Serve ancora Radio-Londra o è solamente un ricordo?

Serve ancora Radio-Londra o è solamente un ricordo? I NOTIZIARI ESTERI DELLA BBC Serve ancora Radio-Londra o è solamente un ricordo? Lo scorso novembre il Foreign Office annunciò, fra la sorpresa generale, che i limiti di spesa imposti dal governo avrebbero provocato un taglio al finanziamento del programmi esteri della Bbc destinati a Francia, Italia, Grecia, Spagna, Turchia, Birmania e Malta. Il risparmio cosi ottenuto sarebbe stato di oltre 2,7 milioni di sterline, pari al sei per cento del bilancio della British Broadcasting Corporation, l'ente radiofonico britannico. La decisione venne duramente criticata dalla stampa nazionale, contro di essa insorsero numerosi deputati e alla fine il governo conservatore fece marcia indietro operando alcune riduzioni sui servizi in lingua inglese ma lasciando intatti quelli in vernacolo. L'episodio presta il fianco a vari interrogativi, il primo dei quali è ovvio: a che servono le trasmissioni radiofoniche destinate all'estero? Prendiamo il caso dell'Inghilterra. Fu nel 1932 che venne inaugurato il servizio radiofonico in inglese destinato ai possedimenti dell'Impero. Il suo scopo era allora preciso: trasmettere ai concittadini sparsi nel mondo per tenerli informati, nella loro lingua, sui fatti di casa propria e sui principali avvenimenti internazionali. Si disse in quell'occasione che qualsiasi influenza che il notiziario avrebbe potuto avere su ascoltatori non di lingua inglese sarebbe stata «marginale». Il Patto di Monaco del 1938 fra Hitler e Neville Chamberlain, e l'imminenza della guerra, convinsero il Foreign Office che le trasmissioni destinate all'estero avrebbero potuto e dovuto assumere un indirizzo diverso. E cosi, nel gennaio di quell'anno ebbero inizio i giornali radio in arabo, seguiti dai bollettini in tedesco, italiano e francese, e poi, via via, in altre lingue. La Bbc effettuò il servizio su intruzione del governo per 'diffondere la verità in modo esatto e sincero; per spiegare obiettivamente la situazione mondiale, il modo di pensare e le azioni di questo Paese e per contribuire a creare una maggiore comprensione fra i popoli con informazioni a seconda delle necessità degli ascoltatori*. Forse ancora oggi non si riuscirebbe a trovare parole migliori per spiegare cosa la Bbc tentò di fare in quegli anni tanto difficili e nel periodo successivo nel corso del quale sorsero nel Regno Unito numerosi governi in esilio. Non dobbiamo infatti dimenticare che mentre il governo britannico decideva quante lingue impiegare e quante ore trasmettere, oltre a finanziare l'Intero servizio estero, il contenuto dei programmi fu affidato alla respansabilità della Bbc. La sua obiettività e la decisione, di dire sempre la verità, anche se amara, è ben nota a chi la segui durante la guerra. Dopo il conflitto, i servizi esterni continuarono a svolgere un ruolo importante presentando ad esempio la reazione dell'opposizione governativa, specie durante la crisi di Suez, appoggiando le esportazioni e incoraggiando l'uso sempre più diffuso dell'inglese. La Bbc è però soltanto uno dei molti enti radiofonici del mondo che trasmettono all'estero, come si può desumere dalla tabella. Ma torniamo alla domanda originale: le trasmissioni all'estero sono organizzate per svolgere un'azione di propaganda o per disseminare notizie? La linea di divisione fra i due concetti è indubbiamente sottile. In numerosi Paesi gli organismi incaricati di tali funzioni sono controllati dal governo, sia sotto il profilo editoriale che finanziario, però anche in assenza di «super-revisione attiva» l'interesse nazionale non risulta mai ignorato. Naturalmente a nessun governo piace essere criticato, specie da un ente da esso finanziato. D'altro canto il messaggio deve essere credibile. Oli unici disposti a sorbire appelli propagandistici sono quelli che già credono in quanto si tenta di propinare loro. Diventa quindi evidente che nel Paesi senza libertà di stampa le trasmissioni in lingua locale hanno una precisa ragione di esistere purché il tono e i commenti siano obiettivi, presentando cioè tutti gli aspetti della situazione. La prossima domanda è però ancora più complessa. Dando per scontato che alcuni Paesi potrebbero aver bisogno di trasmissioni del genere, che necessità c'è nelrirradlare programmi all'Europa Occidentale dove ognuno è libero di leggere il giornale che più gli aggrada, di ascoltare la radio che più gli piace, dove insomma esiste la massima libertà di pensiero e di espressione? La risposta parte dal presupposto, a mio avviso, che non tutta l'informazione europea è esente da pecche di «completezza dell'informazione», non dettata cioè da velleità censorie ma più semplicemente da mancanza di spazio o da altri motivi contingenti. Ecco perché ritengo utile che si possa continuare a sentire all'estero cosa gli inglesi pensano della politica comunitaria, cosa fa la Germania per combattere l'inflazione, in che cosa consiste la politica nucleare francese. E mentre l'Europa tenta faticosamente di serrare i ranghi, di diventare più vicina, i servizi radiofonici per l'estero possono contribuire ad una migliore comprensione. Alain Evans Bbc, Servici in lingua francese Harold Steven», il famoso «colonnello buonasera» I principali enti radiofonici del mondo URSS USA* Rep. pop. cinese Rep. i ed. tedesca** BBC Egitto Ore trasm. per sett. Llngue implegate 1979 (1968) 1979 (1968) 2010 (1906) 85 (82) 1836 (2006) 45 (52) 1400 (1180) 46 (38) 791 (721) 39 (33) 712 (725) 39 (39) 542 (599) 30 (35) " Le cifre per gli Stati Uniti includono le trasmissioni della Voce dell'America, Radio Europa Libera e Radio Liberty. ** I dati per la Germania comprendono le trasmissioni della Deutsche Welle e della Deutschlandf unk.

Persone citate: Alain Evans Bbc, Harold Steven, Hitler, Neville Chamberlain, Radio Liberty