L'ex economo psi ammette Abbiamo avuto una tangente di Guerrino Cavalli

L'ex economo psi ammette Abbiamo avuto una tangente Il processo per lo scandalo edilizio a Parma L'ex economo psi ammette Abbiamo avuto una tangente Spaggiari, in istruttoria, aveva sempre dichiarato di non aver ricevuto denaro perché, ha detto, «cercavo di tutelare il mio partito» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARMA — Il processo per lo scandalo urbanistico ha ricevuto ieri mattina, ventune sima udienza, una scossa dalle clamorose ammissioni fatte da una fonte autorevole, il socialista Silvano Spaggiari, vicepresidente dell'amministrazione provinciale e dal 1963 al 1976 economo del partito socialista parmense, chiamato a deporre come testimone. Gravato da un'ingessatura per un recente infortunio, il volto teso e sofferente, Spaggiari ha messo impietosamente a nudo i complessi e in parte occulti sistemi con i quali il partito socialista provvedeva, almeno per un certo periodo, al proprio finanziamento. In istruttoria Spaggiari aveva sempre dichiarato di non aver mai ricevuto denaro da Giuseppe Verdi, il faccendiere del partito. «Sotto giuramento — ha detto ieri — devo dire la verità». Perché non lo ha fatto prima? gli ha replicato piuttosto seccamente il pubblico ministero dott. Laguardia. «Perché cercavo di tutelare politicamente il mio partito». Ed ecco la verità raccontata dallo Spaggiari: a più riprese gli furono consegnati da Verdi circa 24 milioni avuti dal geom. Oscar Cavatorta cometangente per la variante da apportare al piano regolatore in merito ad un'area. Ma il vicepresidente della provincia, incalzato dalle domande del presidente del tribunale, ha detto di più: in pratica ha illustrato nei particolari il meccanismo bancario che regolava i finanziamenti del partito socialista. Il partito teneva presso una banca un conto intestato al segretario politico pro-tempore, sul quale venivano versati i contributi ufficiali ammontanti in genere, ha precisato Spaggiari, a circa l'80 per cento del totale dei finanziamenti. Su una specie di cassa occulta, in un conto bancario intestato al segretario amministrativo (vale a dire a lui), finivano invece le offerte che dovevano rimanere anonime, arrivate fino a un massimo di 42 milioni: di tanto in tanto qualche somma veniva trasferita sul conto ufficiale. In una terza banca, infine, su un libretto al portato- re, era depositato il conto della corrente De Martino. Nell'ottobre del '75, esploso 10 scandalo con la «lenzuolata» del cosiddetto comitato di lotta per la casa. Spaggiari si affrettò ad estinguere il conto occulto (sul quale figuravano 13 milioni) e quello della corrente De Martino: i 13 milioni vennero da lui affidati in custodia, su apposito libretto, ad un esponente del partito socialista, certo geom. Merli: «Volevo essere sicuro — ha precisato Spaggiari — che la somma venisse utilizzata per 11 partito». A quel tempo, segretario provinciale del partito socialista era l'on. Attilio Ferrari, attualmente in carcere per lo scandalo urbanistico. Il denaro fu successivamente rimesso nelle mani di Giulio Ferrarini, attuale segretario regionale del partito, non appena questi assunse la segreteria provinciale. Un altro aspetto sconcertante ma non troppo messo in luce dalle affermazioni fatte dallo Spaggiari, è quello dal quale risulta che ai finanziamenti del partito socialista italiano contribuiva anche il partito comunista, attraverso Luigi Corsini, il quale avrebbe elargito a più riprese un totale di 7 milioni. Queste rimesse però non avvenivano direttamente, bensì mediante un accorgimento col quale il partito comunista rimaneva nell'ombra. Corsini, allora presidente del Consorzio cooperativo rosso, emetteva assegni a nome di commercianti iscritti al partito socialista, i quali versavano quella somma alla cassa occulta del loro partito. Chiamato a confronto con 10 Spaggiari, Giuseppe Verdi ha finito per fornire nuovi elementi. Egli infatti ha rivelato che l'on. Achille Ferrari era socio dell'Uce (Ufficio commercio estero) attraverso 11 quale alcuni esponenti socialisti facevano affari di natura commerciale. Per l'esattezza il Ferrari non figurava direttamente ma gli faceva da prestanome la moglie del Verdi. Quest'ultimo ha dichiarato che a impartirgli le disposizioni per l'affare Siem era il Ferrari, allora segretario provinciale del partito socialista, mentre per i 160 milioni ricevuti dall'ing. Corchia per l'affare Iris, cioè l'area dell'ex ippodromo, egli faceva capo ad un'altra persona della quale però non ha voluto rivelare il nome. Nel corso dell'udienza di ieri, hanno deposto come testimoni anche l'on. Gaetano Arfé e il dott. Giuseppe Negri, già assessore al Teatro attuale presidente dell'Orchestra stabile Emilia Romagna, i quali hanno peraltro riferito su circostanze di trascurabile entità. Guerrino Cavalli Parma. Gaetano Arfè durante l'interrogatorio (Ansa)

Luoghi citati: Emilia Romagna, Parma