Il tradimento dei Bot di Natale Gilio
Il tradimento dei Bot Perché sono calati i tassi di rendimento Il tradimento dei Bot La richiesta superiore all'offerta ha fatto salire i prezzi d'asta e scendere la remunerazione - L'alternativa dei Cct ROMA — L'esito «inusuale» dell'asta dei Bot di gennaio ha lasciato sorpresi un po' tutti, compresa la Banca d'Italia. Da parte degli operatori, soprattutto privati, c'è stato un comportamento imprevisto e in larga misura imprevedibile: a fronte di una offerta complessiva di 4500 miliardi, di cui 3500 a .copertura» delle scadenze in essere, l'offerta, attraverso le prenotazioni di sottoscrizione, è ammontata a ben 6563,1 miliardi. Quali motivi hanno provocato un interesse cosi massiccio verso i Buoni ordinari del Tesoro? Indubbiamente, come vedremo, hanno giocato più fattori. Intanto, c'è subito da dire, che va sgombrato il campo dal dubbio sollevato da qualcuno che la quantità offerta fosse inferiore alle attese. L'istituto di emissione in funzione delle esigenze del Tesoro (a dicembre il deficit è stato inferiore rispetto alle previsioni e quindi c'è stata una limitata crescita di base monetaria dovuta a disavanzo) e di controllo della liquidità, aveva predisposto una quantità, visto tra l'altro che le richieste si andavano rivelando abbondanti, di 1000 miliardi superiore alle scadenze. In più, c'era stato l'annuncio di offrire una trance di 500 miliardi di Cct (Certificati di credito del Tesoro) a scadenza biennale. Si era quindi in linea con le aspettative di richiesta da parte del sistema. Cosa è accaduto allora? Un incidente tecnico di percorso, come l'hanno definito il direttore centrale per le attività operative della Banca d'Italia Monterastelli, e il direttore centrale per le attività economiche. Fazio, sul quale ha giocato anche la scarsa conoscenza da parte del pubblico, dei Cct. L'effetto immediato «dell'incidente» si è ripercosso sui rendimenti dei Bot che a tre mesi, rispetto a dicembre, sono scesi dal 16,57 al 15,30 per cento, a sei dal 15,76 al 13,21, ad un anno dal 14,55 al 13,64 per cento. Parte dei risparmiatori, presi dalla paura dato l'andamento dell'inflazione e probabilmente anche per la confusa situazione politica nazionale e internazionale, hanno cercato una protezione più congrua ai loro depositi (protezione comunque che mantenesse un carattere dì liquidità primaria) correndo all'acquisto dei Bot. Cosa succederà adesso? Praticamente niente. L'abbassamento dei tassi di rendimento dei Bot non comporterà modifiche nella direzione della politica monetaria, diretta ad un severo controllo della liquidità. E in questo contesto, certamente verrà rinnovato il vincolo di portafoglio delle banche. Piuttosto, si cercherà di richiamare l'interesse del pubblico verso i Cct, sicuramente più convenienti. In questa chiave, la Banca d'Italia non aprirà il suo mercato di Bot, ma venderà Certificati di credito ad un prezzo vicinissimo a quello precedente e quindi con un rendimento piuttosto buono. Chi li acquisterà si vederà rimborsare alla scadenza semestrale una cedola pari al tasso di interesse più elevato tra il 6,35 per cento (il minimo garantito) e quello variabile equivalente alla media dei tassi di rendimento annui corrispondenti ai prezzi di assegnazione dei Bot a scadenza 3-6-12 mesi. Il meccanismo è piuttosto complesso, ma per fare un esempio, la prima cedola, pagabile nel giugno '80, sarà pari al 7,70 per cento, equivalente ad un rendimento annuo del Cct biennale del 14,05 per cento. Si sommano, quindi, più vantaggi: la scadenza non è lunghissima, il rendimento è variabile. Se per caso i tassi a breve fossero alti, il titolo offre i vantaggi di quelli a breve termine; se, invece, i tassi scendono (come è accaduto in questo periodo) si gode dell'u tilità derivante dal possesso di titoli a più lunga scadenza. In più non c'è il fastidio, la scomodità, come avviene per i Bot, di preoccuparsi ogni tre o sei mesi su cosa fare, su come reinvestire per assicurarsi il massimo di rendimento possibile. Natale Gilio
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