L'anno di Khomeini di Igor Man

L'anno di Khomeini Un milione di iraniani inneggiano all'imam L'anno di Khomeini Questi dodici mesi sono stati drammatici per l'Iran e l'Occidente - La recente elezione di Bani Sadr alla presidenza della Repubblica fa sperare in un imminente processo di distensione nei confronti degli Stati Uniti DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TEHERAN — Teheran, un anno dopo. Alle 9 del primo febbraio del 1979 Khomeini sbarcava da un «Jumbo» dell'Air-Prance, tornando in patria dopo quindici anni di esilio. Sulla spinta del sollevamento popolare che aveva portato alla fuga dello Scià (16 gennaio), cominciava la rivoluzione sciita vera e propria. Quel giorno sette milioni di persone accolsero Khomeini come un messia. In seguito, durante più di due mesi, tutti, religiosi e laici, accettarono i suoi ordini senza discutere, finché la «sommossa delle 48 ore» (11-13 aprile) non spazzò via gli ultimi epigoni dello Scià. Ad un anno di distanza, proprio alla stessa ora, un milione di persone sono confluite in ordinato corteo sull'ospedale «Rezaeiha» (il nome di un ufficiale ucciso in carcere dallo Scià), dove Khomeini sembra stia recuperando le forze, dopo l'insulto cardiaco sofferto alla vigilia delle elezioni presidenziali. Possiamo dir subito come quella di ieri mattina sia stata una marcia popolare affatto diversa dalle tante alle quali abbiamo assistito. Per cominciare era controllata da un imponente schieramento di polizia e, poi. c'erano molte bandiere nazionali e poche religiose. C'erano soldati e donne in chador, pasdaran borghesi, operai. Tutto si è svolto in silenzio, per non tur bare il riposo dell'imam i cui ritratti galleggiavano sul mare di folla: ma la gente issava altri due ritratti: quello del figlio di Khomeini, quello di Bani Sadr. Quest'ultimo è un dato da sottolineare, perché la manifestazione era stata indetta dal Partito repubblicano islamico il cui leader, l'ayatollah Behesti, fino all'altro ieri non ha fatto che attaccare Bani Sadr. contestandogli il diritto di considerarsi presidente prima ancora di aver ricevuto rinvestitura da parte dell'assemblea nazionale (che dovrebbe essere eletta a marzo). Altro fatto sintomatico il discorso pronunciato, davanti all'ospedale. dall'ayatollah Mahalati; dopo aver rievocato il trionfale ritorno in patria di Khomeini, l'ayatollah ha ringraziato l'imam per aver concesso al popolo di esprimersi liberamente nelle elezioni presidenziali. «La stessa libertà vi sarà garantita quando andrete a votare, massicciamente, per eleggere i deputati del libero parlamento islamico». Il discorso di Mahalati — venti minuti in tutto —è stato pronunciato pressoché a mezza voce e. alla sua conclusione, la folla ha mormorato: «Allah akbar» (Dio è grande).Ma il dato più rilevantesquisitamente politico, della giornata, rimane il sermonecomizio all'università, dello ayatollah Khameneei. uno dei dirigenti del partito di Behesti. Ha detto'come per la scorsa settimana il popolo abbia due motivi di lietezza: imiglioramento della salute dell'imam; l'elezione — ordinata e libera — del presidente della Repubblica. E qui, inopinatamente, ha invitato tutti a pregare «per le fortune del nostro presidente". «Egli — ha proseguito — ha dei doververso il popolo perché è il delegato del popolo. Da buon musulmano dovrà agire nepieno rispetto della Costituitone, ma anche il popolo ha dei doveri verso il presidenteDeve sostenerlo, appoggiarloconsigliarlo. Non deve far nulla che possa offuscare la sua immagine, soprattutto dfronte all'opinione pubblica internazionale. Bando quindalle violenze — chi adopera la farsa per tentar di imporre lproprie idee tradisce la patria! — bando alle iniziativautonome che contrastancon la linea tracciata dall'imam e discreditano il paese-. Nel linguaggio cifrato dereligiosi quest'ultimo passdel discorso può essere interpretato come un ammonmento alle sinistre ma. soprattutto, agli studenti islamici, il cosiddetto «contropo tere» che finora ha impedituna soluzione ragionevole deproblema-ostaggi. Il quale appunto, se non risolto potrebbe offuscare l'immagindel presidente, «di fronte al'opinione pubblica interna zionale». • Possiamo concludere, sullscorta dei discorsi di ieri, ch gli integralisti religiosi hanno «mollato» gli studenti (i quali, proprio ieri sera, hanno rigettato ogni cedimento agli Stati Uniti), schierandosi con Bani Sadr, possibilista, il «più laico degli islamici»? E' troppo presto per dirlo. Potremmo, semmai, parlare di un «armistizio», anche alla luce di una lettera aperta pubblicata da Bani Sadr sul suo giornale. Rivoluzione islamica. Nella lettera, Bani Sadr polemizza, invero garbatamente, con Behesti. Perché pretendere, dice in sostanza, che io riceva l'investitura dal Parlamento? Si creerebbe un vacuum di più di un mese, col risultato di perdere tempo prezioso. «A mio avviso il faghih (cioè Khomeini) ha il potere di investirmi delle mie funzioni. E io potrei giurare nelle sue mani, fors'anche lunedì prossimo, anniversario della morte di Maometto. Ho fretta, non lo nascondo, di mettermi all'opera ma non per cupidigia di potere bensì nell'interesse del Paese e della distensione». (All'incirca le stesse cose ripeterà a una troupe dell'Abc, eccezionalmente ammessa in Iran). Trionfo dell'imam il 1" feb-1 braio del 1979, celebrazione sommessa, ma incisiva, del suo ritorno il 1° febbraio del 1980. Il '79 è stato un anno drammatico per l'Iran e per l'Occidente. Il 1980, coi russi in Afghanistan, sarà l'anno del buon senso per l'imam, consentirà all'Occidente di guardare con meno pessimismo al futuro? L'interrogativo potrà essere sciolto, in buona parte, dall'imam. Egli rimane sempre, in potenza, un terribile destabilizzatore di una delle zone più nevralgiche del mondo, ma, al tempo stesso, un possibile elemento di riequilibrio. Igor Man

Luoghi citati: Afghanistan, Iran, Stati Uniti, Teheran