Confessa la talpa nel carcere «L'ho fatto solo per denaro»

Confessa la talpa nel carcere «L'ho fatto solo per denaro» L'agente che fornì le armi ai detenuti di Cuneo Confessa la talpa nel carcere «L'ho fatto solo per denaro» Il giovane sardo aveva ottenuto il congedo pochi giorni prima di essere arrestato Una minuziosa indagine svolta dai suoi colleglli ha permesso di identificarlo DAL N08TRO INVIATO SPECIALE CUNEO — Ha un nome la «talpa» usata dagli strateghi dell'eversione per introdurre armi nel carcere di massima sorveglianza, a Cuneo. Bruno Walter Pirinu, 23 anni, agente di custodia congedatosi il primo gennaio dallo stesso carcere, ha confessato di fronte al procuratore della Repubblica di Cuneo: è stato lui ad introdurre pistole e arnesi da scasso ritrovati il 4 gennaio, durante una perquisizione, nella cella di tre detenuti del braccio speciale, simpatizzanti di Prima Linea. «L'ho fatto per denaro», avrebbe ammesso il giovane sardo, che non si è dichiarato prigioniero politico. Ma non sembra neppure da scartare, secondo alcune voci, l'ipotesi che l'agente infiltrato tenti oggi di limitare i danni dopo il fallimento dell'operazione che doveva forse preludere ad una rivolta in massa, favorita da un attacco dall'esterno. Sono però gli stessi ex colleghi di Bruno Walter Pirinu a dubitare di una simile congettura, attribuendo alla guardia arrestata un impegno politico e culturale pressoché nullo. «Aveva frequentato pochi mesi di scuola del corpo agenti di custodia a Portici, presso Napoli — dicono i superiori in grado — e si è fermato in questo carcere meno di un anno. La ferma obbligatoria è di tre, ma lui non appariva certamente tagliato per questo mestiere: e cosi il ministero ha accettato la sua domanda di precongedo, presentata verso ottobre. Ha svestito la divisa il primo gennaio, con quattro giorni di anticipo sulla perquisizione in cui sono poi state scoperte le armi». Una coincidenza resa possibile dalla previdenza del Firinu nel costituirsi, con il precongedo, quasi un alibi in vista di un'inchiesta. Sia in caso di riuscita della rivolta, infatti, sia in caso di fallimento, al corriere delle armi sarebbe bruciato il terreno sotto i piedi: ed ecco quindi la domanda di precongedo, ad indicare come, in ottobre, Pirinu avesse già compiuto la missione, o almeno ricevuto l'ordine di compierla. Soltanto l'impegno di ufficiali e sottufficiali del corpo agenti di custodia ha permesso infine di identificare il colpevole, che dopo un breve soggiorno a Napoli, con la fidanzata, era tornato al paese d'origine in Sardegna, vicino ad Oristano, dove quattro giorni fa è stato arrestato. Non si è trattato questa volta del solito «bitz» del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ma piuttosto di una paziente indagine svolta, granello su granello, dagli stessi colleghi e superiori dell'agente incriminato, come loro stessi tengono a sottolineare. Un'indagine che ha preso il via dalla scoperta di due pistole 7,65 e numerosi seghetti murati all'interno di una cella del braccio speciale in cui erano detenuti tre presunti affiliati di Prima Linea: Daniele Bonato, 26 anni, ritenuto amico di Corrado Alunni, catturato dopo un conflitto a fuoco con i carabinieri a Bagnolo Cremasco; Giancarlo Sanna. 27 anni, commesso torinese condannato per l'omicidio di un industriale di Giaveno; e Carlo Tompetrini, detenuto comune di 25 anni, che si sarebbe «politicizzato» assieme al Sanna alla scuola di Daniele Bonato. Ed ecco, da un colloquio col direttore del supercarcere e con i responsabili del servizio di sorveglianza, come si arrivò alla scoperta delle armi: «C'era già stata una perquisizione in dicembre eseguita proprio dagli agenti di custodia. In quella occasione i nostri uomini avevano scoperto pppf qualche seghetto ed altre guaine vuote di arnesi da scasso. Il particolare faceva pensare alla preparazione di una rivolta o di una fuga, e poi nel braccio speciale si captavano strani segnali, strani rumori: abbastanza per chi, come noi, fa questo mestiere. Perciò le perquisizioni sono state ripetute, e con un po' di fortuna il risultato non è mancato». Dopo una perlustrazione a tappeto effettuata senza esito dai carabinieri tra il 31 dicembre e il primo gennaio, si è avuta un'altra perquisizione il 4 gennaio, condotta cella per cella dagli agenti di custodia. Nella stanza occupata da Bonato, Sanna e Tompetrini si è deciso (forse per scelta a .gatto selvaggio; basata sulla fortuna, o forse per motivi più precisi) di smantellare pavimenti e muri, alla ricerca di arnesi atti alla fuga: e cosi, abilmente murate, sono venute alla luce le pistole fornite da Bruno Walter Pirinu. Nonostante si professassero innocenti, dicendo che le armi erano state nascoste prima del loro arrivo, i tre detenuti sono stati a quel punto incriminati, mentre s'iniziavano, in un clima di sospetto, le indagini per identificare la «talpa» dei terroristi all'interno. .In questo carcere, durante i colloqui, non può entrare neppure uno spillo — commentava ieri il direttore — grazie al metal-detector all'ingresso, al vetro di divisione nella sala colloqui e alle perquisizioni cui vengono sottoposti tutti i visitatori prima dell'unico incontro mensile senza barriere concesso ai reclusi differenziati. Sennò che carcere di massima sicurezza sarebbe?: Logico quindi che le indagini puntassero immediatamente su qualche pecora nera tra gli agenti di custodia, fino all'arresto del Firinu, che secondo indiscrezioni avrebbe introdotto, nascoste su di sé, le armi ricevute in un pacco proveniente da località sconosciuta. Tradotto nel carcere di Fossano, l'agente ha confessato ed è ora a disposizione del procuratore della Repubblica, dottor Campisi, che lo interrogherà ancora nei prossimi giorni per riannodare i fili dei suoi contatti esterni. Ci saranno altri arresti? .Questo non posso dirlo — replica il magistrato — né posso precisare se Firinu affittava qualche alloggio in Cuneo, o se Ita ricevuto pacchi. Sappiamo soltanto, per ora, che quei tre avevano le armi, e che lui le ha introdotte in carcere. Ora il processo ai detenuti è in fase istruttoria, ma finite le indagini in corso unificheremo i procedimenti e si vedrà. Null'altro, neppure la conferma di perquisizioni che sarebbero in corso, alla ricerca di una base d'appoggio dei terroristi, tra piazza Galimberti e piazza Europa. Roberto Reale