Il mago Alexander tenta di «battere» la roulette di Remo Lugli

Il mago Alexander tenta di «battere» la roulette Il curioso esperimento al casinò di Campione d'Italia Il mago Alexander tenta di «battere» la roulette DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CAMPIONE D'ITALIA — Si può penetrare nell'ignoto di una roulette? Alexander dice di si, ne è convinto; di più: vuole provarlo, vuole predire con un anticipo di un'ora il nlmero sul quale andrà a posarsi nella sua corsa, dentro la ruota che gira, la pallina. Un esperimento con tutti i crismi della serietà, con il notaio che raccoglie e custodisce la busta nella quale egli ha scritto 11 numero scelto tra 1 trentasette della serie. Alexander, lo conoscono bene le platee della televisione anche per l'attuale serie di trasmissioni in «Tre stanze e cucina» nell'ambito di «Domenica in., è un prestigiatore, un mago da cilindro e coniglio, con la differenza che il cilindro non ce l'ha, tutto il suo stile si differenzia da quello del mago classico: anziché presentarsi in smoking va davanti al pubblico in pullover e blue Jeans. E, pur bravissimo nella tecnica della manipolazione, si sa anche staccare da essa, cioè dalla materialità della prestidigitazione per elevarsi nel campo del paranormale. Vediamo il personaggio. Alexander è il suo secondo nome, il primo è Elio, Elio De- grandi, torinese, 29 anni compiuti oggi, studente in medicina, fuori corso naturalmente a causa, «o grazie?» dice lui, di questo suo hobby che è diventato una professione. Cento spettacoli all'anno, nelle grandi discoteche o nei palazzi dello sport, cicli televisivi In Italia a partire dal 1977 e poi negli Stati Uniti, e in Sud America, richiesto e conteso da impresari teatrali di vari paesi europei. Racconta che la sua passione per la prestidigitazione gli nasce all'età di dieci anni: cerca di imitare i giochi cui assiste in teatro o alla tv, legge libri di magia. In prima media, fortunatissimo, ha per insegnanti due prestigiatori, 11 gesuita padre Navone, professore di lettere, e il conte Buffa di Perrero, professore di ginnastica. Gli insegnano cose elementari e basilari della magia, dalle quali lui progredisce frequentando club e circoli di prestigiatori, prima a Torino poi a Bologna. A diciannove anni, già universitario, si assenta per un lungo periodo da Torino, va a Parigi, dove incomincia a fare qualche spettacolo. E' in Francia che scopre quella che sarà la sua chiave di presentazione: niente abito classico e linguaggio aulico, ma colloquio diretto, alla buona, con il pubblico. Vestiti dimessi. Torna e tra un esame di medicina e l'altro (sempre più rari) incomincia a calcare 1 palcoscenici, vincendo la riluttanza del padre, che lavora nel trasporti e che è in ansiosa attesa del dottorato del figlio. Ma lui è sempre più Alexander e sempre meno Elio. Nel '73, un anno magico, vince, in maggio, a Saint-Vincent, la targa Bustelli messa in palio al congresso dei maghi, e un paio di mesi dopo, a Parigi, il premio di manipolazione al congresso mondiale' triennale. Alexander non si accontenta di eseguire esperimenti che costituivano il repertorio del grandi maghi del passato, ne crea del nuovi. Durante la serie delle trasmissioni di «Domenica in» del 1976-77 esegue per primo in Italia, in tv, l'esperimento della piegatura delle chiavi col pensiero, già cavallo di battaglia dell'Israeliano Uri Geller. Con il risultato che 11 suo esperimento singolo, amplificato e collettivizzato dalla televisione, ha conseguenze clamorose: diecimila telespettatori fanno sapere di essere riusciti a piegare chiavi mentre lui piegava la sua. Ora l'esperimento della roulette si Inserisce escuslvamente nel settore paranormale della sua attività. Riuscirà, non riuscirà? Alexander non si nasconde la grande difficoltà e 11 grosso rischio. «Mi sono allenato molto — dice — e vedo che almeno otto volte su dieci riesco ad indovinare il numero». Spiega anche come fa per ottenere questo successo, premettendo che la ruolette deve essere fatta girare senza che nessuno punti per evitare l'Interferenza del pensieri e desideri dei vari giocatori. •Chiudo gli occhi e mi immagino di vedere uno schermo bianco sul quale cerco di focalissare degli anelli colorati concentrici e al centro chiedo di vedere un numero. Provo una, due volte, se il numero è sempre quello, ho buone probabilità che sia l'uscente, di¬ versamente insisto. Poi, nel momento in cui il croupier ha avviato la ruota e lanciato la pallina, io penso con /orsa che essa finisca nella casella che ho preconissato». Due azioni, quindi, in questo esperimento: prima la precognizione e poi la telecinesi, cioè l'azione a distanza sulla materia per modificarne la posizione. Mentre siamo insieme, in< attesa che arrivi l'ora stabilita per l'esperimento nel casinò di Campione, Alexander fa con me un'esperienza telepatica: mi invita ad allontanarmi e a disegnare su un foglio un oggetto. Traccio la sagoma di una forchetta e il foglio me lo metto in tasca. MI riavvicino, devo pensare intensamente all'oggetto disegnato mentre lui cercherà di captarlo e a sua volta di disegnarlo. Meno di un minuto e Alexander dice: «Sento che è una cosa che punge». Fa un disegno, lo mostra a me e ai due testimoni presenti: è una forchetta. Remo Lugli

Persone citate: Elio De, Uri Geller