Cossiga rilancia il dubbio
Cossiga rilancia il dubbio L'Italia a Mosca Cossiga rilancia il dubbio ROMA - Intervistato dal TG 3. al suo ritorno da Londra, sulle probabilità che le Olimpiadi di Mosca si facciano o no, il presidente del consiglio Cossiga ha cosi risposto: «Questo dipende in buona parte dall'Unione Sovietica. Bisogna intenderci su cosa intendiamo per Olimpiadi. Se per giochi di Mosca intendiamo mere gare sportive: su queste i comitati olimpici nazionali dei singoli Paesi godono di una larghissima autonomia, di piena indipendenza, salvo in quegli Stati dove lo sport è sport di Stato. Ma credo che da quei Paesi tutti siano decisi di andare a Mosca. Per il resto, se le Olimpiadi saranno un'occasione per una festa, festa di pace, di fiducia tra i popoli, dipenderà dall'Unione Sovietica, perché si può gareggiare con uno spirito diverso da quello in cui si è gareggiato in altri tempi. Ecco, non vorrei che si gareggiasse con lo spirito di Berlino nel 1936». La risposta del presidente del Consiglio sembra rappresentare un arretramento rispetto alla posizione assunta dal governo lunedi nel corso dell'incontro tra lo stesso Cossiga e Carraro. Allora, secondo quanto riferito da), presidente del Coni, il governo aveva lasciato al Comitato olimpico piena libertà di scelta. Ora Cossiga esprime un «si, ma», sembra però assai vicino ad un «no». Influenza del fresco incontro con la signora Thatcher, fiera sostenitrice del boicottaggio? Preoccupazione di non sbilanciarsi in quanto presidente di turno della Cee? Può darsi. Fatto sta che il senso della risposta di Cossiga è il seguente. Politica e sport non si possono separare (come dice la signora Veil non lo sono mai state da 2700 anni). Le Olimpiadi devono essere anche una festa di pace. Oggi pace non c'è per via dell'Afghanistan, dunque si rischia di ripetere Berlino 1936. Un'allusione fin troppo chiara.
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