Parma: un giro vorticoso di assegni dietro il colossale scandalo edilizio
Parma: un giro vorticoso di assegni dietro il colossale scandalo edilizio Continuano .davanti ai giudici le deposizioni dei testi Parma: un giro vorticoso di assegni dietro il colossale scandalo edilizio PARMA — In un valzer vorticoso di aree, di assegni, di milioni il processo per lo scandalo urbanistico continua a dipanare la sua intricata matassa senza particolari sussulti dopo l'arresto, avvenuto nei giorni scorsi in aula, dell'ex onorevole socialista Attilio Ferrari, già segretario provinciale del psi e sottosegretario al commercio estero, che si trova ormai da quattordici giorni in carcere dove, a quanto risulta, continua nei suoi «non so, non ricordo». La posizione dell'ex parlamentare, il cui difensore avvocato Corsi insiste nella domanda di formalizzazione dell'istruttoria e di concessione della libertà provvisoria, sembra essersi aggravata dopo le ultime iniziative del pubblico ministero. Il dottor Laguardia ha disposto il sequestro presso tre banche locali dei documenti relativi alle operazioni compiute in alcuni giorni del giugno 1974, in cerca di prove su movimenti di denaro avvenuti nel periodo in cui l'ingegner Francesco Corchia. uno degli imputati, versò — come è emerso in udienza — 160 milioni a Giuseppe Verdi, ritenuto il faccendiere di casa socialista, e 40 milioni a Luigi Corsini, l'uomo del partito comunista, considerandoli legittimati a vendere le azioni dell'immobiliare Iris proprietaria dell'area dell'ex ippodromo. Corsini, come è noto, sostiene di aver versato 30 milioni alla cooperativa che costruiva la sede del partito comunista e 10 milioni a Luigi Griffini, economo del partito (ma la federazione comunista lo smentisce). Verdi invece afferma di avere versato 80 milioni in una banca di Piacenza su vari libretti-arcobaleno (intestati a Giuseppe Verdi, Giuseppe Bianchi, Giuseppe Marrone, ecc.) a disposizione di una corrente del partito socialista: i libretti sono venuti alla-luce nel corso dell'istruttoria. Gli altri 80 milioni sarebbero stati da lui consegnati al cosiddetto «innominato», del quale egli non fa il nome ma che. secondo l'ingegner Corchia sarebbe appunto l'onorevole Ferrari. Ebbene, nel corso dei controlli disposti dal p.m. è risultato che il 18 giugno del '74 furono versati in banca 20 milioni in contanti su un libretto intestato al nome della moglie e della figlia del Ferrari. «Si tratta di risparmi», avrebbe dichiarato quest'ultimo, interrogato in carcere. Il Corsini è altresì coinvolto per falso in due firme di «girata» su assegni, questa volta di 15 milioni, che l'impresario edile Sergio Alessandrini gli avrebbe consegnato per spese tecniche relative alla costruzione di un fabbricato da parte della cooperativa. Secondo Corsini cinque di questi milioni sarebbero andati all'architetto Berlanda a titolo di prestito e altri tre sul conto dell'allora assessore all'Urbanistica geometra Alvau. Il presidente del consorzio cooperative ha dichiarato in aula di non saper nulla ci: questi 15 milioni. Un altro episodio dello scandalo è stato trattato ieri mattina in tribunale. Si tratta di una lavanderia che i titolari Mario e Cesare Orlandini intendevano costruire e per la quale l'imputato Alber¬ to Grossi, ex consigliere comunale del partito socialista, avrebbe chiesto e ottenuto alcuni milioni per agevolare la concessione della licenza. Testi e imputato sono stati messi a confronto. Dal canto suo l'architetto Piacentini ha riferito ai giudici su questioni tecniche relative alle commissioni consiliari addette all'esame delle osservazioni al piano regolatore.
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