Le Olimpiadi del dissenso di Angelo Caroli

Le Olimpiadi del dissenso TESI CONTRAPPOSTE: BOICOTTARE O NO L'APPUNTAMENTO IN URSS? Le Olimpiadi del dissenso Come nella storia dei Giochi olimpici la politica e lo sport si sono spesso intrecciati: le gare nella Berlino di Hitler, la protesta dei negri americani a Città del Messico, l'incursione sanguinosa dei «fedayn» a Monaco, la rinuncia dei Paesi africani a Montreal I Giochi Olimpici sono minacciati dalla eventualità di un boicottaggio. L'Unione Sovietica invade con le sue truppe l'Afghanistan, gli Stati Uniti invitano, con ripetute pressioni, i Paesi di tutto il mondo a disertare le prossime Olimpiadi di Mosca. Poi esplode il «caso Sacharov», il dissidente inviato al confino a Gorkij. Si verifica una reazione a caMna, con effetti non sempre unilaterali. Lo sport occidentale si mantiene compatto per opporre un deciso rifiuto al boicottaggio. Perfino in alcuni Stati (l'Inghilterra, tanto per esemplificare) ove il governo assume una posizione contraria alla partecipazione ai Giochi di Mosca nasce lo schieramento opposto da parte delle Federazioni e, dunque, dei comitati olimpici. In America, proprio sabato, l'Usoc (Comitato olimpico) ha votato all'unanimità in favore dell'appoggio alla posizione del presidente Carter circa il' trasferimento di sede o il rinvio delle Olimpiadi, ma ha escluso il boicottaggio. Continuano i dibattiti, resta l'ipotesi del boicottaggio. Non è la prima volta che la politica contamina, inquina e deforma lo sport; sport e politica non sono isole galleggianti, l'una al fianco dell'altra, verso rotte parallele, che non si incontrano mai. La politica usa spesso lo sport olimpico come un forcipe, uno strumento a volte doloroso per far presa sull'opinione pubblica. L'Olimpiade, a causa dei suoi congegni complicati di affari, è stata definita un gigantesco Luna park. E la si usa. Lo fece Hitler nel '36 (anche se allora non c'erano televisione e pubblicità) per propagandare quel nazismo che tre anni dopo si espanse in Europa come una sinistra macchia di vergogna. Hitler subì comunque una sconfitta alle sue deliranti idee razziste quando vide salire sul podio per quattro volte un americano di colore, il leggendario Jessie Owens, primo nei 100 e nei 200, nel salto in alto e nella staffetta 4x100. Se gli Stati Uniti avessero disertato quella Olimpiade, le medaglie di Owens sarebbero finite presumibilmente a qualche tedesco. Berlino '36 fu accettata dal Ciò nonostante Hitler avesse espulso gli ebrei dalle squadre tedesche. Per aggirare l'ostacolo il Fuhrer iscrisse due israeliti nella sua rappresentativa. Potere dell'ipocrisia. In epoca più recente. l'Olimpiade è stata turbata prima e durante il suo svolgimento. Ci riferiamo ai Giochi di Città del Messico. A pochi giorni dal loro inizio, ci sono scontri cruenti fra polizia e studenti. Strade deserte nella capitale, raffiche di : mitra. I feriti sono più di 60, i morti circa 15. I movimenti studenteschi nascono per sollecitare riforme universitarie ed una gestione più democratica del Paese da par.te del regime. Manifestare alla vigilia delle Olimpiadi è ! chiaramente strumentale. Ma anche nei loro tessuti, i Giochi del '68 presentano motivi di protesta. I negri americani Tommie Smith e John Carlos, al momento di salire sul podio e ricevere le medaglie d'oro e d'argento, sollevano il braccio al cielo con il pugno chiuso guantato di nero. Quel pugno significa: ^L'unità del popolo negro d'America che sa ciò che vuole e lo ottiene». Anche i Giochi di Monaco, che passano alla storia con pagine insanguinate, si preannunciano con negativi auspici. Il 17 agosto del '72, tredici Paesi africani protestano per l'ammissione della Rhodesia (Paese dove esiste il razzismo) ai Giochi. Il 23 agosto, dopo due giorni di riunioni del Ciò, la Rhodesia (36 voti a favore, 31 contro e 3 astenuti) viene espulsa dai Giochi. Amari i commenti della Rhodesia: «Ha vinto la politica^. Willy Daume. presidente del Comitato olimpico tedesco, dichiara dal suo canto: «Se si molla una volta si avranno gravi conseguenze. I Paesi arabi potranno pretendere l'esclusione di Israele». Ma la tragedia deve ancora esplodere. Il 5 settembre, un «commando» di fedayn. allo scopo di estorcere la liberazione di terroristi incarcerati, penetra nella notte nel villaggio olimpico di Monaco e prende in ostaggio 11 israeliani, dopo averli sorpresi nel sonno. Colluttazioni, sparatorie, grida, silenzi, trattative, ultimatum, ancora sparatorie e questa volta all'aeroporto di Monaco. Il giorno dopo, infine, il bilancio delle vittime: 11 israeliani, 5 arabi e 1 poliziotto tedesco sono rimasti uccisi. L'Olimpiade e i suoi ideali paga¬ no un prezzo troppo alto alla politica. Sulle piste dello sport corre anche la macchina bellica. L'ultima edizione dei Giochi olimpici ripropone il problema del razzismo anche se nelle sue pagine non appaiono capitoli di sangue. L'idea di un mondo pacifico che ogni quattro anni si cimenta dentro uno stadio continua a tramontare. Nel luglio del '76, i Giochi debuttano a Montreal senza queste formazioni: Tanzania, Swaziland. Repubblica Centro-africana, Congo, Taiwan. Algeria. Zambia. Etiopia. Ghana. Libia. Uganda, Nigeria. Sudan, Ciad, Togo, Alto Volta. Gambia, Gabon. Malawi, Maurizio, Somalia. Zaire, Camerun. Guyana, Kenya, Mali, Iraq. Ventotto i Paesi ritirati. Perché questa compatta rinuncia? Perché il Ciò accetta di iscrivere ai Giochi la Nuova Zelanda, colpevole di aver mandato in Sudafrica (Paese ove c'è il razzismo) una rappresentativa di rugby a disputare un incontro amichevole. Il Comitato olimpico in quella circostanza non ebbe responsabilità, poiché la Federazione del rugby non fa parte del movimento giochi. Montreal, come Monaco (affare Rhodesia) quattro anni prima, resta mutilato (per fortuna le sue ferite sono di ben altra natura) e il pubblico non può ammirare campioni consacrati come Bayi, Boit. e Akii Bua, ai quali la politica toglie ingenerosamente qualche medaglia d'oro. Un'altra delusione è inferta a coloro i quali credono ad uno sport libero, incontaminabile, assolutamente indipendente. Frattanto, e la notizia è dei giorni nostri, la Cina è riammessa ai Giochi olimpici dopo 21 anni di emarginazione (62 voti a favore, 17 contrari). Al successo della Cina si affianca la sconfitta di Taiwan, relegato al ruolo di comitato... regionale e costretto a chiamarsi 'Comitato olimpico cinese di Taipelu se vorrà partecipare alle Olimpiadi. Taiwan cambia inno ed ammaina bandiera. Tutto sotto la sottile regia della politica. E si continua a correre (o a camminare?) verso Mosca. Angelo Caroli Città del Messico, 1968: Tonnine Smith c John Carlos fanno il saluto del «Black Power»