Oggi «il gigante» spiegherà ai giudici come uccise la ragazza che lo respingeva

Oggi «il gigante» spiegherà ai giudici come uccise la ragazza che lo respingevaIn corte d'assise il brutale assassinio del maggio '77 in corso Dante Oggi «il gigante» spiegherà ai giudici come uccise la ragazza che lo respingeva gAlessandro Valle, un giovane meccanico di 120 chili, definito «immaturo» - La vittima, 15 anni, massacrata a martellate in cantina, il suo cadavere venne gettato in una discarica di Revigliasco - Altro processo: 16 imputati in aula per il sequestro di Giuseppe Navone Respinto dalla ragazza giovanissima, poco più che adolescente, che corteggiava, tentò di violentarla poi, sopraffatto da un «raptus», la uccise a martellate e ne gettò il cadavere sfigurato in una discarica di Revigliasco. L'allucinante omicidio che sarà rievocato oggi nella seconda sezione di Corte d'assise (presieduta dal dottor Padovani) è quello della quindicenne Maria Pia Alparone, brutalmente assassinata il 21 maggio '77, in una cantina di corso Dante 75, dal meccanico trentenne Alessandro Valle. L'omicida, un «gigante» di 120 chili, riconosciuto in seguito dalle perizie psichicamente immaturo, venne identificato quattro giorni dopo il ritrovamento del cadavere della ragazza dai carabinieri del capitano Sechi: alcuni amici di Maria Pia li avevano visti scendere insieme in quella cantina per andare a prendere un pezzo di ricambio per 11 motorino della ragazza. Messo alle strette, il giovane meccanico fini per confessare (in seguito ha ritrattato ma il giudice istruttore non gli ha creduto e lo ha rinviato a giudizio per omicidio volontario aggravato dal sequestro a scopo di libidine), raccontando nei particolari l'orrendo delitto. Questa la tragica sequenza. Di «Mary» Alparone il massiccio giovanotto, timido e complessato, si era invaghito da tempo; della sua passione per quella ragazzina piena di vita, carina, estroversa, si era accorta la madre, Grazia De Pasquale, portinaia, vedova da tempo. -Lo avevo messo in guardia, gli avevo detto che quella ra¬ gazza non era per luU, disse poi in un ingenuo tentativo di scagionare 11 figlio. In quel pomeriggio maledetto Maria Pia arrivò nel cortile di corso Dante 75 con quattro amici, ognuno sul proprio motorino. Salirono nell'alloggio di Sandro. A un certo punto il meccanico e la ragazza si allontanarono, dicendo che andavano in cantina a cercare un pezzo per il «Ciao» di Mary. 'Saranno passati venti minuti — raccontarono gli altri — poi Sandro tornò. Solo. E Mary?, gli chiedemmo. Lui rispose alzando le spallet. In quei pochi minuti si era compiuto il destino di Maria Pia Alparone. -Mi provocava, faceva la civetta, poi mi respingeva — confesserà l'assassino —. Non ho resistito, l'ho abbracciata. Siamo caduti e lei ha battuto la testa. Perdeva sangue da dietro l'orecchio. Non ci ho visto più, ho preso uno dei miei martelli e l'ho colpita'. Eccitazione, frustrazione, terrore cieco: le tre componenti dell'invincibile raptus annebbiano la mente del gigante, che fa strazio del volto di Mary. Nella notte il corpo martoriato viene «impacchettato» con sacchi della spazzatura. Il tragico Involto in spalla, Sandro si avvia lungo le sponde del Po, vuole gettare il cadavere nel fiume ma un'auto dei Cittadini dell'Ordine lo impaurisce. Ruba una «500» e si dirige verso la collina, verso strada delle Maddalene, una zona isolata che conosce bene per esservi andato spesso in cerca di lumache. Lascia l'auto vicino al bivio dove c'è il ristorante Bastlan Contrario. Con il fardello In spalla percorre quasi due chilometri, poi lo getta in una discarica all'altezza del numero 110. Torna a casa ma non si sbarazza né del martello né del maglione unto con cui si è ripulito alla meglio dal sangue di Mary. Indizi che alla fine si tramuteranno In prove schiaccianti. Il cadavere è trovato il pomeriggio successivo da un contadino: i topi hanno fatto in tempo a peggiorare lo scempio, tanto che inizialmente al corpo straziato verrà attribuita un'età molto maggiore e l'identificazione sarà ritardata. Mary Alparone venne riconosciuta tre giorni dopo da uh amico attraverso le foto pubblicate sul giornale del suo giobbotto «jeans». Dato un nome al cadavere, l'omicidio viene subito attribuito a un maniaco. Nel gruppo di giovani conoscenti della ragazza fermati per accertamenti, Alessandro Valle spicca senza scampo. . Subirà probabilmente un rinvio il processo ai sedici imputati per il sequestro del vicepresidente del «Torino», Giuseppe Navone, fissato per oggi presso la terza sezione del tribunale (presidente lannibelli). Una procrastinazione sembra infatti inevitabile a causa di alcuni difetti procedurali. Navone venne rapito il 18 marzo del' '77 e rilasciato 114 aprile successivo dopo il pagamento di un riscatto di 600 milioni. Dell'Ingente cifra sono state recuperate solo .undici banconote da centomila lire. Questi i nomi degli accusati, la maggior parte dei quali sono detenuti: Vincenzo Agostino, 29 anni, Giovanni Arlotta, 31 anni, Carmine Brienza, 27 anni, Antonio Cardullo, 41 anni, Giuseppe Carnevale, 31 anni, Giuseppe Cartlllone, 29 anni, Nicola Di Monte, 33 anni, Walter Di Monte, 26 anni, Tommaso Pentassuglia, 37 anni, Bruno Rodolà, 26 anni, Sergio Rovina, 44 anni, Antonio Spanò, 39 anni, Giuseppe Jannelli, 26 anni, Gerardo De Vito, 31 anni, Vincenzo Parisi, 31 anni, Michele Rlgnanese, 30 anni. All'identificazione dei sequestratori gli inquirenti giunsero grazie all'arresto fortuito, effettuato dalla polizia di Viareggio, di Antonino Spanò e Giuseppe Jannelli, che viaggiavano su una «Fulvia» coupé con documenti falsi. In tasca avevano alcune banconote del riscatto. La rete delle Indagini si allargò prima all'Agostino e al Parisi, poi a tutti gli altri. In un appartamento di via Santa Giulia 68, affittato dall'Agostino, Navone riconobbe la sua «cella».' Maurizio Spatola

Luoghi citati: Torino, Viareggio