Che fine farà l'lnam? di Bruno Ghibaudi

Che fine farà l'lnam? Intervista a Luciano Fassari direttore generale della mutua Che fine farà l'lnam? Il 28 giugno dovrà cessare ogni attività - Per ora sotto molti aspetti nulla è cambiato: gli ambulatori anzi restano aperti mattino e pomerìggio - Dei 26 mila.dipendenti la maggior parte sarà trasferita alle Unità Sanitarie Locali, come gli immobili attrezzati ROMA — Quale sarà il destino dell'Inam, dei suoi 26 mila dipendenti, dei suoi 750 poliambulatori, delle 800 mila pratiche di malattia e maternità ancora da definire? Cos'è veramente cambiato dal 1° gennaio di quest'anno? Come e da chi vengono gestite le funzioni che prima erano di sua competenza? Sono interrogativi tutt'altro che insignificanti, che nascono dal caotico avvio di questa travagliata riforma sanitaria, dai gravi ritardi legislativi accumulati da governo e Regioni, e dai provvedimenti affrettati dell'ultima ora. «Sotto molti aspetti non è cambiato nulla — spieoa Luciano Fassari, direttore generale dell'Inam — l'Istituto continua a fornire l'assi-, stenza sanitaria nei servizi polispecialistici ambulatoriali in gestione diretta e negli stessi servizi convenzionati con istituzioni pubbliche o private. Le prestazioni comprendono l'assistenza medico-generica, pediatrica ed ostetrico-generica, con le modalità previste dalle convenzioni vigenti; l'assistenza farmaceutica con le modalità e i limiti previsti nella convenzione, nel prontuario terapeutico e nella legge 484 del 5 agosto 1978; l'assistenza specialistica negli ambulatori a gestione diretta e in quelli convenzionati; le assistenze integrative. Circa queste ultime, dal 1° gennaio è pero scattata un'innovazione: non è più possibile concedere agli assistiti tutte le prestazioni previste negli ordinamenti degli enti mutualistici, ma soltanto quelle considerate "obbligatorie ordinarie" nell'ordinamento dell'Inam. Sono quindi escluse, fra le principali, le cure convalescenziarle, le colonie, i sussidi e altre prestazioni minori. In quanto all'assistenza ospedaliera, quella di competenza Inam è già stata trasferita alle Regioni fin dal 1' gennaio 1975». La legge base della riforma sanitaria, la n. 833 del 23 dicembre 1978, prevede che l'attività dell'Inam e di tutti gli altri enti mutualistici (Enpas, Enpdep, Inadel, Enpals e altri) cessi il 28 giugno 1980. Cosa accadrà in questo, semestre e dopo quella data? «Gli ambulatori funzioneranno più di prima — contìnua Fassari —. E' stato in¬ fatti disposto che rimanga-, no aperti mattino e pomeriggio di tutti i giorni. Il loro destino finale è comunque quello di essere trasferiti ai Comuni per le esigenze delle Unità sanitarie locali. Una parte degli immobili non attrezzati per l'attività sanitaria verrà assegnata in uso aU'Inps per l'esercizio delle competenze Inam trasferite a questo Istituto, un'altra parte verrà "realizzata" del liquidatore. La sede nazionale di Roma è stata invece già acquisita al patrimonio dello Stato e verrà concessa in uso alla Regione Lazio». "~ E ih questi ultimi mesi, quali competenze resteranno all'Inam? «La 833 prevede che dal 1° gennaio "di quest'anno-, i contributi assicurativi di malattia vengano versati dalle aziende all' Inps: quelli relativi ai periodi precedenti, continueranno invece ad essere gestiti dall'Inani fino all'esaurimento. Dalla stessa data, anche l'erogazione delle indennità per malattia e ma-; ternità, in precedenza effettuata dall'Inani, è stata trasferita aU'Inps. La residua competenza dell'Inam è quindi quella di liquidare tutte le pratiche (saranno circa 800 mila) relative al periodo fino al 31-12-1979 e ancora da definire». Ci vorrà molto? «Al massimo un palo di mesi —risponde il diretto¬ re generale dell'Inam —. Fino al primo semestre 1979 l'iter durava una quindicina di giorni. Poi sul settore amministrativo dell'Inam ha incominciato a pesare sempre di più la mancanza di personale, per esodi vari e per 11 blocco totale alle nuove assunzioni, che opera dal 1974». Quale sarà il destino del personale? «Dei circa 26 mila dipendenti attuali, quasi 20 mila verranno trasferiti alle Unità sanitarie locali. In questo contingente ci sono circa 2 mila medici e farmacisti, circa 8 mila paramedici e 10 mila addetti alle funzioni amministrative. Il personale addetto ai contributi e all'erogazione delle prestazioni economiche, circa 6 mila unità, sarà invece trasferito aU'Inps, dove svolgerà gli stessi compiti. Per gli altri dirigenti, c'è la possibilità di passare aU'Inps, alle Usi o di essere trasferiti nei ruoli unici deUa pubblica amministrazione». Con quali criteri sono sta-' te fatte queste scelte? «Il principale è stato la professionalità: abbiamo cioè cercato di mantenere al personale le stesse mansioni che svolgeva in precedenza. Abbiamo inoltre tenuto conto di alcune opzioni per la scelta di attività diversa, che però sono state pochissime ». Cosa càmbierà, per loro, Th seguito al trasferimento? «In pratica, nulla. La loro posizione giuridica ed economica resterà infatti queUa attuale. Fra Inam e Inps c'è un parallelismo completo e un decreto interministeriale, adottato in base all'art. 67 della legge 833, regolerà definitivamente il passaggio dei dipendenti. Per quelli che saranno trasferiti ai ruoli regionali per i servizi deUe Usi, U decreto legislativo emanato dal governo U 20 dicembre 1979, in applicazione dell'art. 47 della legge 833, indica le linee direttrici a cui le Regioni dovranno attenersi per definire in concreto la posizione giuridica e U trattamento economico dei dipendenti. Quest'ultimo dovrà essere stabilito in base ad un accordo nazionale unico, da stipularsi con le organizzazioni sindacali ». Se quest'operazione di smembramento dell'Inam e delle altre mutue riuscirà a migliorare in qualità e quantità l'assistenza sanitaria, saranno i prossimi mesi a dircelo. Ma in giro l'ottimismo non è molto. E' molto improbabile che llnam riesca a completare i suoi impegni residui entro il 28 giugno di quest'anno, e in tal caso la sua fine dovrà essere prorogata. Ma in quali condizioni, e con quale personale a disposizione? Non meno gravi sono le perplessità per l'immediato futuro. Un governo che decreta con appena due giorni d'antìcipo, come ha fatto il nostro il 30-12-1979, il trasferimento di competenze onerose come quelle erogatìve e contributive dall'Inam all'Inps, non dimostra certo di vivere con l piedi in terra. Cosa significherà, in fatto di ritardi e di confusione, il trasferimento repentino di questi gravosi incarichi ad un istituto, l'Inps, già oberato da ritardi operativi enormi, ci vuol poco ad immaginarlo. E la decisione di coinvolgere le aziende (in Italia ce ne sono più di un milione) nell'erogazione diretta delle indennità di maternità e di malattìa, può apparire un beneficio solo in tempi brevi: vista in prospettiva più ampia, potrebbe diventare (esempi nella nostra storia non mancano) una causa di confusione e di ritardi che fra qualche tempo potremmo pagar tutti, molto cara. Bruno Ghibaudi

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