sera a Settimo, uno dei centri più popolosi della cintura torinese, hanno compiuto alla «Framtek». un'industria della Fiat (gruppo Teksid) che costruisce molle elicoidali. Poteva essere un'azione efferata come la strage di via Fani, l'assalto al la sede della democrazia cristiana in piazza Nicosia a Roma, l'incursione nella scuola d'amministrazione aziendale di via Ventimiglia con l'azzop pamento, eseguito secondo la tecnica della decimazione, di dieci insegnanti. Hanno mancato per un sof fio l'obiettivo, però le pistole del commando hanno troncato la vita di Carlo Ala. un sorvegliante Fiat anziano che a giugno sarebbe andato in pensione, e ferito un altro cu stode. L'attentato è stafa-rivendicato dai «Nuclei comunisti territoriali», una sigla che a Torino finora non aveva mai compiuto «operazioni» degne di tristo clamore. E' la prima volta che i terroristi attacca no direttamente un grande stabilimento armi In pugno. In passato, più volte, avevano colpito le fabbriche con il sabotaggio, facendo esplodere bombe ad orologeria nei ca pannoni deserti (roghi alla selleria ed alla carrozzeria di Mirafiori e Rivalta). con intimidazione (decine di capireparto feriti alle gambe; gli assassini del dirigente della Lancia-Chivasso Pietro Coggioia e del responsabile della pianificazione Fiat settore auto Carlo Ghiglieno). mai però le avevano prese di mira in questo modo. Nel rivendicare l'incursione alla «Framtek» con una telefonata, i «Nuclei comunisti territoriali» hanno detto: «Inizia così la nostra campagna contro la Fiat». Per l'eversione il bersaglio principale continua ad essere la grande azienda e chi lavora per essa. Il commando si è accanito con ferocia contro gli ostaggi che indossavano la divisa blu di sorvegliante. Ecco come si è svolta l'azione: i terroristi scagliano le bombe nel locale attiguo al capannone della centralina di metano, fuggono mentre si leva il fuoco. I complici che nella guardiola dell'ingresso tengono sotto la minaccia delle pistole due custodi e due dipendenti della «Framtek» potrebbero fare subito altrettanto. Invece no. Scelgono i due che portano la divisa, li fanno stendere a terra e gli sparano alle gambe. Chi spara a Carlo Ala è animato da odio cieco, non s'accontenta di ferire, ben 8 volte preme il grilletto su un uomo inerme: non è più un azzoppamento, ma un'esecuzione. Carlo Ala è il primo operaio Fiat a cadere sotto le pallottole dell'eversione. Ieri mattina, con una grande manifestazione in piazza Martiri della Libertà a Settimo, cittadini e lavoratori hanno risposto a questo ennesimo crimine dei terroristi. In tanti hanno accomunato il nome dello sventurato sorvegliante della «Framtek» a quello di Guido Rossa, l'operaio di Genova trucidato dalle Brigate Rosse. Claudio Giacchino
Persone citate: Carlo Ala, Carlo Ghiglieno, Guido Rossa
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