La Tunisia dopo Gafsa di Mimmo Candito

La Tunisia dopo Gafsa OSSERVATORIO La Tunisia dopo Gafsa Ci sono due strade per capire quanto sta succedendo in Tunisia. E non è detto che siano poi strade ; tanto diverse. La prima fa stretto riferimento alla situazione politica interna, dopo il congresso desumano di settembre e le elezioni di novembre: le speranze di un'apertura del regime sono state presto cancellate, e il siluramento di. due «uomini forti» come Farhat e Hanablia è parso alla fine più che un risultato politico una guerra di palazzo. Nutra non ha riparato i danni del 26 gennaio '78, e il centinaio di sindacalisti ancora in galera resta uno sbarramento insuperabile alle dichiarazioni di pacificazione del primo ministro. La «società mediana» che dovrebbe realizzare le attese delle nuove generazioni tunisine non si discosta dalle regole d'un regime dove la terza via somiglia sempre più a un rigido controllo politico e la costruzione del progresso economico fa concessioni di rapina al capitale straniero. Cadute due anni fa le illusioni sulla liberalità del burghibismo, ecco che la Tunisia si trova drammaticamente spostata verso le sponde tradizionali del Terzo Mondo: ci sono contraddizioni Innegabili, perché una legislazione laica e il grosso impegno pubblico nel campo della scolarizzazione testimoniano di segni profondi d'apertura verso le tematiche tradizionali dell'Occidente, o comunque della modernità, ma la gestione dello Stato permane chiusa nelle logiche feudali del regime. E qui c'è la seconda strada. Il fatto che Burghiba abbia segnato in Nuira il delfino ufficiale non cancella le preoccupazioni sul futuro del Paese. Nuira è uomo di f manza e di consi¬ gli d'amministrazione, ha dimestichezza Intensa con la Francia e il mondo europeo: le sue scelte non dovrebbero discostarsi da quelle che fece il Combattente Suprèmo ventanni fa. Nuira, però, non ha la forza politica né il carisma di Burghiba. E la transizione da una dittatura è dovunque una fase molto delicata. Figuriamoci qui. Stretta tra una Libia e un'Algeria pesantemente armate, e con indirizzi di politica estera assai critici verso il blocco atlantico, la Tunisia finisce per assumere un ruolo di molta importanza strategica nello scacchiere del Mediterraneo. Tanto più da quando Hassan II si ritrova impaniato dentro le sabbie saharauì della guerra col Polisario. Non è difficile immaginare che l'Algeria sia consapevole di questo e non intenda perciò — in linea anche con la sua tradizione diplomatica — premere troppo sui contrasti con i suoi vicini. Forse più difficile è individuare il ruolo che vuole invece svolgere la Jamahiryla di Gheddafi, tentata costantemente da progetti di «affratellamento» che coinvolgono gran parte del mondo arabo. Una Tunisia laica e strettamente dipendente dall'economia europea non risulta molto gradita al messianismo «verde» di Gheddafi, e il fervore panislamico che percorre in questi tempi i Paesi della mezzaluna può diventare anche un comodo passaggio per la crisi del dopo-burghibismo. Le due strade, dunque, finiscono per incontrarsi. L'attacco dei guerriglieri a Gafsa intende denunciare i limiti e le responsabilità del regime, ma mostra già anche il cammino su cui si decide il suo futuro. Mimmo Candito Nuira: gli manca il carisma di Burghiba

Persone citate: Burghiba, Farhat, Gheddafi

Luoghi citati: Algeria, Francia, Libia, Tunisia