Simone Veil: così presiedo il parlamento degli europei di Jacqueline Grapin

Simone Veil: così presiedo il parlamento degli europei INTERVISTA ALLA «PRIMA DONNA» DELLA CEE Simone Veil: così presiedo il parlamento degli europei Ha cinquantatré anni, occhi verdi, è elegante, dicono sia fredda c autorevole, è considerata una «donna forte». Francese, già ministro, esponente del gruppo liberale e sostenuta dai conservatori inglesi, dai gollisti del suo Paese e dai democristiani italiani, Simone Veil è figlia di un architetto. Ha sofferto molto: a 17 anni è stata deportata, assieme alla sua famiglia, dai nazisti e rinchiusa nel campo di sterminio di Auschwitz, dove ha lavorato come operaia. In quel luogo morirono il padre, la madre e il fratello. Ha la forza di ricominciare, studia a Parigi scienze politiche, si sposa con il fratello di una sua compagna di campo di concentramento. Si laurea che ha già due figli. A 29 anni entra in magistratura, poi nei corridoi del ministero della Giustizia: si occupa delle donne e dei giovani detenuti. Nel '69 è consigliere tecnico nel gabinetto del ministro Pleven, poi diventa segretaria generale del Consiglio superiore della magistratura. Negli Anni Settanta è ministro della Sanità, lega il suo nome all'aborto e conduce battaglie vigorose contro gli oppositori. Quando ha un po' di tempo libero va nella sua casa di campagna, in Normandia, le piace leggere Proust. Crede nei progetti che possono essere realizzati, è una donna pratica, ama «essere efficace, riuscire, fare le cose». Europa — Presidente, in Francia la stampa e il mondo politico sono molto più critici nei confronti della Sua azione al Parlamento di Strasburgo di quelli italiani o tedeschi, o di altri Paesi europei. Nella sua persona si vuole attaccare la politica europea di Giscard d'Estaing? La politica da Lei sostenuta è semplicemente quella del presidente francese? Veil — E' un fatto che io ero capolista d'un gruppo die s'ispirava alla politica del presidente della Repubblica. Ciò non significa che io sia sotto ogni punto di vista allineata con la linea di Valérli Giscard d'Estaing. Come presidente del Parlamento europeo preferisco d'altronde non avere una linea personale ben definita, la mia preoccupazione e piuttosto quella di rappresentare la maggioranza della nostra assemblea, cosi come essa si delinea. Europa — Questo significa che non è possibile orientare tale maggioranza, che bisogna seguirla? Veil — E' impossibile orientarla, o almeno sostenerla, soprattutto nella sua immagine, perché essa deve dimostrare che la sua efficacia risponde in parte alle speranze che in essa sono state riposte. E' il senso del programma che abbiamo studiato per il prossimo trimestre. Europa — Quali questioni saranno affrontate? Veil — Argomenti che noi consideriamo prioritari, anzitutto l'occupazione, poi l'energia — con il rammarico che in questo campo non si sia realizzata più rapidamente una politica comune — la politica agricola e la fame nel mondo, sulla quale abbiamo già avuto un dibattito, mentre la nostra Commissione per lo sviluppo ci lavora molto. Europa — Per quanto riguarda l'occupazione, un'assemblea come la vostra, a maggioranza conservatrice, non rischia di trovarsi in gravi difficoltà per aver scelto questo argomento sul quale non può dare soddisfazione, soprattutto alle organizzazioni sindacali e ai partiti di sinistra? Veil — Quale sia il tono dominante dell'assemblea — e si tratta di un argomento che potremmo discutere a lungo — una riflessione in profondità sulla durata e sull'organizzazione del lavoro potrebbe essere ricca di insegnamenti utili per i governi. Europa — Non si riesce a immaginare un'assemblea come questa che si pronuncia massicciamente. ad esempio, per la settimana delle 35 ore. Veil — Le cose non sono cosi semplici. Ad esempio ritengo che non si è approfondita abbastanza la riflessione sull'impiego dei tempi di lavoro e del lavoro part time. non pensando cioè esclusivamente al lavoro femminile. Esistono insomma proposte interessanti da fare e risultati da ottenere. Europa — A Lei non piace la qualifica «conservatore» applicata all'Europarlamento. Teme che il fatto di avere presieduto questa assemblea Le conferisca di conseguenza una immagine conservatrice? Veil —Anzitutto voglio essere presidente di tutta l'assemblea. Poi auspico che si formino nel suo seno maggioranze che non siano precostituite, in funzione delle appartenenze politiche. D'altra parte ho potuto constatare in molte occasioni che su questo o quel problema non è automaticamente quel gruppo politico che reagisce come si prevedeva. D'altronde, in Europa le coalizioni di governo sono variabili a seconda dei Paesi. Europa — La disciplina nazionale sostituisce la disciplina di partito nelle votazioni, quando è in gioco la difesa degli interessi d'un singolo Paese? Veil — Questo succede. Ma nell'insieme mi sembra che la maggioranza dei parlamentari, anche se difendono degli interessi elettorali (come succede in tutte le assemblee) faccia uno sforzo per liberarsi delle politiche nazionali. anche quando ciò non è facile. Noto pure, all'interno dei gruppi politici, uno sforzo per fare concessioni al di sopra delle frontiere, per arrivare a posizioni comuni. All'interno stesso dei gruppi politici si fa un lavoro comune, veramente europeo. Europa — Che cosa pensa dei radicali italiani? Veil — Sono parlamentari come gli altri. Ormai il nuovo regolamento consente loro di esprimersi con tutte le prerogative di cui beneficiano i meìnbri di un gruppo politico senza dover ricorrere all'ostruzionismo. Essi apportano idee interessanti. confronto fra i rappresentanti di nove Paesi nei quali gli usi e le tradizioni parlamentari sono molto differenti. Inoltre si è reso necessario organizzare il lavoro delle commissioni prima che la sessione plenaria fosse in grado di disporre di rapporti concreti su questa o quella faccenda. Infine non è stato semplice adeguare l'apparato amministrativo alle necessità di 410 parlamentari, al posto dei 198 dell'assemblea precedente, quando si sa che tutti i documenti debbono essere tradotti in sei lingue. Ciò ha richiesto a ciascuno, compresi i funzionari del Parlamento, uno sforzo considerevole. All'inizio abbiamo incontrato delle difficoltà per limitare l'ordine del giorno dei lavori ritenendo che fosse possibile risolvere di colpo tutti i pro' blemi europei occupandosene per un po' di ognuno di essi. Adesso, al contrario, emerge la volontà di classificare gli argomenti e di immettere nell'ordine del giorno soltanto quelli per i quali il dibattito può essere approntato. Europa — Debuttare a settembre su una questione che riguardava la difesa non è stato imprudente in tale contesto? Veil — Non si è sottolineatoabbastanza che tale ordine del giorno non presentava nulla di straordinario. In precedenza era stato depositato un rapporto sull'armonizzazione delle politiche industriali e degli armamenti. L'autore del rapporto chiedeva che cosa ne fosse stato. Era normale. Non vedo in nome di che cosa si sarebbe potuto negargli una risposta visto che la questione era stata dibattuta più volte nell'assemblea precedente. Europa — Tecnicamente è ineccepibile, ma politicamente il discorso cambia e per questo le critiche sono state cosi vivaci. In realtà, come presidente del Parlamento europeo e contemporaneamente come personalità politica francese, non teme su quella poltrona, di trovarsi al punto di scontro delle divergenze tra neogollisti e giscardiani, dal momento che la politica europea delle due componenti della maggioranza francese è molto diversa? Veil — Certamente quello che Lei dice è un po' vero. Ma quando si è fatta una scelta bisogna accettarne le conseguenze. Al di là dell'aspetto personale, mi rammarico molto delle ripercussioni di tali critiche sull'immagine del Parlamento. Soprattutto quando esse sono ingiustificate. In quell'occasione il Parlamento non cercava per nulla di allargare i suoi poteri alla difesa. Esso arerà già affrontatola stessa questione e non faceva altro che riprenderla, esattamente sotto la stessa, particolare, angolazione. Soltanto durante la seduta si è accesa una certa polemica mentre nella riunione dell'ufficio di presidenza non si era rilevato nulla di straordinario. Europa — Quando Lei im- Jacqueline Grapin (Continua a pag. Il in settima colonna)