L'esercito fruga ogni casa di Gafsa alla ricerca degli ultimi «banditi»

L'esercito fruga ogni casa di Gafsa alla ricerca degli ultimi «banditi» Dopo il sanguinoso attacco alla città lo scorso weekend L'esercito fruga ogni casa di Gafsa alla ricerca degli ultimi «banditi» NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE KASSERINE (Tunisia) — Esercito. Guardia nazionale e polizia danno la caccia ai «banditi», come vengono comunemente definiti i membri del cornmando che la notte fra sabato e domenica ha attaccato la città di Gafsa. A Gafsa non si può entrare, e tutto il settore settentrionale della città è isolato da un cordone di militari, i quali portano uno strano elmetto che sembra uscito direttamente dai magazzini della Wehrmacht, e di mezzi blindati. All'interno di questo «recinto», soldati e poliziotti fanno un lavoro da formiche: per snidare i «banditi» bisogna perquisire casa per casa. Due raffiche di mitra crepitano: i soldati sparano in aria, per spaventare quel pugno di «banditi» — un pugno, secondo le dichiarazioni ufficia'.i — che da 4 giorni tengono in scacco le forze dell'ordine. Un ufficiale imbarazzato spiega: «Quelli che non abbiamo ucciso o catturato sono nascosti fra la popolazione, in tutta la città; in alcune case tengono intere famiglie in ostaggio. Sparando, vogliamo costringerli a rispondere al fuoco, o consentire ai prigionieri dì fuggire». Il compito di separare il grano dalla zizzania impiega molti uomini e materiale, con scarsi risultati. Per tutta la giornata, convogli di mezzi blindati sono passati diretti, verso Gafsa. un'intera città: che l'esercito afferma di dover riconquistare da un nemico inafferrabile, anche numericamente. Quanti «banditi» ci sono ancora? -Pochi — risponde l'ufficiale — ma abbastanza perché rappresentino un grave pericolo per la popolazione». Un ufficiale della Guardia nazionale, però, poco dopo afferma che -a Gafsatutto è praticamente finito». A venti chilometri dalla città, fra le colline di Medjel Ben Abbes. i soldati trovano un nascondiglio con 5 mila proiettili di fucile, grazie alla «soffiata» di un contadino. Arrivano nugoli di militari, persino un elicottero, si cercano tracce. Sembra che molt; di questi depositi siano stati trovati in tutta la zona. Geograficamente, la loro presenza si spiega con il fatto che la frontiera con l'Algeria è artificiale, e quindi molto permeabile, ed è sempre stata una zona privilegiata dai trafficanti, che spesso appar¬ tengono a tribù spaccate in due dal confine. Anche politicamente i depositi d'armi si spiegano: Gafsa è il capoluogo di una regione particolarmente frondista. Qui la resistenza armata tunisina non è una novità, anche se forse gli assalitori hanno sopravvalutato la loro influenza sulla popolazione locale, dalla quale aspettavano una rivolta di massa. Invece, la gente, tranne eccezioni, si è dimostrata prudente. Ma la passività degli abitanti di fronte ai preparativi dell'intervento viene ora considerata complicità. Secondo i difensori di Gafsa, infatti, l'aggressione è stata accuratamente preparata: un ufficiale sostiene che è occorso più di un anno per accumulare l'arsenale che è stato scoperto, in totale il carico di sette camion d'armi (cecoslovacche, sovietiche, tedesco-orientali, belghe e francesi); armi leggere, ma anche bazooka, mortai da 106, e soprattutto molte munizioniQuesta regione, infine, è particolarmente sensibile all'influenza libica: molta gente è emigrata nel vicino Paese, conservando profondi legami con la sua terra. James Sarazin Copyright Le Monda e par l'Italia La Stampa

Persone citate: Abbes, James Sarazin, Monda

Luoghi citati: Algeria, Gafsa, Italia, Tunisia