Fontani attacca la segreteria dc e dice «no» a un governo col pci di Luca Giurato

Fontani attacca la segreteria dc e dice «no» a un governo col pci Riunita a Fiuggi la corrente di «Nuove cronache» Fontani attacca la segreteria dc e dice «no» a un governo col pci «Il Popolo» di oggi definisce invece «apprezzabile» la proposta dei repubblicani per l'apertura di un dialogo coi comunisti - Longo rieletto alla segreteria del psdi ROMA — Con l'irruenza dei tempi ormai lontani, il presidente del Senato, Fanfani. ha dichiarato ieri a Fiuggi guerra aperta, senza esclusione di colpi, alla segreteria de. Non solo: ha detto «no», con durezza e intransigenza, ad ogni ipotesi di governo con il pei. L'attacco «bifronte» di Fanfani è giunto improvviso ma non del tutto imprevisto: proprio ieri, la segreteria de ha accettato la proposta dei repubblicani per un grande confronto programmatico, .approfondito e rigoroso*, con tutti i partiti dell'arco costituzionale. Se Zaccagnini punta, subito dopo il congresso, ad una intesa programmatica con il pei appoggiata dalla maggioranza del suo partito e dai repubblicani, Fanfani ha un obbiettivo esattamente opposto: scardinare ogni possibile «confronto» già dal congresso, dal quale spera che gli amici di Zaccagnini escano battuti. Nella de, a meno di venti giorni dall'assise nazionale, si è dunque aperta ufficialmente una battaglia tra due linee politiche, che chiama in causa direttamente, e senza mezzi termini, illustri personaggi non solo democristiani, ma di altri partiti. Si delineano alleanze, personali e di gruppi. Da una parte, sta nascendo un «asse» Zaccagnini-Spadolini che sembra aver già avviato un «dialogo» proficuo con il pei e un'ala del psi. Dall'altra, Fanfani ha pronunciato a Fiuggi, al convegno di «Nuove cronache», un applaudito elogio del psdi di Longo e un altrettanto applaudito attacco al suo eterno rivale, Giulio Andreotti. In aspra polemica con Zaccagnini, il presidente del Senato chiede, per il suo partito, soprattutto .chiarezza». -Ci hanno sempre criticato moltissimo — ha ricordato di fronte a mille amici di corrente visibilmente felici di ritrovare il loro leader in piena forma — ma poi, ad uno ad «no, i critici hanno sempre più ridotto il ricorso abusivo alle parole magiche, confrontandosi con residue ed incerte giaculatorie sul tema confusamente trattato della solidarietà nazionale». Dopo un duro attacco all'eurocomunismo, alla politica interna ed internazionale dell'Urss e del partiti comunisti, Fanfani ha poi subito ripreso il tema che oggi sembra star-' gli più a cuore: «All'interno del partito, da varie parti, è stata richiamata la inadeguatezza dello sforzo che si era proposto di fare la dirigenza vittoriosa al Congresso del 76. La fondatezza delle critiche è stata dimostrata dal calo dei consensi dal 51 per cento raccolto nel XIII Congresso al 27 per cento raccolto nelle recenti assemblee preparatorie». Per Fanfani, .bene hanno fatto i raccoglitori del residuo 73 per cento dei voti a non promuovere opposte aree prima che il dibattito congressuale confrontasse i programmi per la soluzione dei problemi del Paese». A giudizio dei presidente del Senato, in questo 73 per cento sono dunque comprese tutte le correnti tranne «l'area Zac». Fanfani ha alluso pure ad Andreotti, anche se non lo ha nominato, quando ha parlato .di un personaggio che sta zitto-zitto per vedere come vanno le cose e, alla fine, si schiera, come ha sempre fatto, con il vincitore». Ha concluso: «La proroga dal dicembre al gennaio dell'atteso dibattito congressuale ha aiutato i chiarificatori a rendere proficuo il loro insistente invito ai mescolatori di carte a chiarire il gioco. Con minori allusioni equivoche e maggiore consapevolezza delle conseguenze del deterioramento del quadro internazionale, i promotori di confusi confronti si son fatti più cauti». Dalla segreteria de è subito giunta una risposta politica, anche se, in via per ora privata, alcuni esponenti vicini a Zaccagnini hanno tacciato Fanfani di .arroganza e presunzione». La proposta dei repubblicani, scrive «Il popolo» di oggi, «è tanto più apprezzabile quanto più dimostra di non considerare i contenuti quali semplici e neutrali even-ti di cose, ma invece come le grandi scelte di politica estera, economica e istituzionale per portare il Paese fuori dalla crisi». .E' certamente questa anche la strada più corretta ed efficace per togliere al processo che si vuole avviare quegli elementi di rigidità in schieramenti fra loro non conciliabili, determinati a volte più dalle collocazioni pregiudiziali che dalle scelte sui grandi temi che qualificano la nostra società, il carattere della nostra democrazia e le nostre solidarietà internazionali» insiste «Il Popolo» tentando cosi di spiazzare tutta l'azione di Fanfani. Il leader del pri, Spadolini, è convinto che la crisi di governo debba avvenire entro feb¬ braio. E' questo, forse, l'unico punto che non lo trova d'accordo con la segreteria de. Il suo collega Longo (che ieri è stato riconfermato a stragrande maggioranza segretario del psdi) contesta questo obiettivo, difende il governo Cosslga e invita Spadolini a riesaminare il progetto di un governo a cinque. Longo definisce «necrofori freddolosi» coloro che hanno avanzato l'ipotesi di un bicolore dc-pri. Risposta del segretario repubblicano: «La nostra iniziativa per un confronto programmatico fra i partiti costituzionali, da iniziare subito dopo il congresso democristiano, è una proposta di largo respiro che vuole cogliere la situazione di emergenza, ogni giorno più allarmante, in cui versa il Paese e che non può essere immeschinita nella cabala delle formule, da sempre estranea alla politica del pri». Comunque vada il Congresso o l'Incontro tra 1 partiti, non v'è dubbio che la tregua è davvero finita. Luca Giurato

Luoghi citati: Fiuggi, Roma, Urss